Oggi lo sport è uno strumento di identità culturale e alleato del mondo della disabilità”
(L. Pancalli, 2013)
A livello internazionale è stato riconosciuto allo sport un valore sociale ed educativo in quanto induce le persone che lo praticano una maturità verso l’identità civile, culturale e sociale di un’intera collettività promuovendo l’integrazione dei gruppi più marginalizzati nella società. Il valore educativo e sociale dello sport è testimoniato dalle parole di P. C., campione paraolimpico di bocce : “lo sport è vita!”
“Lo sport è vita perché ti guida come un faro nella notte”; perché ti insegna ad affrontare con coraggio, lealtà, impegno e passione tutte le difficoltà quotidiane.
Grazie allo sport io ho potuto accettare ancor meglio la mia disabilità”
(M. Caironi, 2013)
Infatti, per la persona con disabilità, lo sport rappresenta il modo più naturale di migliorare ed accettare le capacità funzionali del corpo e della mente. Lo sport permette di riconquistare la fiducia in se stessi e di lottare con determinazione per raggiungere un obiettivo, “ti insegna a fare meglio ciò che devi fare tutti i giorni!” (P.C., 2013) poiché dona al corpo e alla mente l’energia giusta per affrontare con coraggio le sfide quotidiane. Inoltre, l’atleta disabile, attraverso la sua esperienza sportiva, comunica al mondo che lo sport è veicolo d’inclusione sociale per tutte le persone. In modo particolare negli sport di squadra, si favorisce la socializzazione, la comunicazione interpersonale e il rispetto di norme condivise.
In generale, nel corso del tempo, tutte le discipline sportive assumono per il diversamente abile diversi significati, prima sono uno strumento di riabilitazione poi con il tempo diventano “competizione” ed infine possono diventare “professionalità”.
Lo sport come strumento riabilitativo ha un valore unico per la persona con disabilità, in quanto non solo fa acquisire una maggior coordinazione, ma insegna, anche, a sentire meno la fatica che è uno degli ostacoli più duri nella riabilitazione “facendo sviluppare la resistenza al dolore”. Nel contempo vengono abbattute le barriere innalzate dalla discriminazione sociale identificando gli ateleti come soggetti attivi nella società.
Le discipline sportive sono un mezzo di autocoscienza e di esplorazione del proprio Io poiché permettono di conoscere i limiti del corpo e della mente.
Per ogni individuo la pratica sportiva ha un significato e una motivazione differente. In Italia, lo sport rappresenta prevalentemente una fonte di aggregazione, di confronto, di divertimento e di avvicinamento alla natura, oltreché una vera e propria forma di medicina preventiva. Secondo Gianfranco Beltrami , “lo sport è una medicina da assumere con dosaggi precisi e con costanza”, è infatti il presupposto fondamentale per prevenire l’insorgenza di diverse patologie. Durante la pratica sportiva vengono rilasciate dal nostro cervello le endorfine, che sono sostanze meglio conosciute come “ormoni della felicità”. Dato che le endorfine sono in grado di stimolare il nostro sistema nervoso dando all’organismo un senso di rilassatezza e benessere, l’attività fisica può essere paragonata all’uso di farmaci o addirittura di droghe.
Il primo a intuire che lo sport potesse essere usato come terapia è stato il Dottor Guttman. Sir Ludwig Guttman, direttore del National Spinal Injuries Centre di Stoke Mandeville sostenne con decisione che lo sport fosse la terapia migliore per indurre principalmente i reduci del fronte alla guarigione più rapida. Intuì inoltre che, unitamente alle cure mediche, la collaborazione attiva del malato potesse avere un’importanza notevole per la guarigione. Fu difficile ottenere collaborazione, poiché le motivazioni psichiche che portavano a reagire alla patologia erano spesso azzerate dalla mancata accettazione della malattia stessa. Attraverso le incessanti osservazioni, Guttman comprese che l’ambito sportivo poteva essere un elemento determinante nella ricerca delle motivazioni del paziente stesso ai fini di un miglioramento o di una guarigione. La prima disciplina sportiva riabilitativa da lui introdotta fu il tiro con l’arco e nel 1948 organizzò a Stoke Mandeville la prima competizione sportiva internazionale.
In Italia il “Padre” della Sport terapia fu il dottor Antonio Maglio. Nel 1978 il professor Maglio diventò Direttore Tecnico del Gruppo Sportivo e, in seguito, primario di Divisione della Fondazione Santa Lucia a Roma. La Fondazione è, a livello nazionale e internazionale, un esempio di eccellenza della sport terapia.
Nel 2013 Reatech Italia e Cip hanno organizzato una manifestazione in occasione della Giornata Nazionale dello Sport Paralimpico a Milano. La rassegna è stata organizzata per promuovere degli interventi che possano garantire, a chi nella nostra società ha difficoltà di qualunque genere, una vita quanto più inclusiva possibile. Attraverso un confronto a livello internazionale tra istituzioni, testimonial, esperti, giornalisti e rappresentanti del mondo sportivo, il tema dell’inclusione è stato approfondito sostenendo tre punti di vista: quello della riabilitazione, quello dell’assistenza e quello dello sport come veicolo d’inclusione sociale. Per promuove l’inclusione della persona con disabilità nella società gli organizzatori della manifestazione hanno pensato di invitare oltre 8mila studenti. Durante i tre giorni di manifestazione di Reatech Italia, oltre ai molteplici stand delle Associazioni che hanno aderito e alle più svariate iniziative organizzate, sono stati programmati molti convegni e workshop di altissimo livello. In particolare, al Mi.Co. Fieramilanocity è stato possibile scoprire suggerimenti per vivere “al meglio” la propria disabilità, grazie a un ricco palinsesto di eventi e appuntamenti formativi e informativi rivolti a tutte le fasce di età; occasioni di le idee innovative formazione per ogni categoria professionale legata al mondo della disabilità con convegni dedicati alle problematiche più urgenti, alle opportunità e alle soluzioni innovative disponibili sul mercato. Reatech è stata un’opportunità per comprendere meglio le soluzioni che consentono una vita autonoma; per la fruizione degli spazi domestici e pubblici; proposte per la mobilità individuale e per il settore auto motive; suggerimenti per il tempo libero (turismo accessibile, sport, iniziative culturali). La manifestazione ha offerto anche dei momenti formativi rivolti agli studenti attraverso una vasta serie di laboratori, incontri e seminari pensati proprio per loro e per aiutarli a scoprire la ricchezza della “diversità”.
Ilaria Maugliani