Conoscere cosa c’è dietro alle controversie tra inquilini di una stessa abitazione è il punto di partenza per far sì che esse cessino di creare notizie di cronaca nera. Abbiamo contattato una delle responsabili del progetto.
Il cane che abbaia, l’albero che straborda nel nostro giardino, il volume del televisore sempre alto, l’acqua che cade dal balcone di sopra: sono solo alcune “inezie” che possono scatenare grandi e tragiche discussioni all’interno di un palazzo. Perché sì, oltre a essere una struttura privata, la realtà di un condominio è molto più ramificata di quanto si pensi.
Per far luce sugli aspetti psicologici e non solo riguardanti la vita dei condomini, c’è il progetto +Vicini, ricerca sociale a cui tutti possono partecipare per raccontare le proprie opinioni e diatribe. Per l’occasione, abbiamo intervistato Raffaella Galati, responsabile esecutiva del progetto.
Cos’è il progetto +Vicini?
“+Vicini è la prima ricerca che mira ad indagare quali sono i motivi di conflitto in condominio. Quasi tutti i giorni leggiamo dai giornali di litigi fra vicini di casa che molte volte hanno un tragico epilogo. Si litiga anche con gli amministratori di condominio, le persone delegate a gestire ‘gli affari di casa nostra’. Ci siamo allora chiesti: perché si litiga, perché accadono situazioni tragiche? E abbiamo ritenuto che la risposta avrebbero potuta darcela solo i diretti interessati. Il nostro team ha allora elaborato l’intervista, lo strumento della nostra ricerca. Ad aggi abbiamo raccolto circa 1000 contributi, sia da parte dei condomini che da parte degli amministratori, che ci hanno aiutato a capire quale sia la reale situazione con focus sull’aspetto relazionale ed emotivo”.
Dal lancio del progetto quali sono stati i primi riscontri ricevuti?
“Il progetto ha avuto notevole risonanza: abbiamo avuto da subito il patrocinio dell’Ordine degli psicologi della Campania; l’Associazione Aied Napoli e il Centro di Ateneo Sinapsi hanno abbracciato il nostro progetto; Condominioweb, ci ha chiesto di approfondire alcuni aspetti psicologici della vita condominiale da inserire sul proprio portale, proprio perché il condominio finora non è mai stato visto sotto una lente psicologica. Da quando abbiamo cominciato a postare sul web e sulle pagine social i contenuti dei nostri studi, molti quotidiani nazionali con focus sul condominio (Sole24ore, Quotidiano del condominio, Il Mattino, per citarne alcuni) hanno parlato di noi. Abbiamo prodotto una serie web con lo stesso nome del progetto, con l’obiettivo di utilizzare il video per riprodurre situazioni di vita reale in cui ognuno di noi si può rispecchiare. E soprattutto per trasmettere il messaggio che sta alla base del nostro studio: con una buona comunicazione si possono evitare molti conflitti”.
Questa ricerca sociale quanto può interessare anche i condomini con disabilità?
“Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, c’è disabilità tutte le volte che si verifica una cattiva interazione tra l’individuo e l’ambiente. In un ambiente impregnato di conflitti e dove vige l’egoismo, la vita del disabile è certamente più dura e solitaria; dove invece c’è collaborazione e sostegno reciproco, anche la difficoltà dovuta alla disabilità viene meno. Mi spiego meglio con degli esempi: nelle grandi città del nord, spesso i condomini non conoscono le persone che abitano sullo stesso pianerottolo, si tende ad ignorare tutto ciò che accade al di fuori dalla porta di casa propria. Un esempio di come si vive in un contesto affiliativo invece è proposto dal professor Paolo Valerio (docente di psicologia clinica all’università Federico II di Napoli, ndr): ci racconta che in condominio dove lui abitava viveva un’anziana signora molto malata. Non era autonoma e pur di non portarla in un ospedale tutti gli inquilini si sono attivati per aiutarla finché è vissuta: chi svolgeva faccende domestiche, chi l’accudiva per i bisogni primari, tutti hanno dato il loro piccolo contributo, ricevendo in cambio semplicemente la gratitudine dell’anziana inquilina. Affermiamo con convinzione che laddove c’è sostegno reciproco e collaborazione, la vita del disabile non trova ulteriori difficoltà, e la disabilità come ostacolo all’interazione con l’ambiente viene meno”.
La vita di condominio non è facile per nessuno, specie per persone anziane o con disabilità. Posso chiederle quali sono gli attuali diritti per questa categoria di condomini?
Il condominio è un’abitazione privata e l’essere portatore di disabilità per la legge non garantisce la certezza di avere agevolazioni per l’abbattimento di barriere architettoniche. È l’assemblea di condominio che decide, come ricorda la Legge n.220 11 dicembre 2012: ‘Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici’ che stabilisce il quorum da raggiungere durante le decisioni nell’assemblea condominiale: ‘sia in prima che in seconda convocazione, il voto favorevole della maggioranza degli interventi in assemblea che rappresentino almeno la metà del valore millesimale dell’edificio’. In un contesto dove le relazioni hanno la priorità, sicuramente ognuno si attiverà per il sostegno alla persona che lo necessita (anziano o disabile) e saranno tutti uniti per dare il loro contributo (in questo caso i millesimi che servono per approvare gli interventi). Finché l’assemblea di condominio continuerà ad essere un ‘campo minato’, dove ognuno guarda l’altro con diffidenza, vedendo solo un possibile nemico, saranno i numeri a decidere per i bisogni del disabile”.
Quant’è importante delineare un aspetto psicologico dei residenti di un condominio? E quale benefici possiamo trarne da questi studi?
“I residenti in un condominio sono persone che vivono insieme. Fino ad ora mai nessuno si è preoccupato di questo. La parola condominio fa venire in mente solo un immobile da amministrare, spese condominiali, millesimi, parcheggi, rumori. Aiutare alle persone a capire che fuori dalla porta di casa propria può esserci qualcuno che ti rende la vita più semplice, che ti fa compagnia quando sei solo, che è una persona come te e non uno che ti vuole fregare, può farci vivere meglio. Il beneficio che sicuramente si può trarre da questa ricerca è quello di realizzare interventi mirati, di far superare pregiudizi, e informare condomini e amministratori sui loro diritti e doveri. Far sentire tutti +VICINI”.
Com’è possibile incentivare l’abbattimento delle barriere architettoniche in edifici privati?
“La legge fornisce strumenti e incentivi per la modifica degli edifici che mirano all’abbattimento delle barriere architettoniche. Nello specifico la N.13 del 1989 che regola la concessione di ‘contributi per interventi atti al superamento delle barriere architettoniche su immobili privati già esistenti ove risiedono portatori di menomazioni o limitazioni funzionali permanenti (di carattere motorio e dei non vedenti)’. La domanda per i contributi va presentata al sindaco del Comune nel quale si trova l’immobile entro il 1° marzo di ogni anno. Qualora il richiedente sia disabile riconosciuto invalido totale con difficoltà di deambulazione dalla competente ASL, ha diritto di precedenza nell’assegnazione dei contributi. L’Assemblea decide se utilizzare questi strumenti o meno. Creare un clima di solidarietà e collaborazione per il bene comune all’interno dell’Assenblea di condominio è la strada giusta”.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante