È allarmante il quadro descritto dall’Istituto Superiore di Sanità in merito alle abitudini della cosiddetta “Generazione Z”
Essere giovani si sa, è complicato. Ma essere giovani durante una pandemia, un possibile conflitto mondiale, il surriscaldamento globale e una crisi economica senza precedenti recenti, lo è ancora di più.
Dall’analisi dell’Istituto Superiore della Sanità “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z” emerge il preoccupante quadro in cui versano i giovanissimi italiani, quelli in un’età compresa fra gli undici e i diciassette anni.
“Dipendenza”. Questa la preoccupazione principale degli studiosi. Dipendenza dal cibo, dai videogiochi, dai social network, dalla cannabis. L’isolamento sociale è forse il più grande problema di questo secolo. Un processo iniziato con le tecnologie capaci di avvilupparci nella rassicurante navigazione digitale online e offline, che hanno avuto un’accelerazione di utilizzo durante il periodo pandemico scorso. L’isolamento sociale ha portato alle odierne difficoltà comunicative e alla conseguente sensazione di inadeguatezza, sfociata più spesso di quanto vorremmo ammettere, in depressioni cliniche. Tutto ciò porta a un consumo maggiore di tutto quello che può far sentire i giovani al sicuro, protetti in una bolla. Ecco perché circa 1.150.000 adolescenti in Italia sono a rischio dipendenza da cibo spazzatura che porta a diverse problematiche fisiche, quasi 500.000 potrebbero avere una dipendenza da videogiochi e 100mila presentano caratteristiche compatibili con l’esistenza di una dipendenza da social media. Ovviamente presentare queste caratteristiche porta già in tenera età ad avere forti ansie sociali dovute al rifiuto del proprio corpo, alla difficoltà di rapportarsi con gli altri e con i propri genitori, al bisogno di autorecludersi (come nel fenomeno Hikikomori, in cui i giovani scelgono di non uscire più di casa. Parliamo di ben 100.000 casi).
Per questo studio, nell’autunno del 2022 sono stati intervistati più di 8.700 studenti; 3.600 delle scuole secondarie di primo grado e 5.100 circa delle secondarie di secondo grado su tutto il territorio nazionale per fornire un campione più trasversale possibile. L’indagine ha posto l’attenzione anche sulle caratteristiche dei ragazzi con un profilo di rischio (tratti di personalità, contesto familiare, scolastico e sociale e qualità del sonno) e comportamenti legati all’utilizzo di Internet quali il doxing (condividere informazioni spiacevoli di altre persone su internet), sexting (inviare immagini del proprio corpo nudo) e morphing (modificare le proprie foto).
Quello che emerge è una situazione preoccupante di ragazzi disillusi e spaventati per il proprio futuro, che non ricevono a casa e a scuola il corretto insegnamento su come utilizzare i social network, mangiare in modo sano, giocare ai videogiochi, accettare positivamente il proprio corpo e la propria personalità. Si è infatti notato, tramite la somministrazione di altri questionari ai genitori di questi stessi ragazzi, come poco s’interessino a ciò che fanno o come sovrastimino queste problematiche nei propri figli, cercando erroneamente di allontanarli da quelli che sono i mezzi attuali per divertirsi e comunicare, invece di spiegare il giusto modo di utilizzarli.
Se la tendenza non verrà invertita, il rischio è quello di avere in futuro generazioni sempre più alienate, con disturbi ansiosi e depressivi.
(Angelica Irene Giordano)