29. DECISIONI DIFFICILI
Uno dei momenti di maggiore pathos, al 65esimo Festival di Sanremo, è stato il “Nigiotti vs Caccamo“, vinto dall’artista siciliano, come tutti sappiamo.
Mai una decisione così difficile. Mai uno scontro tranquillo, come dovrebbe essere quello tra nuove proposte, è stato così emozionante. Qualcosa da decidere è una canzone immediata, senza fronzoli e orpelli, o ruffianate verso il pubblico. Una canzone estremamente onesta, figlia di una ricerca che ha arricchito questo artista livornesissimo, allineato alla tradizione locale nello sfornare autori di livello.
Indubbiamente, per Nigiotti, la quadratura del cerchio parte da qui. Prima misconosciuto (ma più disconosciuto) ad Amici (il successo si relega alla trasmissione), poi entrato in Sugar con un disco che ha lasciato ben poco e che non lo ha fatto conoscere davvero, nonostante l’ottima promozione. Oggi, sotto l’egida Universal, esce a un prezzo decisamente sopra le righe. Prezzo del singolo: 1,29 – prezzo del disco: 1,29 per ogni brano. Troppo!
Tuttavia, restando sul singolo lanciato all’Ariston, va sottolineato il podio del più ascoltato su Spotify. Un successo meritatissimo.
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28. QUESTO E’ IL SUO BLUES
Nina Zilli, a una settimana dall’inizio delle vendite, appare quindicesima per alcune riviste autorevoli, diciottesima per altre fonti. Tuttavia, vista la messa in commercio del disco, avvenuta il 12 febbraio 2015, è ancora presto per tracciare un bilancio preciso. I giorni effettivi sono quattro o, al massimo, cinque. A parte i trattati della numerologia da vendita, ogni posizione che sia anteriore alla ventesima è comunque un successo, data la ricercatezza di questa artista così eclettica ma anche così ben riconoscibile.
Di sicuro, la classe indiscutibile di questo singolo e della sua immagine, consolidano la figura di Nina Zilli nell’immaginario collettivo (il più amato dagli intellettuali). Apparsa a WebNotte, en plein forme, sta girando l’Italia per gli instore. Questo è il suo Blues, e nessuno lo può giudicare. Troppo perfetta persino per attirare le solite polemiche sanremesi, le più amate dagli italiani.
Sola. E’ una sicurezza.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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27. NON C’E’ DUE SENZA TRE
Il Volo è il trittico vincente per questa 65esima edizione del Festival di Sanremo.
Lo sanno tutti, compresi quelli che si schierano dalla parte dei “non l’ho visto”. Chi era presente e chi, tra gli amici vicini e lontani, ha visto, ha visto. Come direbbe Laura Pausini.
Perfetti oggetti di polemica, a partire dal regista Cenci, fautore di questa triade post-enfantprodigyca, che sostiene di essere stato dimenticato da loro e mai ringraziato a dovere per avergli tolto il biberon, unendoli verso il successo planetario (ma è da così tanto che la Clerici si occupa di bambini?), fino ad arrivare alle polemiche prevedibili, tipiche nei confronti di chi, a Sanremo, vince in modo più casuale dell’Enalotto che fu.
Eppure, questi tre tenorini ristilizzati a dovere per piacere anche alle ragazzine, hanno studiato. E tanto. E lavorano tanto, in tutto il Mondo. In nome di un’immagine che il Mondo ha, circa il nostro Paese.
Cantano benissimo, sanno già muoversi e lasciano già intravedere il loro futuro. Per uno di loro, in particolare, nella discografia che verrà. Sanno essere politici e parlare secondo un mix di retorica, Savoia faire delle due Sicilie e saccenza. Il massimo, oggi, per Vincere.
Ma non sono simpatici a tutti. Anzi.
Nonostante la bravura indubbia e la tecnica, raffinatissima e poco creativa, colpiscono benissimo soltanto all’estero e al Sud. Isole comprese. Sardegna esclusa (dove regna Bianca Atzei, milanese di Crescenzago). Se la storia si ripete, questo trio appare come un’evoluzione dell’improbabile mix Pupo-EmanueleFilibertodiSavoia-LucaCanonici. Con la differenza che, stavolta, seppure hanno gridato “Italia amore mio”, perlomeno ci siamo risparmiati la finta rivolta dell’orchestra, vista nel 2010.
Ma Nek, vero vincitore tra i cantanti gia noti aka Big (insieme a Malika Ayane), ha avuto la risposta pronta. Eloquente e precisa, di chiara matrice emiliana: “Avete vinto? Da domani giochiamo ad armi pari, e sono cazzi”. Sì, proprio il plurale di Kutso, altra rivelazione che però potrebbe rimanere confinata a questo unico exploit, esattamente come questo trio tenorile e costruito a tavolino, in stile finto Cocciante.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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26. HIC ET NUNC
Malika Ayane, giunta al suo quarto Sanremo e prossima al compimento dei vent’anni di carriera (se si considera il suo esordio sul palco, nel Coro delle Voci Bianche del Teatro alla Scala), si classifica terza. Avrebbe meritato di più, ma saranno le vendite a stabilire se questo gioiello complesso e di indubbia classe, ma allo stesso tempo a portata di tutti, sarà un successo (comunque vada).
Di sicuro, questo è un traguardo importante e anche un riposizionamento rispetto alla performance sanremese precedente.
Pacifico e Giovanni Caccamo hanno cucito addosso a questo splendido personaggio qualcosa di irripetibile, con la collaborazione della stessa Ayane e Flora.
Probabile arrivi a lambire la primavera, come accadde per Come foglie, scritto da Sangiorgi dei Negramaro.
Di certo, in questo primo lunedì post-Sanremo, Adesso e qui (nostalgico presente) è tra i più trasmessi dalle radio.
Qui e ora.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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25. SANREMO, CHI VINCERA’ DAVVERO?
Sanremo, si sa, é arrivato alla sua conclusione ieri sera, in pieno San Valentino. Contrariamente a ogni ipotesi, anche gli ascolti di ieri sono stato eccezionali.
Un Sanremo così ben costruito non si vedeva da anni. Forse Will Smith porta bene, dato che anche l’edizione 2005 fu ottima. Lui c’era.
L’ottima annata dovrà trovare conferma nelle vendite, che giovedì raggiungeranno la loro prima settimana di vita.
Se davvero “tutti cantano Sanremo”, allora ci si dovrà aspettare una durata superiore alla media, per questa ottima annata.
Possono piacere o non piacere, i 3 tenori de “il Volo” (Sony, non cercate paragoni) ma sono indubbiamente bravi. Bisogna vedere chi potrà cantare in macchina, o sotto la doccia, una canzone così poco facile, anche se orecchio-friendly per via dei tanti rimandi al mondo di Cocciante (a sua insaputa).
Ha vinto un pezzo su misura per Sanremo, confermando le tendenze di anni passati (Jalisse, Lola Ponce e Giò di Tonno, ma anche l’ormai lontano ’83 di Tiziana Rivale), in cui il vincitore morale non coincide con il vincitore effettivo.
Poco male: Nek ha vinto il Premio Sala Stampa Lucio Dalla e il Premio Miglior Arrangiamento, per poi piazzarsi secondo. A conferma del periodo felice per la Warner.
Terza Malika Ayane, riposizionata benissimo, con una canzone eccellentemente scritta da Pacifico e Giovanni Caccamo, vera rivelazione del Festival e vincitore tra le nuove leve.
Ma, a Domenica In ancora in corso dal Teatro Ariston, chi davvero vincerà in termini di vendite e di radiofonicità?
Chi durerà di più?
Sanremo cancellettosessantacinque si é concluso, ma le danze continuano. E, per certi versi, si aprono adesso.
Vinca davvero la canzone migliore!
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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24. QUARANTASEI E NON SENTIRLI
Il numero dei campioni, in quanto molto Valentino Rossi.
Will Smith dimostra che l’età è solo un numero. E la sua gara continua a vincerla.
A ventidue anni si distanza dalla messa in onda, in Italia, della sitcom che lo ha consacrato nel Mondo, Willy, Il Principe di Bel Air e a dieci anni di distanza dall’ultima presenza a Sanremo (venne nel 2005, a presentare The Hitch, durante la conduzione di Paolo Bonolis) è sempre sulla cresta e si esibisce in un rap improvvisato e dinamico. Un’iniezione di vita, a mezzanotte inoltrata.
E’ ancora, e sarà sempre, il principe di Bel Air. Mai KO. Con personaggi così, l’audience può solo volare.
Il 5 marzo 2015 uscirà in Italia Niente è come sembra. Il suo nuovo film.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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23. IL VOLO, DI SOLA ANDATA
Il sogno di chi ha un briciolo di testa e gusto estetico: il volo di sola andata per un trittico di truzzi in giacchino di pelle.
Luca Bottura, autore televisivo di grande spessore (anche se, a volte, esagera) ha colto nel segno e, con sole tre parole, sintetizza un futuro migliore e altrettanto possibile, per loro e per noi che dobbiamo subirli.
E dire che, in Fonoprint, dove stavano ultimando il pezzo per Sanremo, questa operazione mi era sembrata sensata, quantomeno. Loro mai, ma almeno la canzone sì. E’ proprio vero che, fuori dallo studio, tutto cambia.
Speriamo cambino linea, o bisognerà dirottare le radio. Anche su Cuba, ma non a Sanremo.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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22. DRITTO PER DRITTO
È un concetto concreto. Moreno, uno e trino nella copertina del suo disco, Incredibile (è il titolo), vive sospeso forse tra timidezza e presunzione.
Ci vuol coraggio a fidarsi di se stessi, nel riproporre Una carezza in un pugno di Adriano Celentano, che rimane più moderna e attuale nella sua versione originale.
Ma, tornando al singolo sanremese, le vendite faranno il loro corso: a soli 1,29 Euro, perché i discografici proprio non vogliono capire la lezione e forse desiderano sapere se hanno preso legnate, o se i pali fossero di cemento armato.
Gli instore decreteranno il grande successo di questo artista ambivalente, almeno dalle prime battute. Shhh.
Sa che la vita è dura. Proprio d’inferno. Ma il cielo è sempre blu cobalto. Anche nel fuori tempo del finale del pezzo, voluto ma un po’ storto.
Solo tre parole: crudo, spietato, diretto.
Un tris fa il torment One.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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21. I TRE ASSI DELLA WARNER
Questa sera la Warner calerà un tris d’assi: Ed Sheeran, britannico, classe 1991; la savonese Nali aka Annalisa e soprattutto Nek, seriamente candidato al podio.
Ci si augura che Nek sbanchi il Festival 2015, tenendo alta la bandiera di una casa discografica così vivace come la Warner, presente in tutte le fasce di mercato: da Ensi a Raige, dalla già citata Annalisa a Laura Pausini, dai Baustelle alla Bandabardò. Solo per citare alcuni degli artisti italiani. Arisa è Warner, ma sappiamo tutti che la sua presenza a Sanremo, in questi giorni, ha altri scopi. Anche lei lo sa.
Quindi si preannuncia come una finale degna degli annali(sa) e di grande qualità artistica.
Si aprano i giochi.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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20. SANREMO BOOM
Stasera, con il gran verdetto che decreterà il vincitore assoluto di questa 65esima edizione, il Sanremo dei miracoli e dei Conti che tornano passerà alla storia, aggiungendo prestigio all’unica vera manifestazione (d’affetto, essendo anche San Valentino) per la Musica Italiana.
Ma, a rebours, un resoconto rapido sulla quarta serata è d’obbligo. Potrebbero bastare i tweet continui, ma sarebbe meglio approfondire su Giovanni Allevi. Fatto.
Come ampiamente previsto, con minuti di anticipo durante la fase Nigiotti vs Caccamo, ha vinto Caccamo. E senza chroma. Ha vinto il migliore, in tutti i sensi. Cognome escluso, forse giusto per dare un po’ di imperfezione giusta per sopravvivere anche al di fuori del circo della settimana sanremese. Come previsto, ha vinto su Nigiotti e sugli altri.
Ha perso Anna Tatangelo, ex ragazza di periferia il cui video fu girato proprio a Montecarlo così, apposta, ma vince in termini di ascolti.
Ma il picco spetta a Nesli.
A riscattare la penoseria dei comici ex spaventati guerrieri ci pensa Ornella Vanoni, travestita da Virginia Raffaele.
Nonostante la bellezza della canzone, il personaggio Lara Fabian perde su tutta la linea. Sta ancora male.
Raf perde l’aereo, ma per Il Volo, purtroppo, il biglietto di sola andata viene spostato a chissà quando. Ci si augura che il gusto estetico degli italiani li faccia ripartire per l’estero, dove il kitsch è apprezzato.
Buon San Valentino a todos e todas, da Sanremo. Chissà se gli ascolti di stasera terranno in alto i loro cuori…
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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19. CENTO DI QUESTI SANREMI
Pochi sanno che, dal 2002, Sanremo ha perso, o al contrario esaltato, la sua stessa santità. San Romolo, in collina, continua a identificare un santo, ma Sanremo è ormai un nome solo, persino spesso declinato al plurale. Il primo a pluralizzarlo è stato Totò Cutugno, vero Zar di Sanremo e di Russia, e questa declinazione ha iniziato a fare tendenza. D’altronde, a Sanremo tutto é anomalo. Tutto é diverso.
Ma rimane tutto anche clamorosamente uguale a se stesso, come dimostra questa cartolina del 1911. Tutto è ancora al suo posto. Persino le persone, che credo di aver incontrato al Casino, l’altro ieri. Solo i treni si sono spostati, perdendo quel tono da cartolina e di grande italianità che solo un treno sul mare può dare.
Sì, hanno costruito troppe case e ucciso agrumeti formidabili, che rifornivano la vicina Grasse, in Costa Azzurra, per i rinomatissimi saponi. Si stanno perdendo diverse palme, perché c’è un business dietro il taglio di quelle defunte e la ripiantumazione con nuovi esemplari. A Bordighera se ne sono perse a tonnellate, per colpa del punteruolo rosso e della negligenza in tema di cure efficaci.
Sarebbe bene se Sanremo, oltre ad essere la città del Festival (Se Dio e Rai vogliono), del Rally e dei Fiori (anche se la concorrenza è cruda, spietata e diretta), della classicissima di primavera e del troppo snob Premio Tenco, si risvegliasse come città di prestigio e di alto turismo, riscoprendosi per come era e per garantirsi un futuro degno del suo nome glorioso. Bisognerebbe renderla anche più accessibile, eliminando le tante barriere architettoniche, come a Montecarlo, già da tempo, si sta facendo. Mancano i defibrillatori, manca il promesso (trentacinque anni fa) centro sportivo a Porto Sole.
Mancano troppe cose.
La riqualificazione di Corso Matteotti è un segno di grande miglioramento, ma la vecchia stazione FS è ancora in attesa di un progetto serio. Si parlava di un Museo della Canzone. Ma, ogni volta che i cinque giorni di Festival finiscono, la musica torna ad essere quella di prima. Perdere questo treno comporta il rischio di non trovarne altri… Ma l’Italia è questa qua. E andrebbe aggiornata.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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18. FIO ZANOTTI E SILVIO POZZOLI
Gironzolando per le vie di Sanremo è facile trovare vecchi amici del mondo dello spettacolo.
Proprio come in questo caso, in cui il nostro inviato si ritrova a chiacchierare con personaggi dal passato musicale piuttosto intenso, nonché da un presente strettamente legato al Festival.
E’, il caso, per esempio, di Fio Zanotti, coautore di Voce, canzone in gara al sessantacinquesimo Festival della Canzone Italiana.
Enzo lo ha incontrato a Sanremo e qui è possibile ascoltare la chiacchierata tra il nostro inviato e colui che ha scritto il brano interpretato da Lara Fabian.
Nel secondo contributo possiamo ascoltare ricordi e riflessioni di Silvio Pozzoli, alias Silver, che nell’Orchestra del Festival di Sanremo è elemento di spicco del coro. C’è anche un brevissimo intervento di Marco Zangirolami, produttore di Moreno che, causa timidezza, si limita a rilasciare una piccola dichiarazione.
Chissà chi altro si presterà a dire la propria al nostro microfono…
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17. RIUSCIRE A FARVI RIDERE
Sì, era il titolo di uno spettacolo di Gino Bramieri, milanesissimo, al di sopra di tutti. Al punto di vivere due dita sotto la Madonnina, ai piani alti della Torre Velasca. Una milanesità che non esiste più, se non grazie a Cochi e Renato, unici esempi viventi. Finché c’è la salute.
Sarei curioso di conoscere l’opinione di Enzo Jannacci, mio docente e amico, che purtroppo (o per sua fortuna) ha raggiunto Bramieri quasi due anni fa, su questi due che vorrebbero imitare le sue canzoni e i modi. In tutto e per tutto. Sì, perché le canzoni di Cochi e Renato sono di Jannacci (“repetita juve”, ma questa non è una battuta dei comici di questo Sanremo 65izzato) e lo si capisce da tutto. Anche da come guardano alla gente. La stessa che oggi, oltre ai seminari sul sugo e sull’aglio, vorrebbe cucinarci addosso qualcosa di già interiorizzato e che merita di essere riproposto, ma non per forza malcopiato.
La presunzione e il credersi migliori, negando l’innegabile e facendo finte smorfie di stupore e di rispetto verso Cochi, Renato e il passato (più presente di questi idioti) non fanno che esasperare l’effetto stucchevole, da cassata andata a male. E magari fatta a Milano.
Meglio sarebbe togliere le S e mettere due Z, e farli tornare a Mtv, incubatrice di omologazione, che vederli ancora in giro dopo Sanremo. Oltretutto, se si va male con gli Orange, a cosa serve cambiare genere e tentare di arruffianarsi il pubblico, con altre cose già sentite e che non meritano imitazioni dannose? Sarebbe stato sicuramente meglio invitarli come ospiti, al posto di Luca e Paolo in quella idiozia sui gay (quella dei Soliti Idioti fa ridere, a differenza loro) e lasciarli al di fuori fin da subito.
Comici son comici, ma è molto meglio che non cantino e che non rilascino interviste banali, come quelle che hanno rilasciato da Radio 2 in giù, in questi giorni in riviera…
Il babà è una cosa seria.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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16. SE M’INNAMORO, SE M’INNAMORO
Mancano poche ore a San Valentino, ma sono passati trent’anni dalla vittoria dei Ricchi & Poveri, con questo successo scritto da Dario Farina e argomentato da Cristiano Minellono, allora all’apice per i testi scritti per Celentano e Cutugno. Una canzone simbolo di metà anni Ottanta per sonorità, pop ma anche vagamente disco, e per alcuni synth e suonini Casio style.
Anche la copertina fa la sua parte, con un arcobaleno stile Fiat, a cinque barre oblique. Debuttava la Croma, d’altronde, e la Y10 proiettava il disegno italiano avanti di trent’anni, in anticipo persino su Ritorno al Futuro, di cui il simbolo è un’automobile italiana, per progettazione e stile: la De Lorean, nata in Piemonte, per mano di Giugiaro.
Perché la musica è un viaggio e i viaggi in cui si ascolta più musica sono quelli in automobile. E perché entrambe, di pari passo con la moda, formano una magica triade che stabilisce i tempi e fissa i simboli nell’eternità. La stessa a cui questa canzone gloriosa non è stata collegata, ma che rimane lì, perenne, a dirci che i Ricchi & Poveri (con la E commerciale) sono una parte di quanto il Mondo collega all’Italia.
Nell’anno di Expo, loro girano ancora ogni angolo del pianeta, specialmente i paesi ex Urss. Stessa sorte toccata a Cutugno, Pupo, Riccardo Fogli e Al Bano e Romina Power.
Chissà se succederà lo stesso a chi, tra i giovani delle nuove proposte, vincerà stasera. O se non succederà più. Di certo, avremmo voluto rivedere i Ricchi & Poveri a Sanremo. Sarebbe dovuto accadere nel 2013, ma si spera che un giorno tornino, magari in quattro, come li ha conosciuti Franco Califano… Che sarà?
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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15. LE NUOVE PROPOSTE: GIOVANNI CACCAMO
Le sue quattro ore spese ad aspettare Franco Battiato, facendo la posta di fronte a casa sua, sono state ben spese.
Questo nome si imprimerà nella Musica Italiana futura, e sicuramente riserverà ottime sorprese.
Complice la gestione Sugar, ma evidentissima la forza di questo autore così giovane e perfetto, al punto da perdonargli un cognome inaccettabile, che indurrebbe a pensare a Teo Teocoli e alla cravatta in chroma key, ormai relegata a oltre un decennio fa e rimossa dall’immaginario collettivo (ma non basta). Splendida la grafica della copertina, pulita e non banale. Di grande qualità la produzione e il pezzo, di immediatissima riconoscibilità.
Qualche maligno può confonderlo con Francesco Renga, ma sono dettagli superabili. Battiato è in filigrana, ma la personalità di Giovanni Caccamo è permeata di quel mondo ed è, al contempo, autoctona.
Scaricare subito da iTunes! Prezzo corretto: 0,99 Euro.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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14. I DOS ENVIADOS
Andrea Laffranchi, comasco, è uno dei più autorevoli giornalisti italiani in ambito musicale. Scrive sul Corriere della Sera, dove condivide molto con Luzzatto Fegiz. Qualche volta ci scambiamo dei tweet, ma a Sanremo non serve essere digitali più di tanto. É inevitabile incontrarsi, anche fuori dalla sala stampa.
Tutto succede nell’arco di un solo km, tra il Palafiori e il Morandi (sede, l’anno scorso, della prima edizione di Sanremo Centric). Quest’anno, poi, il clou è al De Paris, dove si è posizionata la redazione di Tv Sorrisi e Canzoni. Fuori Sanremo e Radio Italia si sono installate al Des Londres. Inoltre, lungo Corso Matteotti, molte radio locali, provenienti da tutta Italia, occupano le vetrine dei negozi, molto londinese.
Sarebbe bello se le radio fossero così tangibili, o avessero più negozi di riferimento. Sarebbe un modo antico ma allo stesso tempo d’avanguardia di proporre la musica, oggi.
Ad abbattere qualche barriera, per la prima volta quest’anno, Radio FinestrAperta. Per la quale sono, orgogliosamente, inviato.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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13. VERY NORMAL FESTIVAL?
Avrebbe dovuto essere il festival di Suraci, di Gordon Kekko dei Negromodà, di Ultrasuoni e tutti gli altri di Cologno. Invece vince l’imprevedibilità, in un Festival che vorrebbe riuscire nell’impresa eccezionale di essere normale. Storia impossibile, in un luogo come Sanremo, sospeso tra mille punteruoli rossi e sosia di Pavarotti.
Tra Dear Jack che non esplodono, e fragole vendute a caro prezzo su iTunes. Almeno stavolta ha vinto Nek, in una serata di cover, in cui vince il tema telefonico. La sua Se Telefonando è un perfetto mash up tra la versione originale di Morricone e quella dei Delta V.
Nesli rovina Mare Mare, e l’unica cosa che non sorprende è la Galiazzo, che riesce a confermare quanto ci si aspetterebbe. Con il plus di non imitare Caterina Caselli, il cui pedaggio sarebbe stato tutto meno che scontato.
Nina Zilli travolge, ma a rimanere travolti sono i Saint Motel. Prima dal microfono, poi dalle domande imbarazzanti di Carlo Conti.
Through the barricades, Luca e Paolo in un inutile post Vizietto, degno dei peggiori oratori di Caracas.
Gli Spandau Ballet appaiono ingigantiti come Romina. Segno dell’abbondanza degli anni Ottanta, e ricordano chi se n’è andato da poche ore: Steve Strange, dei Visage, autori di un capolavoro psichedelico-newromantic come Fade to Grey.
Meno male che c’è Rocco Tanica, già autore dei Righeira e unico comico, insieme ai Boiler.
Il taglio basso colpisce Arisa, in preda alle allucinazioni, Carlo Conti improvvisamente moralizzatore ed Emma, che ingrassa di puntata in puntata, come se si abbuffasse a Tor Tre Teste durante la notte.
Le altre cover sono già sulle bancarelle, per tutti gli smartphone e di tutti i colori. Tanto non sono originali.
Spiace per Raimondo, oscurato dal Mondo per mano di Mamma Rai.
La Rai che non vedrai.
E il circo continua, tra ruote e mongolfiere, suonerie ed esclusioni di colpi. A parte il pugno nello stomaco di Moreno, che presume ma non sa colpire. I cavalli di razza si vedono sulla distanza.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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12. DA X FACTOR A SANREMO: LORENZO FRAGOLA
Fedez, mica avevi dichiarato al Corriere della Sera (a Sette, per l’esattezza) che stai rilasciando lezioni gratuite sulla discografia e sul settore? Non eri tu quello che diceva di aver regalato le proprie canzoni per fidelizzare il pubblico?
Si può intuire che non sia tu a decidere il prezzo del singolo di Lorenzo Fragola, rivelazione a X Factor, ma ancora di più in questo Sanremo… Ma 1,29 euri sono tantini. Soprattutto se si vuole che le canzoni vengano scaricate legalmente.
C’è qualcosa che non va.
Magari non 0,69, ma 0,99 sarebbe il prezzo giusto. Iva compresa.
Per il resto, la copertina ha qualcosa di troppo frettoloso e post dilettantistico. Un photoshoppismo poco virtuoso e troppo poco rough per far sembrare voluta questa sovrapposizione di luci e livelli.
Meglio ascoltare e dimenticare il prezzo, fuori mercato e opposto a qualsiasi volontà di dare vita a una fan base solida e, soprattutto, predisposta a dare valore al lavoro di Fragola e della produzione.
Forse è perché le fragole, in inverno, costano di più.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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11. RITROVARSI A SANREMO
Enzo Bollani e Franco Nisi, co-fondatore di Radio Italia, insieme a Mario Volanti. Nel 1982 ha introdotto la prima radio di sola musica italiana.
Un esempio imitato da molti altri operatori e network, nell’arco dei due decenni successivi.
In breve tempo, Radio Italia è diventata leader indiscussa, nonché presenza fissa a Sanremo.
Bollani e Nisi si conoscono dal 2002, grazie al Luna Matana Tour, di Lucio Dalla. Un amico comune, che a sua volta ha dato vita a questa ormai ultra decennale amicizia.
Dal 2004, Enzo Bollani ha collaborato anche a diversi eventi esterni di Radio Italia. Da Prato della Valle, a Padova (un grande evento, dipanato in otto edizioni) al gemellaggio Milano-Pechino. Quest’ultimo, in collaborazione con la tv di stato cinese: Cctv.
Oggi Franco Nisi si accinge a lanciare un social network musicale. Ne parleremo più approfonditamente, nei prossimi giorni.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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10. SANREMO O FESTIVALBAR?
Dopo due anni di estremismi di nicchia, Sanremo torna ad essere Sanremo.
Il mix si arricchisce di divertissement ed esotismi, ma anche di canzoni esaltanti e arrangiamenti meno intimisti del solito. Svettano i Kutso e Lorenzo Fragola, ma si fa notare anche l’evoluzione di Marco Masini, non più disperato come un tempo.
Annalisa annoia, Irene Grandi si allontana dal rock (forse per sempre) e Raf appare timido, ma la canzone piace. Nina Zilli non sola nessuno e da certezze di piacere. Moreno delude moltissimo, ma l’augurio vero è che Il Volo sia di sola andata.
Anna Tatangelo: non pervenuta. Ha persino salutato la sua fan base, forse perché ormai non più ragazza di periferia. Nigiotti è forte, anzi, fortissimo. Gli altri non si ricordano già più.
A parte Bianca Atzei, troppo checcomodista e già sentita. Peccato! Charlize Theron mantiene alto il filo e non scuce mai. Zanetti stecca, ma con amore. Conchita Wurst taglia i capelli, ma non la barba.
Pino Donaggio viene celebrato al meglio, per i cinquanta anni di Io che non vivo. Biagio antonaccizza Quando, ma Pino Mango viene relegato a pochi secondi stiracchiati, in forma di balletto. Ostracizzato fino all’ultimo, e anche oltre. Spiace molto.
Chianty torna a Savona, ma con i fiori in mano. Kaligola prende un altro bus. A questo giro, deve aver ascoltato fin troppo i Tiromancino.
Pintus si allinea a Siani, alla ricerca della comicità perduta (anche dai Soliti). Sottolineata da ulteriori siparietti esterni e da richiami ai passati finti suicidi di baudesca memoria, atti a promuovere il nuovo film con Argentero e Amendola: Noi e la Giulia. I Pilobolus incantano tutti. Bastianich soffre la mancanza di piatti da distruggere e concorrenti da umiliare. A lui, per fortuna, ci pensa Rocco Tanica. Con la partecipazione di Abo Minevole.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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9. ORMAI LO SANNO TUTTI
Il picco è toccato a loro. Ma il bacio non c’è stato, nonostante il budget.
Flessioni sul palco, mixate alla migliore tradizione genuflessoria, di vaga fantozziana memoria.
Trend Topic all’impazzata, pubblico impazzito e base da festa di piazza.
Nostalgia canaglia.
Non si poteva avere di meglio.
Ma, in molti avrebbero sognato anche un momento solista per Romina, riesumando il mai sepolto “Ballo del qua qua”. Per l’occasione, però, come dimenticare la copertina di “Felicità”, in stile Barbie + Ken Bano?
Rivorremmo anche i Ricchi e Poveri, a questo punto.
Se Putin ce li concede.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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8. LAURA SE N’E’ ANDATA E NON RITORNA PIU’
E qualche volta è un bene.
Come una carpa che risale il fiume, Nek ha compiuto l’incomputabile, a conti fatti.
Non è mai passato veramente alla soffitta o ai cassetti dei ricordi (che, non sembra, ma diciotto anni sono passati da quando trionfò, in quel Sanremo jalissico, tra un Mike straordinario, una Marini molto Marini e un Chiambretti appeso al filo), mantenendo intatta, nonostante il tempo che se ne va, l’immagine di un bravo ragazzo, nemmeno ruffiano.
Certo, “in te, lui vive in te e con mani assolutamente cucciole”, precedente al successione del ’97, lo ha messo al centro delle mire di Elio e le Storie Tese.
Ma cosa conta? In Emilia Romagna tutto dura di più. Parola di Francesco Morandi (mix probabile). Lo dimostrano i fatti, dai testi scritti per lui da Daniele Ronda, alla Stanza 26, al suo trasformarsi in Filippo Neviani, per poi tornare ad essere il Nek che non invecchia, ma migliora.
Potrebbe vincere questa edizione, perché “Fatti avanti, amore” è fatta bene.
Come è lecito aspettarsi dalla terra della Ferrari, della ceramica e dell’eccellenza. Ma anche delle Tigelle e della Musica. Verdi docet.
Esagerazione? No. Probabilissima vittoria.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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7. CHIAMAMI LARA
Molti non la conoscono, a partire da giornalisti come Michele Monina, che si sveglia tardi nel seguire il Festival ma che snobbescamente lo critica (come tutti gli altri). Beh, come fai a criticare un Festival, se godi solo a metà?
Guardarlo tutto è d’obbligo, e commentarlo è indispensabile, in questo grandissimo gruppo d’ascolto che si dipana tra Twitter, Facebook e Instagram, ma che vede anche veteranissimi, come Alberto Salerno e Mara Maionchi, costruire un sito ad hoc, ma con una chat che fa crack.
Tornando a Lara Fabian, vengono subito in mente tre cose:
1. Sarà la sosia di Dalida?
2. Sta cantando quale Cremonini?
3. Perché chiedersi chi è?
A Napoli la conoscono tutti, perché ha duettato con Gigi D’Alessio. Eppure gli snobboni la snobbano.
Certo, cantando come Dalida, si impasta in un francofonico gnagnagna, ma la pasta è eccezionale e il pezzo gira come un tourbillon.
Non a caso, c’è Fio Zanotti dietro tutto questo, con un altro Cremonini: Cristiano.
Non vincerà, ma ha tutte le carte in regola per rimanere in testa.
Ma Luigi non c’è.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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6. NON E’ MAI TROPPO PRESTO
La gara kanora è partita, con la k in quanto kermesse, ma con la k anche in quanto totalmente libera dal Fattore K. E questa è la vera novità: il ritorno al passato.
Nell’anno di Ritorno al Futuro, la sanremeria si rivela in tutto il suo contenuto lontano persino dal nazional-popolare, termine che ancora deve essere spiegato ma forse inscatolato nella famosa scatola nera di Andreotti, insieme a tanti altri segreti. Vince il viadimezzismo, in tutte le sue forme. Lo show è un mix di Tale e Quale e de I Migliori Anni, con la differenza che, a I Migliori Anni, va in onda anche la faccia in giga formato, per la serie sempreverde e nata per compiacere del “com’era, com’è”.
Quindi, in questo mix di noia e m’annoia, vincono il sosia di Troisi e il duo re-importato dalla Russia: Al Bano e Rho Mina Power. Per fare un favorino anche all’Expo, in cerca di gratuità.
Ma la scena migliore, dopo le imbarazzanti performance dislessiche di una Emma che non sa leggere nemmeno il gobbo elettronico (ma se fosse analogico, cambierebbe ben poco e darebbe la colpa al pennarello) è la flessione di Al Bano.
Per poter sistemare altri sosia in trasmissione, è arrivata la copia carbone di Dalida: Lara Fabian. Sarebbe stato molto carino riuscire a capire almeno due parole in fila, ma conta più l’imitazione, e l’arrangiamento stile Celine Dion (se Celine Dion tornasse a far qualcosa).
E alla fine arriva Nesli, che dalle prime battute rivela la cattiveria del 4 assegnatogli oggi dal Corriere della sera. La sua canzone è, unitamente a quella di Nek, l’unica a infilarsi subito nell’orecchio, e fortuna vuole che non tutti gli italiani si siano ancora infilati a letto… E’ relativamente presto, anche se non è mai troppo presto per dire qualcosa su questo grande Ritorno al Passato.
Le altre canzoni della serata? Non pervenute. A parte Annalisa, pervenuta all’Oscar della Noia, ed eleggibile come nuova Grazia Di Michele, eterna semiultima degli anni Ottanta, stasera accompagnata dall’imitatore di Berlusconi, ma con il pizzetto e qualche decina di kg in più. Non so chi sia, ma è un’agonia.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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5. BEATI GLI ULTIMI
Nesli è un personaggio che ho conosciuto quando ancora era lontano dall’essere un personaggio, sul treno che da Milano avrebbe lasciato me a Riccione e lui a Senigallia.
Era l’estate del 2000, o forse del 1999. No, 2000.
Avevo appena scoperto di essere arrivato secondo assoluto in tutto l’istituto sperimentale di grafica in cui mi sono diplomato.
Considerando che non fossi stato bocciato, anni prima, solo per simpatia e misericordia, l’escalation non era neanche andata male, ma mi scocciava un po’. Nel suo interessarmi poco, dato che già lavoravo ed ero in televisione, dietro le quinte, dove mi piaceva stare e dove sto ancora benissimo, quando succede.
Nesli lavorava alla Boutique dell’Albergo, di cui conoscevo bene le boccette che trovavo al Grand Hotel in cui alloggiavo a Riccione, e iniziava questo percorso straordinario che lo avrebbe portato esattamente dove sarà stasera: su quel palco stretto e stroboscopico che è l’Ariston, e che io posso solo provare a immaginare, non avendoci mai cantato in vita mia, nemmeno per finta.
Quindi é chiaro che sarò di parte, anche se il mio esserlo mi scagiona per un solo fatto emblematico: il non avere nemmeno un disco di Nesli, successivo a Fitte da Latte.
Fitte da Latte me lo regalò lui, su cassetta, e ancora ce l’ho, in un cassetto del piano di sopra.
Puoi benissimo capire, tu che leggi, che in quel periodo avessimo ancora tutti quello strano oggetto che si chiamava walkman, molto più spesso a cassette. Anche perché i lettori cd portatili non avevano la radio, e io ne ascoltavo tanta, esattamente come oggi.
Ma tornando a Nesli, io posso dire di aver visto, anche da lontano e anche essendoci persi di vista (tranne una volta, in cui feci la pessima figura solita nel non riconoscere le persone, ed eravamo dietro le quinte delle invasioni bignardiche), tutto il grandissimo culo che si è fatto.
E passami il termine, o tu che leggi, perché non sai quale fatica sia impiegare quindici anni dietro a quella che non è una passione, ma che ha anche spesso molto di passione e in senso di Cristo.
Nesli ha cambiato stile, mondo, prospettive, in tutti questi anni. Alcune sue canzoni, sentite di straforo, non mi hanno nemmeno entusiasmato, ma lo capisco e comunque lo ascolterei anche se non sapesse fare anche canzoni belle. E quella di stasera, che sarà proposta soltanto per ultima su quel palco aristonico, è bella. Funziona e corre veloce dentro le orecchie di chi la ascolterà.
A quell’ora io temo saremo in pochi, ma Sanremo è così.
Nel 2005 successe anche ai Negramaro, tra l’altro miei vicini di stanza in albergo. Passarono addirittura ben dopo la mezzanotte, e anche Toto Cutugno, con il quale stavo cenando, vide questa sanremata come una delle tante ingiustizie, parzialmente inevitabili però, essendo tanti gli artisti in gara ed essendo storicamente tanti anche quei momenti dispersivi e disperati di tv, che intervalla le canzoni e traduce gli ospiti.
Nesli merita il massimo, e non il 4 che oggi gli é stato attribuito da chi, nel Corriere della Sera, capisce di musica. Magari non il top dei voti, ma anche qui ci sarebbe da discutere e bisognerebbe sapere dalla gente, con una sola G, se ingloberà questa canzone e questo artista, questa persona anche molto gentile e per nulla esaltata, nel serbatoio delle proprie emozioni e nel serbatoio della propria musica.
Perché anche Donne fu stroncato. E anche Vasco arrivò ultimo.
Chissà se, stasera, il fatto di essere ultimo non sia per Nesli l’inizio della sua storia da protagonista vero. Io glielo auguro, e naturalmente anche la sua fan base particolarmente nutrita e incredibilmente varia. Segno, quando c’è varietà ed eterogeneità, che si tratti di comunicazione vera e che le parole e la musica arrivino da un artista, con la A.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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4. STIAMO UNITI
E così Sanremo arriva alla griglia.
Quella di partenza… Non quella specie di graticola di San Lorenzo che tra l’altro, nel Duomo di Grosseto, è tenuta insieme col cerotto (ma questa è un’altra storia). La cosa splendida di Sanremo è che, come in qualche modo ha sintetizzato Morandi con il suo “stiamo uniti” preciso e puntuale come il 150esimo dell’Unità d’Italia dell’ormai lontanino 2011, questo evento è forse veramente l’unico termometro, l’unico simbolo vivo e pulsante dell’unità nazionale.
L’unico in cui si può incontrare Maria Nazionale, ma anche Davide Van De Sfroos, ed anche per questo l’unico in cui le differenze si esaltano e annullano al tempo stesso, sotto lo stesso tricolore.
E’ senza dubbio un evento politico, nel senso vero del termine, disprezzato a volte dalla politica d’élite ma utile.
E’ il ponte tra il passato e il futuro, in un’era fatta di milioni di canali, di scelte e di alternative.
Sanremo riporta all’Italia delle televisioni al bar. Lo dimostra la foto che ho scattato l’altro ieri: “sosteniamo una del nostro quartiere: Bianca Atzei”. Se non è unità questa…
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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3. CHE COS’E’ SANREMO?
Di sicuro è il contrario di quanto, chiunque al Mondo, si aspetterebbe.
Un coacervo (data anche la relativa vicinanza a Cervo, splendido borgo vagamente amalfitabile) di verità e finzione, di “luogo esotico” e di elementi da città persino banale o di pianura, si simulacri e di artisti internazionali, anche quando non sono artisti.
Il tono internazionale di Sanremo è comunque l’unico punto in cui il circo si regge e mantiene alto il proprio tendone, perché da qui sono passati tutti, dal vero al falso Pavarotti.
Qui aveva casa Nobel, così come gli zar di Russia, che portarono persino le prime palme, poi acclimatate dal papà di Italo Calvino e ora minacciate, guardacaso, da un punteruolo rosso.
Il Casino è, nell’immaginario collettivo, la Musica. E, come la Musica, ha qualcosa di imprendibile e misterioso.
Intanto non si riesce a vedere da una prospettiva finita, frontale.
E’ un monumento trionfale ma seminascosto dalla collina su cui nasce, dalle sue stesse palme cresciute negli anni e ancora piccoline ai tempi in cui Nilla Pizzi cantava Grazie dei Fior o Domenico Modugno capovolgeva il Mondo con una novità come Volare. Il Casino è solo di 3/4, o al massimo si fa scoprire dal basso, in ascensione come una cattedrale, dal red carpet sulle scale che introducono ai tavoli verdi, in un trionfo di bianco e di modernità eterna, di classicismo un po’ eclettico di inizio Novecento, conterraneo del Futurismo e degli slanci della Belle Epoque.
La stessa che si è vissuta negli anni Ottanta della sorella post moderna chiamata Brutt’Epoque, quando Sanremo è risorto. E non risorta. Perché Sanremo, probabilmente, non è nemmeno una città, ma un sogno e allo stesso tempo un incubo. Per chi ci va, per chi ci capita per caso o per chi lo scopre per la prima volta o continua a scoprire il suo rimanere quasi immutato nel tempo.
E’ anche la sintesi, lo specchio dell’Italia, conservatore e costretto com’è, qualche volta, a ospitare Madonna o Eminem, o a riproporre Will Smith come se le palme facessero di questo luogo uno specchio anche di Bel Air.
Sanremo è Sanremo, come il Natale è Natale perché quando arriva, arriva.
E’ un Capodanno, con gli stessi buoni propositi, che durano solo poche ore, così come può succedere che solo poche ore durino le canzoni che passano da quel palco che esiste ma non esiste, o che – se esiste – esiste solo in televisione e solo per la sua scenografia in contina trasformazione.
Piccolissima dal vivo, enorme dal divano di casa, gigantografica ma quasi francobollica se vissuta dal vero.
Ma, soprattutto, Sanremo è la canzone d’amore, e ha lo stesso mistero di quello che vuole rappresentare, nel Paese per eccellenza della Rappresentazione, comunque al centro esatto del Mondo.
Enzo Bollani per Radio FinestrAperta
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2. IL NOSTRO INVIATO SI PRESENTA
Quest’anno, come ogni anno che Dio mi ha regalato fino a questi cristianissimi trentatré, sarò a Sanremo.
Ogni volta è diversa dalla prima, o da quella che arriverà dopo.
E’ una specie di sorpresa, e succede anche spesso che all’ultimo minuto venga chiamato in causa, dietro le quinte, oltregioco.
Ma allo stesso tempo in prima linea.
Ho persino ideato eventi spot come Sanremo Asocial, nel 2012, in risposta al Sanremo Social voluto da Gianni Morandi e Gianmarco Mazzi… Idea stimabile, ma forse con qualche vuoto di chiarezza.
Nel 2014 ho seminato l’embrione di Sanremocentric, organizzando anche una mostra che, gettando un ponte con il 1986, ho chiamato Rinascerò… Un titolo emblematico, anche un po’ premonitore, senza volerlo.
Ho scelto e ho proposto agli amici di Radio FinestrAperta di collaborare.
Ci sarà un collegamento in diretta e molti contributi stralunati, speciali, strani, dalla città dei fiori, dei coccodrilli e della Musica Italiana e del Mondo che ci guarda…
Enzo
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1. SANREMO GRAN CASINO
Il Festival della Canzone Italiana di Sanremo si avvicina e, visto che la musica è una delle nostre passioni e che tutti – o quasi – amano questo evento nazionale, abbiamo ben pensato di dare una sbirciatina dentro l’evento.
Già, avremo un vero e proprio inviato che, per tutti voi che ci seguite, si aggirerà per la Città dei Fiori e all’interno del Teatro Ariston alla ricerca di scoop. Si chiama Enzo Bollani, musicista estroverso e personaggio originale, che abbiamo avuto modo di conoscere in una recente intervista e con cui è nato un simpatico sodalizio: il nostro Enzo si intrufolerà lì dove vorremmo essere e ci racconterà che aria tira, tra vip e notizie esclusive.
Come noterete dal logo ideato da Enzo Bollani, il nostro speciale si intitola “Sanremo Gran Casino”, col doppio riferimento alla famosa sala da gioco e alla bufera mediatica che ogni anno accompagna la gara.
Tornate frequentemente su questa pagina, la aggiorneremo più volte durante la manifestazione canora.
Buon Sanremo con FinestrAperta.it!
La Redazione
Piuttosto che andare a un coercnto dell’ex-883 vado dal dentista.Ma e8 questione di gusti, e poi sta storia che e8 un signore, una persona alla mano ed educata l’ho sentita da cosec tanta gente che mi sa che e8 persino vera, e questo me lo rivaluta come uomo se non come artista.Non ce l’ho fatta a cliccare su “play”, me la passi?Cmq, ti auguro che vinca su tutta quella massa di wannabe.