Da quest’anno le cartelle cliniche di milioni di italiani potranno essere aggiornate con le nuove disposizioni anticipate di trattamento
È passato quasi un mese da quando il Senato ha approvato il testo di Legge “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”. Porta la data del 14 dicembre 2017, quella Legge sul cosiddetto “Testamento Biologico“, di cui per anni si è discusso, anche con toni accesi, nelle stanze della politica, nei dibattiti televisivi, nel mondo associazionistico e in quello religioso. Normare un tema come quello del fine vita non è cosa facile, tante sono le implicazioni etiche, morali, emotive che irrimediabilmente reca con sé.
Eppure ci siamo arrivati. Tardi rispetto alle altre nazioni europee, ma adesso anche noi abbiamo dei diritti e delle regole cui fare riferimento riguardo il modo in cui vorremmo essere trattati qualora non fossimo più in grado di autodeterminarci e ci trovassimo in condizioni di salute estreme. Si parla del consenso informato che possiamo consegnare al nostro medico per essere sottoposti a trattamenti sanitari; della garanzia di ricevere adeguate cure palliative e della terapia del dolore; del divieto di accanimento terapeutico del medico; delle disposizioni anticipate di trattamento.
Uno dei motivi che ha reso impervio il cammino della Legge sul Biotestamento (di cui si attende a giorni la trascrizione in Gazzetta Ufficiale e la conseguente applicabilità) e ne ha rallentato l’emanazione, è la confusione tra Testamento Biologico ed eutanasia. È bene ricordare che l’eutanasia, ovvero il suicidio medicalmente assistito, è tutt’ora illegale in Italia: ad oggi, anche nella situazione più disperata, non è possibile somministrare farmaci che inducano la morte del paziente.
Il Testamento Biologico, perciò, non parla in nessun modo di morte, ma dà la possibilità ai cittadini di scegliere se desiderano mantenere o interrompere i trattamenti sanitari che li mantengono in vita, andando a colmare un vuoto normativo che, fino a ieri, ha costretto molte persone in sofferenza a rivolgersi a paesi stranieri per evitare l’accanimento terapeutico imposto in Italia.
Grazie alla nuova Legge si potranno rifiutare le cure che, se prestate, potrebbero evitare la propria morte. E non è necessario trovarsi in una grave condizione per farlo, visto che sono stati istituiti degli appositi registri nei Comuni, in cui si possono consegnare le disposizioni anticipate di trattamento. Chiunque, in qualsiasi momento della propria vita, può adesso compilare un modulo con le proprie disposizioni. Chi è impossibilitato a scrivere, può anche realizzare un video o esprimere in altro modo le proprie volontà. Le disposizioni anticipate di trattamento sono sempre revocabili o modificabili.
La Legge “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” consta di otto articoli, il primo dei quali (“Consenso informato”) recita:
La presente Legge [...] tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla Legge”.
Il secondo articolo (“Terapia del dolore, divieto di ostinazione irragionevole nelle cure e dignità nella fase finale della vita“) impone al medico di fare tutto il possibile affinché il paziente – indipendentemente dal suo rifiuto o meno di accanimento terapeutico – non provi dolore. L’articolo 3 (“Minori e incapaci“) esplicita la possibilità di lasciar decidere ad un genitore o tutore del paziente che non è in grado di autodeterminarsi. Il quarto articolo (“Disposizioni anticipate di trattamento“) è il cuore del provvedimento, incentrato sulla possibilità di disporre del proprio fine vita in anticipo, indicandone le modalità e introducendo la figura del fiduciario; di una persona, cioè, da noi nominata e che potrà parlare in nostra vece qualora noi non ne fossimo in grado. L’articolo 5 (“Pianificazione condivisa delle cure“) permette al paziente a cui è stato diagnosticato un esito infausto, di essere correttamente informato sulla sua prognosi e di concordare col proprio medico le cure a cui sottoporsi.
Articolo di Manuel Tartaglia