Verrà il tempo in cui si faranno le analisi. Si daranno i torti e le ragioni.
Ci chiederemo perché l’Italia ha 5.000 posti di terapia intensiva e la Germania 28.000.
Perché la spesa militare è costantemente aumentata in questi anni e invece il Sistema Sanitario Nazionale è stato devastato.
Chissà se finalmente capiremo perché per anni hanno alimentato l’idea che l’unico problema in Italia fossero gli sbarchi dei migranti, le Ong e la cooperazione.
Poi ci scandalizzeremo perfino del linguaggio bellicista che viene utilizzato durante questa emergenza dimenticando, cari amici miei, che c’è un modo alternativo di stare dentro i conflitti. Le bombe e i carri armati in questa guerra (come in tutte a mio avviso) sono inutili! Oggi le alternative si stanno già utilizzando e sono la conoscenza, la solidarietà e il sacrificio di tante persone non armate che lottano contro questo male invisibile: i medici, gli infermieri e il personale sanitario, i commessi dei supermercati a 800€ al mese, gli operatori sociali, i volontari, i panettieri e coloro che continuano a lavorare per tenere in piedi quei servizi e quelle attività essenziali che ci permettono di vivere. Poi ci sono quelli, come tanti di noi, che si impegnano anche ora per costruire momenti di crescita e di cittadinanza attiva, ci sono coloro che seriamente rappresentano lo Stato e le Istituzioni e infine tutte le altre persone normali che responsabilmente fanno azioni di “resistenza e di non-collaborazione” con il male/virus restando a casa.
Ci preoccuperemo anche di chi invoca uno stato di polizia, di chi si sostituisce alla polizia e di chi cerca visibilità sulla pelle degli altri.
Di tutto questo ce ne occuperemo domani. Oggi invece ognuno di noi dovrebbe fare la sua parte per alleviare le sofferenze del proprio vicino, del proprio collega, di un suo amico e collaborare con le Istituzioni democratiche per superare al meglio questo periodo di difficoltà.
A patto però di tenere lontano i soliti sciacalli che esistono ad ogni latitudine e non dimenticare “chi è stato è stato e chi è stato non è“. (cit.).
Articolo di Massimo Guitarrini