C’è un’emergenza a cui bisogna mettere un freno: tra matrimoni infantili e mutilazioni genitali, ogni giorno migliaia di bambine vengono umiliate e rischiano la vita
Il dossier. “Contro la mia volontà. Affrontare le pratiche dannose per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere” è il titolo del report annuale redatto dall’UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) per il 2020. Il quadro emerso è allarmante: 4,1 milioni di donne e bambine rischiano di subire la mutilazione genitale femminile (MGF) e si stima che entro il 2030 saranno 4,6 milioni; inoltre ogni giorno vengono celebrati circa 33mila matrimoni con spose bambine o giovanissime.
Cos’è la MGF e le sue conseguenze. Sono circa 200 milioni le donne che, entro i quindici anni di età, hanno subito la MGF, una pratica violenta e non medica, nella quale i genitali esterni femminili vengono parzialmente o totalmente rimossi. Queste bambine soffrono anche in seguito a causa delle complicanze, a volte letali, come emorragie, infezioni (HIV in primis), setticemia, dolori e cicatrici invalidanti e disturbi dell’apparato urinario, oltre alla mancanza di strutture idonee alle cure necessarie.
Prospettive future. Secondo l’UNFPA, per eliminare questa atroce pratica bisogna “operare un cambiamento nelle norme sociali” interagendo con “le famiglie, le istituzioni e il sistema politico”. Al momento gli interventi più efficaci sono quelli che puntano al miglioramento della consapevolezza delle donne e delle ragazze delle comunità locali. Si ipotizza che se queste azioni fossero finanziate, in trentuno Paesi, entro il 2030, abbandonerebbero questa pratica. Inoltre si suppone che servano 2,4 miliardi di dollari l’anno per dieci anni per raggiungere questo obiettivo, che è anche il quinto dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu 2030.
Il fenomeno delle spose bambine e della selezione sessuale. Ci sono 650 milioni di bambine (800 milioni tra dieci anni) date in sposa giovanissime perché rappresentano un onere finanziario, infatti la dote e il prezzo stesso della sposa aumentano con l’avanzare dell’età, che sommati alla povertà, alla scarsa istruzione, al valore attribuito alla verginità, alla tradizione e agli obblighi sociali, non fanno altro che alimentare il fenomeno della mercificazione dei corpi, che cresce con la presenza di conflitti e crisi umanitarie.
Questi matrimoni, definiti dall’UNFPA “infantili, precoci e forzati”, sono vietati nel mondo ma se ne contano 33mila al giorno e rappresentano una violazione fondamentale dei diritti umani di queste giovani costrette ad abbandonare l’istruzione, ad avere una limitazione della libertà di movimento, ad essere escluse socialmente e a subire violenze, fisiche o sessuali (29% contro il 20% delle spose adulte), oltre alla violenza di genere che sfocia nella selezione sessuale, che consiste nell’uccidere le proprie figlie, prima della nascita o entro i cinque anni d’età, evento che ha portato alla “scomparsa” di 150 milioni di donne e bambine.
Questa, come denuncia l’UNFPA, “è una forma di violenza approvata dalla società”.
(Lucia Romani)