Chi conosce le Manifestazioni Nazionali Uildm, è consapevole dell’importanza di entrare in contatto con la diversità. Non tanto per la disabilità in sé, quanto per le diverse storie e testimonianze concentrate nella tregiorni di Lignano Sabbiadoro. Politica, società, cronaca, medicina, istruzione: sono innumerevoli gli ambiti che vengono discussi durante l’Assemblea, molteplici le parole utilizzate per esprimere concetti e frasi dedite all’integrazione e all’inclusione sociale. Tra di essi, esiste uno spazio che, in egual misura, riesce a manifestare questi dictat propri della Uildm da ben 55 anni, e che in un solo pomeriggio fanno emergere l’importanza di garantire il rispetto delle persone con disabilità.
Sabato 14 maggio 2016 è andata in scena al palazzetto dello sport limitrofo al Villaggio Ge.Tur (Udine) la seconda edizione del quadrangolare di Wheelchair Hockey, dove si sono sfidate la Coco Loco Padova (gli attuali campioni d’Italia), la Madracs Udine, i Treviso Bulls e i Black Lions Venezia. L’evento – lo scorso anno vinto da Padova -, ha visto trionfare Venezia, proprio contro i campioni d’Italia; nel primo turno nulla hanno potuto fare Treviso (la terza classificata) e Udine (la quarta), quest’ultima in grado comunque di dare visibilità non solo ad un gioco spettacolare, ma anche a Masoli, giovanissimo numero 10 spiccato in campo per personalità e doti tecniche.
Perché è così importante parlare del Wheelchair Hockey? Questa disciplina, l’hockey in carrozzina, raggiunge l’obiettivo dell’integrazione sociale con grande chiarezza e lucidità. Basti pensare ad alcune regole basilari. Ogni squadra può avere al suo interno persone con diverse distrofie muscolari, o semplicemente sedute in carrozzina, con tutte le esigenze del caso: indispensabile è che, in entrambe le squadre, ci sia un equilibrio di forze. Possiamo trovare adulti, bambini e ragazze che si sfidano tra loro come leoni, senza guardare in faccia all’età dell’avversario. E poi, i diversi ruoli dei giocatori: c’è la mazza, per chi ancora riesce ad avere sufficiente forza nelle braccia per poterla utilizzare; c’è lo stick, che permette di partecipare alle diverse azioni con decisione ed impegno significativo, anche se affetti da gravi limitazioni agli arti. Infine, una norma prevede di non alzare la palla da terra, proprio perché sarebbe impossibile per gli stick essere determinanti se la sfera fosse in aria.
Insomma, la storia del Wheelchair Hockey è l’esempio lungimirante del messaggio inclusivo dello sport. Perché non se ne parli è ancora un mistero, visto che ha tanto da insegnarci.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante