Essere persone disabili permette di vedere il mondo in maniera diversa, molte volte nel tempo si è parlato di questo: trasformare la propria condizione apparentemente sfavorevole, a tal punto da farne una virtù. Un punto di forza. Trarre il buono da ogni sfaccettatura di ciò che siamo, in una parola: sapersi accettare e inserirsi in un contesto sociale al meglio. A dirlo sembra semplice, con i fatti è un po’ più complesso. In parecchi si sono espressi sulla questione e continuano a farlo: qual è il futuro delle persone con disabilità nella cultura di massa? Uno che si è sempre battuto per emergere e, soprattutto, far risaltare la sua levatura nonostante la sua condizione fisica non sia – visibilmente – delle migliori è Stephen Hawking. Allo scienziato va certamente riconosciuto il merito di aver fornito contributi importanti e fondamentali per lo sviluppo del modello standard della cosmologia (si veda il suo studio sui buchi neri e la radiazione Hawking, che non si chiama così casualmente), ma la sua peculiarità più grande sta nell’esser riuscito a farsi apprezzare da tutti nonostante le sue difficoltà. E’ stato capace di far avvicinare alla scienza e, quindi, far conoscere il suo ruolo anche chi era più scettico o semplicemente guardava con ritrosia certi temi. Ha creato un’inversione di rotta: se oggi consideriamo i nerd persone affascinanti, è perché Stephen Hawking ha fatto sì che l’equazione qualunquista “secchione = sfigato” venisse accantonata definitivamente mostrando un savoir faire senza pari ed una capacità (che solo chi è consapevole della propria grandezza possiede) di non prendersi mai troppo sul serio.
Una filosofia di vita che deve scaturire da quel tipo di rivalsa che trae giovamento sin dall’adolescenza, quando sono cominciati i primi sintomi della patologia: sclerosi laterale amiotrofica. Hawking, infatti, si è sempre battuto in favore delle persone con disabilità, soprattutto quelle nella sua stessa situazione, affermando il diritto all’eutanasia e al suicidio assistito. Per fortuna, lui, però, è ancora qui e con la sua profondità d’animo fa capire quanto a volte si perda troppo tempo a guardare ciò che si è a dispetto di quello che si potrebbe diventare: “Ricordatevi di guardare le stelle e non i vostri piedi… Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare, e in cui si può riuscire”. Con questo spirito, che ha concretizzato in più di un aforisma, è riuscito ad imporsi prepotentemente nella cultura popolare e dei media. Il suo quoziente intellettivo – compreso tra 160 e 165 punti – fa sì che la sua fama lo preceda, ma il fisico di Oxford comprende ben presto quanto sia importante farsi conoscere appieno, non solamente in merito al proprio lavoro: “Concentratevi sulle cose che la vostra malattia non intacca, e non rimpiangete quelle con cui essa interferisce. Non siate disabili nello spirito così come lo siete nel corpo”, perciò da sempre lo vediamo protagonista anche in ambiti diversi dalla scienza. Basti pensare alla sua partecipazione in alcuni pezzi dei Pink Floyd. Nel ’94 ha prestato la sua voce sintetizzata per il brano “Keep Talking”, collaborazione rinnovata vent’anni dopo in “Talkin Hawkin” – singolo estratto da “Endless River”; oppure quando, nel 2008, viene interpretato (nel ruolo di sé stesso) dall’attore Robert Joy nel film “Superhero – il più dotato fra i supereroi”, essendo oggetto di caricature. Scelte e decisioni inconsuete che gli valsero l’appellativo di “Genio disabile”, proprio per la sua capacità di farsi amare e comprendere da tutti. Persino da chi all’inizio lo guardava con diffidenza. Prosegue negli anni, quindi, la parabola crescente di Hawking che lo porta ad essere un’icona assoluta capace di trasformare la sua situazione in un tratto distintivo che esula da ridicoli pietismi.
Hawking è apparso di persona nell’episodio 26 della stagione 6 di “Star Trek: The Next Generation”, in cui giocava a poker con Einstein, Newton ed il comandante Data. Spesso ha partecipato anche nelle serie animate di Matt Groening: in particolare è comparso in alcuni episodi de “I Simpson” (con un computer dotato di gadget particolari) e di “Futurama” (sia in versione normale sia come testa parlante), in 5 episodi della serie “The Big Bang Theory”, anche di persona, e in “Due Fantagenitori” dove dimostra simpaticamente all’insegnante di Timmy che in particolari circostanze 2+2 fa 5. Senza contare i numerosi capolavori cinematografici che lo vedono protagonista, “La teoria del tutto” di James Marsh è solo l’ultimo di una lunga serie. Un connubio di divertimento e simpatia, insieme ad una cultura ed intelligenza straordinaria, qualità rare che fanno avere consenso e seguito più di qualsiasi parola o monito all’integrazione. Uomo ovunque, capace di reinventare la sua immagine e di riqualificare quella dei suoi colleghi che vanno avanti a pane e scienza. La rivincita dei secchioni si deve ad Hawking, che è riuscito nell’impresa più difficile: distruggere i pregiudizi. Oggi il nerd è bello, oltre la disabilità. Molte persone con disabilità si sentono rinfrancate, perché guardandolo si identificano in lui e nella sua forza di volontà fatta di esempi comportamentali piuttosto che parole sterili. Anche perché la voce preferisce prestarla a quattro ragazzi che hanno fatto la storia del Rock.
Articolo di Andrea Desideri