Londra, primo pomeriggio del 22 marzo 2017. Un uomo a bordo di un’automobile investe diverse persone sul ponte di Westminster, di fronte all’omonimo palazzo che ospita le due Camere di Parlamento. Dopo uno schianto contro una cancellellata laterale, il conducente scende dalla vettura, armato di vari coltelli, e si dirige verso l’ingresso del Parlamento, uccidendo un poliziotto prima di esser colpito a morte da alcuni colpi di arma da fuoco della polizia. Il bilancio dell’attentato riporta 40 feriti e 5 morti, tra cui anche un’insegnante, un turista statunitense e un anziano. Khalid Masood – questo il nome dell’assalitore – era un cinquantaduenne britannico già noto all’intelligence locale per casi di “estremismo violento”. A seguito della vicenda, le forze dell’ordine hanno eseguito diverse perquisizioni, arrestando 8 persone tra Birmingham e Londra. In seguito, l’Isis rivendicherà il gesto con un comunicato proveniente dalla sua semiufficiale agenzia di stampa Amaq. Il tutto — lo ricordiamo — è avvenuto a un anno di distanza dagli attacchi terroristici a Bruxelles.
Sono passati diversi giorni dalla vicenda, e la domanda sorge spontanea: come si vive a Londra? Come si è riusciti a tornare alla normalità? Lo abbiamo chiesto a un nostro vecchio collaboratore, Davide Garritano, che attualmente lavora nella capitale britannica e ce ne racconta la realtà quotidiana. «Ciao ragazzi, è veramente bello farsi intervistare da voi. A Londra generalmente si lavora cinque giorni su sette. Dal lavoro che fai dipendono anche i giorni liberi (chiamati day-off): possono capitarti il sabato e la domenica oppure spezzati nel corso della settimana. Io mi svago molto andando nei parchi sparsi al centro della città. In merito all’attentato, sinceramente non mi sono spaventato. Senza essere falso o smielato, ero a casa e ho appreso la notizia dai social network. Ho ripreso, anzi, sono uscito il giorno stesso senza troppe paure. Se mi aspettavo di vivere tutto ciò? Devo essere sincero, no. Da quando mi trovo qua, ormai sette mesi, non m’ero mai concentrato su questa problematica. Poi è accaduto. Momento storico particolare, non dico che dobbiamo abituarci ma può succedere da un momento all’altro, è stato così e continua ad esserlo».
Come reagiscono i vari servizi locali di fronte a questi fatti? «Di base, la sicurezza britannica è severa nel far rispettare le regole e leggi quotidiane. Se parliamo dal punto di vista del terrorismo, non so benissimo che dire. Sono camion che si sfracellano contro gente comune, come fai a prevederlo? Invece i media hanno subito dato la notizia che fosse un “soldato” dell’Isis. Poi hanno cercato di ricostruire la storia pezzo dopo pezzo».
Il day after: come si è risvegliata Londra dall’attacco terroristico? «C’era un’aria tranquilla. La gente è tornata a lavorare, a fare la spesa, a giocare nei parchi, a praticare sport, nulla è cambiato. Sarà che ormai questi attentati un po’ se li aspettano. È brutto da dire, ma è così. “Tanto prima o poi può capitare, continuiamo a vivere senza rintanarci nelle case”». Di consueto, si pensa a possibili nuovi attacchi nei giorni seguenti. Anche lì c’è questa sensazione? «Non si teme nessun attacco. Può avvenire il giorno dopo, dopo un mese, dopo un anno. La gente che vive a Londra continua a condurre la propria vita».
A seguito del devastante attacco terroristico, a Bruxelles si tenne un’enorme manifestazione “Contro l’odio, la paura, l’Isis e qualsiasi forma di terrorismo”. A Londra? «C’è n’è stata una, pacata, con donne di fede musulmana sul Westminster Bridge (luogo dell’attentato) per protestare contro questi attacchi barbari. E poi il grande raccoglimento, con tanto di preghiera, di moltissime persone per le vittime dell’attentato». Diversi intellettuali e giornalisti, tra cui Andrea Purgatori, hanno commentato la vicenda come una prova tangibile dell’indebolimento del terrorismo. «Assolutamente d’accordo. L’ISIS ha perso una città importante come Mosul, e Raqqa se non è persa poco ci manca. Questo è sintomo d’indebolimento. Devo aggiungere però, e anche qui mi trovo d’accordo con il dottor Purgatori, che questa regressione può rendere più difficile l’individuazione di questi attentatori che si muovono come lupi solitari».
L’assalto è avvenuto in un paese che sta anche affrontando la Brexit, l’uscita politica ed economica dall’Europa. «Come tutti sappiamo, è ormai iniziato il percorso di due anni (qualcuno dice anche di più) che porterà la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea (dobbiamo sempre vedere come si muoveranno Scozia e Irlanda del Nord che come nazioni hanno votato per rimanere). C’è attesa, noi immigrati vogliamo sapere in cosa consisteranno questi trattati e quali effetti avranno una volta arrivati all’aprile 2019. Per ora si continua a lavorare, anche perché, sotto questo punto di vista, non è cambiato nulla».
Articolo di Angelo Andrea Vegliante
[...] CLICCA QUI PER LEGGERE L’INTERA INTERVISTA [...]