Gli uomini di Spalletti si allenano con la Nazionale Italiana di Calcio Amputati, quando la Serie A favorisce l’integrazione sociale. Non solo i nerazzurri hanno ospitato persone con disabilità durante gli allenamenti
Il vero spettacolo è sugli spalti, quando si può, non appena i tamburi (anche se non dovrebbero esserci) cominciano a battere ed i cori si alzano improvvisamente. Questo è tifo, è calcio: per alcuni un semplice sport, per altri una vera e propria passione da coltivare. Le domeniche allo stadio invece che con la famiglia, in campo (metaforicamente) insieme ai propri idoli. Quando i biglietti sono finiti, il terreno di gioco diventa il divano di casa: “Peroni gelata e rutto libero” in pieno stile Fantozzi.
La propria squadra non si abbandona mai, ecco quindi che, non potendo raggiungerla sempre la domenica, subentra l’attesa e l’ansia settimanale. Qualcuno ha deciso di colmarla andando a vedere gli allenamenti che, se per i giocatori sono sacrificio, sudore e tattica, per il pubblico possono diventare un’occasione di spasso e inclusione sociale. Ecco perché sempre più squadre del campionato italiano di calcio fanno gli allenamenti a porte aperte: lavoro, ma anche scambi di storie e vicende diverse che si accavallano sul rettangolo verde. In questo contesto, ben si sposa la nobile causa di favorire le persone con disabilità che, come molti, sono trascinate dalle vicende calcistiche del nostro Paese. In prima fila non solo allo stadio – con posti dedicati – ma anche durante l’allenamento, per una full-immersion nel mirabolante mondo del pallone che in pochi hanno la possibilità di conoscere da vicino.
Si deve, quindi, allargare lo sguardo e il consenso. Per farlo, cos’è meglio di una porta aperta? Un rettangolo di gioco alla portata di tutti. Così, ci ha pensato prima la Lazio, che ha recentemente ospitato i ragazzi dell’associazione “Senza Frontiere”, seguita poi dall’Inter. I nerazzurri, infatti, hanno incontrato ad Appiano Gentile la Nazionale Italiana di Calcio Amputati: il team ha assistito alla seduta d’allenamento, condotta dal mister Luciano Spalletti, per poi scendere in campo contro i nerazzurri. Un susseguirsi di emozioni ha accompagnato l’incontro amichevole, il capitano della Nazionale, Francesco Messori, ammette: “Giocare insieme è stata la prima volta sia per le stampelle azzurre che per l’Inter e come tutte le prime volte siamo carichi di emozioni. Quest’incontro, positivo e arricchente, lascerà sicuramente in tutti noi un vivo ricordo ed è una porta spalancata per provare a segnare di nuovo insieme in occasioni future”.
Alle sue parole fanno eco quelle del vice presidente, nonché ex capitano, dell’Inter Javier Zanetti: “È stata un’emozione unica incontrare questi ragazzi, vedere la loro forza e la loro serenità, il loro entusiasmo e la loro grinta. Anche per i nostri ragazzi e per la nostra società, sempre attenta alle dinamiche sociali del calcio, tra cui quella importantissima del calcio integrato, è una pagina indelebile di calcio e di vita”. A onor del vero, la Serie A, da qualche anno, è impegnata socialmente a sostenere le iniziative Telethon e, quindi, favorire anche l’integrazione sociale di tutte le forme di disabilità. Per questo, il viatico che il nostro calcio ha intrapreso potrebbe diventare un’abitudine. Sono sempre maggiori, infatti, le squadre che adoperano la loro immagine ed il loro blasone in favore di associazioni e organizzazioni. Quindi, le iniziative proposte da Lazio e Inter non saranno una goccia nel mare, ma verranno replicate (speriamo presto) anche da altre concorrenti. Avversari solo sul campo, uniti verso nuove possibilità sportive e civili. Quando il tifo non è solo una malattia, può diventare un’opportunità.
Articolo di Andrea Desideri