L’11 luglio 2017 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali comunicava in una nota la riapertura dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, a pochi giorni dall’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri de “II Programma di Azione Biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità”. Il decreto registrato dal ministro Giuliano Poletti prevede la ricostituzione dell’ente in questione, il quale «si fonda sul principio di uguaglianza sostanziale delle persone con disabilità rispetto al resto della popolazione – come si legge nel comunicato -, in vista del superamento di tutte le forme di diseguaglianza aggiuntive (di genere, di età e territoriali), per rispondere alla giusta e ineludibile richiesta di cittadinanza piena e integrale delle persone con disabilità, in coerenza con le previsioni della Convenzione ONU sui loro diritti».
Tra i diversi sostenitori della rifondazione dell’Osservatorio, c’è la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), la quale ritiene quest’organismo un luogo «strategicamente essenziale, sia per il monitoraggio di quanto previsto nel Programma di Azione, sia per la declinazione di interventi congruenti». Ora, la stessa Federazione si augura che «l’insediamento e l’inizio delle attività siano tempestivi».
Il nuovo coordinatore dell’Osservatorio sarà Pietro Barbieri, per diversi anni presidente della FISH e grande conoscitore del mondo associazionistico. Una carica importante per una riapertura altresì significativa: «Di per sé, l’Osservatorio è l’organismo che non si sostituisce alle attività e alle responsabilità del Governo – spiega Barbieri a FinestrAperta.it -, ma mette in campo degli strumenti per poter, in maniera partecipata, dare tutte le opportunità per applicare tutti i diritti per le persone con disabilità. Quindi, è particolarmente importante. A detta del fatto che il decreto non è stato ancora firmato, è stato solo registrato dal ministro Poletti, l’Osservatorio è uno strano mix di competenze, tra l’appartenenza alla società civile e alle istituzioni. Io non provengo dalla parte istituzionale, ma provengo dal mondo del Terzo Settore, è assolutamente evidente che è quello il patrimonio che mi porto dietro. Però io ho già creato un dialogo forte e chiaro con le istituzioni, in quanto l’Osservatorio è il luogo del dialogo tra le istituzioni e la società civile. Questo è ciò che noi dobbiamo costruire, per fare in modo che qualcosa accada in positivo per le persone con disabilità».
Le attività sono ancora in fase embrionale, ma alcuni obiettivi sono già ben definiti: «È chiaro che questo andrà deciso in sede d’Osservatorio, con tutte le componenti istituzionali e della società civile – ammette Barbieri -. È chiaro che ci sono alcune linee da seguire, tra la declinazione della Convenzione Onu sulla disabilità che è Legge di Stato 18/2009 e la sua applicazione: abbiamo una distanza tra l’enunciato e la sua concretizzazione. Questo perché c’è ancora un forte pregiudizio nella popolazione e nei soggetti che poi devono mettere in campo le policy. Bisogna ridurre questo gap anche culturale». Il discorso, quindi, ruota attorno alla possibilità di eliminare pregiudizi e stereotipi, in una società poco inclusiva come quella italiana, incline a utilizzare toni pietistici nel raccontare la disabilità: «Credo che sia sbagliato parlare solo di una questione italiana – precisa il coordinatore dell’Osservatorio -. In realtà, se si è fatta una Convenzione Onu all’inizio degli anni 2000, è perché ci si è resi conto che le persone con disabilità nel mondo subiscono gli effetti di pesanti pregiudizi. Tuttora, la discriminazione c’è, ed è ovunque. Come convertirla? Forse il momento principale, di cui si parla con la Convezione e con le politiche dei diritti umani, è quello di creare dei canali e dei servizi: ad esempio, se io aiuto un’impresa ad assumere una persona con disabilità, non semplicemente in termini di fiscalizzazione, ma anche con l’accompagnamento della persona in azienda, io aiuto quell’azienda a capire che non sta assumendo una persona improduttiva, e piano piano cade quel pregiudizio. L’azienda è un collettivo, è dove si fa conoscenza e cultura, perciò è da lì che bisogna far nascere una formazione intellettuale diversa in merito la disabilità».
Dunque, la ricostituzione dell’Osservatorio può essere letta anche come la volontà da parte del Governo italiano di aprire un forte dialogo con il mondo associazionistico in favore delle persone con disabilità: «Sostanzialmente sì – conferma Barbieri -. Il vero nodo lo avremo alle elezioni per vedere cosa succederà. Oggi c’è un Governo che interpreta bene la strada che le è stata lasciata. Per il futuro, avendo sottomano i sondaggi che ci sono, non abbiamo ben chiaro quale Governo ci sarà, da quello dipenderà l’Osservatorio. Dovremo vedere cosa succederà ad aprile 2018, per capire anche il nostro futuro e quello delle persone con disabilità».
Articolo di Angelo Andrea Vegliante