Estrema è la risposta del governo di Singapore al fenomeno delle fake news: il controllo dei contenuti pubblicati e la possibilità di cancellarli a proprio piacimento
Con l’espressione inglese “fake news” si indicano articoli che riportano informazioni inventate, ingannevoli o distorte, resi pubblici con il deliberato intento di disinformare o diffondere cosiddette “bufale”, attraverso i mezzi di informazione. Tradizionalmente a veicolare le notizie false sono state le televisioni e le testate giornalistiche, ma oggi è soprattutto con la condivisione sui media sociali di articoli di ambigue testate giornalistiche e di contenuti riportati da dubbi siti Internet che è aumentata la diffusione di notizie false.
Non tutti possiedono strumenti per distinguere una notizia vera da una falsa, ma la recentissima disposizione approvata dal governo di Singapore non sembra certamente muoversi a favore di chi ha meno strumenti di critica o un approccio consapevole all’informazione e alle sue fonti. Il Parlamento di Singapore ha infatti deciso – almeno apparentemente – di affrontare il problema in maniera drastica e, con settantadue voti favorevoli e nove voti contrari, mercoledì 8 maggio ha approvato una legge che mette al bando la pubblicazione di notizie false. La legge permette al governo di correggere, bloccare la condivisione e addirittura di rimuovere contenuti ritenuti inappropriati.
Le pene previste per i trasgressori sono esemplari, nel senso strettamente etimologico del termine: dure in modo da fungere da monito. I contravventori saranno condannati al pagamento di sanzioni fino a 735mila dollari, nonché alla detenzione per periodi che possono arrivare fino a dieci anni.
Opinioni sfavorevoli al provvedimento sono già arrivate all’interno e all’esterno del piccolissimo paese asiatico. I partiti di opposizione fanno notare come la disposizione attribuisca troppo potere al governo, conferendogli anche il ruolo di stabilire cosa sia vero, mettendosi così nella condizione di influenzare l’opinione pubblica, anche per legittimare e mantenere la propria autorità.
The Guardian riporta come, oltre ai partiti di opposizione, l’approvazione di questa controversa legge preoccupi giornalisti ed esperti di media di tutto il mondo, giacché questa disposizione potrebbe colpire pesantemente la libertà di stampa e di opinione.
Secondo Robertson, direttore deputato della direzione asiatica di Human Rights Watch, la legge avrà effetti sulla libertà di opinione e sull’accesso all’informazione di tutto il sudest asiatico, nonostante la relativamente facilità di accesso ad Internet, favorita nel centro finanziario e culturale del sudest asiatico dalla presenza di diversi gruppi etnici, tra cui molti occidentali.
Articolo di Irene Tartaglia