Il sistema è in crisi, tra stipendi non pagati, scioperi annunciati, mancanza di distanziamento e carenza di vetture. I primi a farne le spese sono gli utenti con disabilità, ma i colleghi normodotati non se la passano meglio
Trasporto per utenti con disabilità. La situazione del trasporto pubblico a Roma è complessa, e lo sciopero è dietro l’angolo. Con la riapertura delle scuole, il trasporto si conferma un servizio fondamentale, che a Roma si rivolge a circa 800 ragazzi e ragazze con disabilità su 5mila utenti complessivi che ne usufruiscono, ma come avevamo raccontato lo scorso anno – vedi Finestra Aperta n. 3/2019 – è pieno di difficoltà soprattutto legate all’organizzazione del servizio stesso, che si basa ancora sulle fasce orarie dello scorso anno che, per motivi connessi alla pandemia, non corrispondono più alle reali necessità individuali.
Il motivo principale di questo disservizio è legato al mancato pagamento, dallo scorso maggio, dei 260 lavoratori, dipendenti della società Tundo SpA, che ha vinto la gara d’appalto indetta dal Comune di Roma per il servizio di trasporto per i cittadini con disabilità. In una nota di CGIL, insieme alla Filt CGIL Roma e Lazio, si chiede “al Comune di Roma di imporre alla Tundo il pagamento degli stipendi (…) per prevenire l’acuirsi del conflitto e scongiurare possibili e realistiche interruzioni del servizio, con inevitabili ricadute su un’utenza già provata”.
Dello stesso avviso anche Guido Trinchieri, presidente Ufha (Unione Famiglie Handiccapate) che domanda “appaltare un servizio significa affidarlo a un’impresa in grado di effettuarlo, perché dunque viene affidato a chi da venti giorni risponde che si sta organizzando?” e afferma che “Il servizio destinato a persone adulte con disabilità complesse, che da sette mesi sono state lasciate a carico esclusivo dei genitori, spesso anziani, li ha privati della fisioterapia e di ogni occasione di socializzazione”.
Cristiano Bonelli, della UGL Terziario Roma e Lazio, denuncia: “La Tundo Vincenzo SpA, pur svolgendo un servizio per il Comune di Roma e per la Asl Roma 1, non paga stipendi da maggio, non rispetta i protocolli COVID e le istituzioni, che sono anche i committenti, malgrado le proteste e le denunce del personale, tacciono” e informa che “avvieremo le procedure per indire uno sciopero”.
Immediata è arrivata la replica della Tundo: “A marzo, a causa dell’emergenza epidemiologica COVID-19, la società interrompeva i servizi di trasporto scolastico in tutto il Paese, Roma compresa, e assicurava ai suoi dipendenti la cassa integrazione. Per quanto riguarda invece il servizio di trasporto utenti disabili Asl Roma 1, l’appalto veniva avviato ad agosto (con sole sei linee) e andava a regime il mese scorso. Pertanto non possono risultare buste paga relative al periodo precedente né per l’uno né per l’altro servizio”. E aggiunge “Ancor più inaccettabili le accuse sul rischio sanitario che non trovano fondamento alcuno, dato che l’azienda oltre ad equipaggiare il proprio personale di tutti i DPI necessari, ha fornito mascherine anche all’utenza, adottando il protocollo sicurezza, sulla base delle linee guida ministeriali, sin dall’inizio della pandemia, con grande senso di responsabilità nei confronti dei propri dipendenti e della comunità”.
D’altro canto, interpellato da FinestrAperta.it, il Comune di Roma con una stringata nota dichiara: “I servizi per le persone con disabilità sono regolarmente attivi. Il rapporto con la società Tundo è tuttora vigente. L’erogazione dei fondi è competenza degli specifici dipartimenti di Roma Capitale”.
Disagi risolti, dunque? Staremo a vedere.
Linee guida per il trasporto pubblico. I disagi per l’utenza con disabilità sono solo la punta di un iceberg: è l’intero settore del trasporto pubblico capitolino ad essere in crisi. Il problema è che la normativa esiste, ma viene applicata con grande difficoltà. Oltre alle ormai solite norme legate alla riduzione del contagio da COVID-19, come il distanziamento e l’uso delle mascherine, in una nota del Mit (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) si legge che: “A bordo dei mezzi pubblici del trasporto locale, dei mezzi del trasporto ferroviario regionale e degli scuolabus del trasporto scolastico dedicato è consentito, in considerazione delle evidenze scientifiche sull’assunto dei tempi di permanenza medi dei passeggeri indicati dai dati disponibili, un coefficiente di riempimento non superiore all’80%, prevedendo una maggiore riduzione dei posti in piedi rispetto a quelli seduti.
Tale coefficiente di riempimento è consentito anche in relazione al ricambio dell’aria interna dei veicoli di superficie e dei treni metropolitani, incentivando anche l’apertura dei finestrini o altre prese d’aria naturale, infine spiega che “potrà essere aumentata la capacità di riempimento, oltre il limite previsto, esclusivamente nel caso in cui sia garantito un ricambio di aria e un suo filtraggio attraverso idonei strumenti di aerazione che siano preventivamente autorizzati dal CTS”.
La nostra testimonianza: a Roma regna il caos. Si ipotizzava che, con la riapertura delle scuole e il ritorno in presenza di molti lavoratori, il servizio di trasporto pubblico capitolino avrebbe dovuto fare i conti con numerose problematiche, e così è stato. Infatti, come testimoniano le nostre foto scattate sulla linea A della metropolitana, a Roma pare impossibile mantenere il distanziamento fisico, soprattutto nelle ore di punta, sia all’interno dei mezzi che alle fermate poiché i tempi di attesa si sono allungati, nella speranza che la vettura successiva risulti vuota, poter finalmente salire a bordo e raggiungere la destinazione scelta. Inoltre c’è la difficoltà di far intendere ad alcuni passeggeri l’uso della mascherina (che deve coprire naso e bocca), che a volte sfocia in animate discussioni all’interno delle vetture stesse.
Certamente sarebbe ideale avere dei controlli all’interno delle stazioni, sia ai tornelli per misurare la temperatura che sulle banchine per gestire gli accessi e/o le uscite. Proprio su questo punto si è espressa l’Atac (Azienda per la mobilità, che gestisce ogni forma di mobilità collettiva dell’area metropolitana di Roma Capitale) che, in un comunicato del 29 aprile 2020, ribadisce “come ricordato anche dalle Associazioni di categoria, l’impossibilità che siano le aziende di trasporto pubblico locale a farsi carico dell’onere di verificare il distanziamento e l’utilizzo delle mascherine in capo ai passeggeri” in quanto per questa prestazione servirebbe “rilevante quantità di personale aggiuntivo, stimabile in 5mila persone” e conclude che “l’azienda si sta attivando per riallocare personale attualmente sospeso dal lavoro e in cassa integrazione”.
Daniele Fuligni, segretario Filt CGIL Roma e Lazio, afferma che “sarà difficile se non impossibile mantenere il distanziamento” e fa riflettere sulla questione della differenziazione degli accessi e delle uscite della metropolitana (alcuni varchi rimangono chiusi) poiché “se aumenta la capienza e il numero di passeggeri ammessi sui mezzi allora tocca aprire tutte le uscite della metropolitana, per ragioni di sicurezza”.
Nuovo finanziamento stanziato dalla Regione Lazio per migliorare il trasporto pubblico. Ci sono anche buone notizie, come il finanziamento da un milione di euro (351mila euro al mese per tre mesi) concesso dalla Regione Lazio, su richiesta dell’assessore alla mobilità Pietro Calabrese, con l’obiettivo di potenziare l’offerta, per tutti coloro che sono tornati a scuola e al lavoro poiché è prevista la consegna di 328 nuovi bus, che si aggiungono ai 227 messi in circolazione lo scorso anno.
In arrivo una nuova funzione sull’app Moovit. Senaliamo, infine, che l’app Moovit ha una nuova funzione, disponibile dopo la riapertura delle scuole che “permetterà a chi si muove con il trasporto pubblico locale di sapere se il mezzo in arrivo alla fermata è completo o meno” proprio per ridurre il contagio da coronavirus e, nel caso in cui la vettura successiva risulti piena, “l’applicazione indicherà le alternative per raggiungere la destinazione scelta dai monopattini elettrici, agli scooter in condivisione, al bike sharing fino ai taxi”.
(Lucia Romani)