Sono anni che la Sezione UILDM di Genova organizza un soggiorno al mare per i propri soci. Grazie alla collaborazione di tante persone che scelgono di passare le proprie ferie facendo volontariato, alternandosi nei compiti di assistenza, pulizia, riordino e servizi di ristorazione.
Chiunque frequenti la Sezione di Genova, avrà sentito parlare di un leggendario soggiorno chiamato “Bordighera”. Per i volontari questa esperienza è caratterizzata da turni di lavoro densi, orientamento all’operatività, passione e orgoglio di aver condiviso un momento felice insieme alle persone con disabilità. Dai racconti di chi da anni partecipa, si capisce che ci si diverte e che si dorme poco.
Dall’anno scorso la struttura accessibile in riva al mare di Bordighera che ospitava la vacanza della UILDM di Genova, non è più disponibile. Perciò i vacanzieri hanno ripiegato su Santa Margherita Ligure.
Abbiamo intervistato Mariuccia Tomassini, Tesoriera della UILDM di Genova, che è anche responsabile per il soggiorno, e Piero Tessitore, detto Peo, un amico della Sezione da quando aveva sedici anni, quando un amico appartenente ai Foulard Bianchi, a Villa Rossa di Savona, lo coinvolse per fare volontariato. Oggi Peo ha cinquantaquattro anni ed è ancora attivo.
Da quanti anni organizzate il soggiorno della UILDM di Genova?
MARIUCCIA: “Da più di quarant’anni si organizza il soggiorno estivo, dapprima per iniziativa di un gruppo di genitori e gruppi di scout. Attualmente viene gestito completamente dal volontariato che proviene da ogni parte d’Italia”.
Come è nata questa iniziativa?
PEO: “Tutto nasce da un gruppo di genitori negli anni Settanta, che trovò una struttura a Villa Rossa a Savona, che però era assolutamente non adatta per le persone in carrozzina. Ciònonostante, con l’ausilio di mezzi anche creati artigianalmente, si adattarono alla situazione, grazie allo sforzo non da poco di genitori e volontari, che tutti i giorni con un vecchissimo pulmino 238 portavano le persone al mare a Vado Ligure. Una volta ci fermò un vigile, aprì dietro il portellone, vide sei persone in carrozzina stipate come sardine, con addirittura i volontari stesi in orizzontale; richiuse la portiera e ci disse di andar via altrimenti ci avrebbe arrestati tutti. Questo per farvi capire lo spirito in cui nasce questa iniziativa. Abbiamo trovato altre strutture sicuramente più comode fino ad arrivare ad utilizzare la Casa della Curia Arcivescovile Seminariale a Bordighera, che abbiamo utilizzato per una trentina di anni”.
Quali sono gli obiettivi che intendete perseguire?
MARIUCCIA: “Questo soggiorno, oltre ad essere un aiuto per le famiglie, offre alle persone con disabilità che vi partecipano l’opportunità di fare una vera e bella vacanza al mare assieme a tanti amici e sperimentare un momento di vita autonoma in un ambiente costruttivo ed è inoltre un importante momento formativo per tutti i volontari”.
Chi può partecipare a questo evento?
MARIUCCIA: “Possono partecipare tutti i soci con disabilità iscritti nell’anno precedente; hanno naturalmente la precedenza le patologie neuromuscolari. Quando il soggiorno era a Bordighera, avevamo un limite massimo di trenta-trentacinque persone, mentre attualmente è di sedici-diciotto persone, in base alla disponibilità dei posti letto della struttura che ci ospita”.
Organizzare un soggiorno per così tante persone dev’essere difficile. Occorre tenere conto dell’accessibilità, dell’assistenza per chi non ha un operatore personale, organizzare la cucina per tante persone, ma anche rendere sostenibile economicamente il tutto, sia per la persona che partecipa che per l’associazione. Quali sono le difficoltà che negli anni avete incontrato e come le avete superate?
MARIUCCIA: “Gli ultimi trent’anni che abbiamo soggiornato a Bordighera eravamo ormai bene organizzati e quando purtroppo non ci è stata confermata la disponibilità è stato un doversi nuovamente organizzare, adattare e abituare ad una nuova esperienza, ma con la buona volontà di tutti (ospiti e volontari), siamo riusciti a non interrompere questa nostra attività. La difficoltà più grossa è riuscire a trovare una struttura simile al Seminario di Bordighera, dove sia possibile l’autogestione, dove ci sia la possibilità di una spiaggia adiacente e dove poter ospitare più persone. A tutt’oggi, l’unica struttura che abbiamo individuato, anche se abbiamo dovuto ridimensionarci, è Santa Margherita Ligure. Nel frattempo, siamo sempre alla ricerca di un’alternativa che risponda pienamente alle nostre esigenze”.
Chi erano e chi sono i volontari?
PEO: “La storia dei volontari parte prima dai genitori che hanno ideato l’iniziativa originale, per poi passare attraverso il supporto degli Scout dell’Agesci, fino a che è diventata una vacanza completamente autogestita dalla UILDM di Genova, che provvedeva autonomamente al reperimento e alla loro formazione. Questa è stata la parte più bella ed evoluta dell’esperienza. Siamo arrivati ad ospitare fino a centoventi persone, tra disabili e volontari. All’inizio bastava un passaparola tra i volontari da un anno all’altro. Molte persone erano curiose di fare questa esperienza. Gli ultimi anni ci siamo evoluti e abbiamo iniziato a cercarli in rete. Abbiamo avuto persone da tutta Italia, anche dal resto del mondo. Negli anni l’esperienza è stata sempre più arricchente perché si crea un clima straordinario di scambio tra le molteplicità delle disabilità e la varietà dei volontari di tutti i ceti sociali, le culture, le lingue. Le due caratteristiche vincenti di questa esperienza sono l’insieme della varia umanità, che collabora e lavora a stretto contatto, e il fatto che insieme si tende a sminuire e aiutare a superare i limiti che impone la disabilità, perlomeno durante la durata dell’esperienza. È il motivo per cui persone come me non hanno mai smesso di fare tutti gli anni questa esperienza. All’inizio lo vivevo come volontariato, poi ho fatto amicizia, si sono rafforzate le relazioni e sono cresciuto con delle persone della UILDM; tant’è che diventava la vacanza che preferivo fare invece di viaggiare in qualche meta esotica, perché mi faceva stare bene”.
Come può essere una giornata tipo della persona che partecipa al vostro soggiorno?
MARIUCCIA: “Per i volontari, sveglia alle ore 7:00 per fare colazione e andare poi a svegliare gli ospiti, prepararli per la spiaggia o aiutarli a vestirsi e a scendere per fare colazione entro le 9:30. Poi o si va in spiaggia o a fare una passeggiata o altra attività, quindi si rientra a pranzo per le 13:00. Lo scorso anno organizzavamo a turno delle trasferte giornaliere con pranzo al sacco a Sestri Levante in spiaggia attrezzata. Nel pomeriggio qualcuno va a riposare, qualcuno torna in spiaggia, altri a passeggio per il paese oppure si organizza un aperitivo o una festicciola. Si cena alle ore 20:00 e dopo cena si organizza un cineforum oppure si esce e si partecipa alle feste organizzate dal paese”.
C’è un episodio che vale la pena raccontare, che ha reso indimenticabile un soggiorno per qualcuno?
PEO: “In quarant’anni di soggiorni potremmo raccontare mille episodi. Una delle cose più emozionanti è stata quella di riuscire a far fare il bagno in mare per la prima volta nella vita a una donna di ottantanove anni, che una volta vinta la paura si è ritrovata in acqua con noi ed era felice come un bambino. Nei suoi occhi si poteva leggere la soddisfazione di aver superato un proprio limite, ma anche la gratificazione nei nostri confronti per esser riuscita a fare il suo primo bagno nella vita”.
Queste sono le storie che non leggeremo sui libri, ma quanto sarebbe utile che tutte queste energie non vadano perse. Allora forse vale la pena riportare, almeno qui, qualcosa di coloro che hanno partecipato. Sono i pensieri sparsi di Paolo Paoletti, Duchenne di cinquantasei anni, autore del libro Anna e Marco, Storia d’Amore e Disabilità. Sicuramente rendono più giustizia a questa bella storia, che continua ad essere raccontata grazie a persone come Peo e Mariuccia. Vi lasciamo alcuni scritti e commenti di Paolo Paoletti proprio sul soggiorno di Bordighera.
Articolo di Massimo Guitarrini