È ancora largamente diffusa la convinzione secondo cui il benessere sessuale non sia un tema importante quando è in relazione alla disabilità. Lo confermano i sondaggi
Il caldo, la luce del sole che aumenta i livelli di serotonina nell’organismo, la pelle scoperta. Il relax, gli odori e i sapori della stagione estiva. Ognuno di questi fattori generalmente aumenta il desiderio sessuale di tutti, nessuno escluso. Malgrado ciò, nell’immaginario collettivo sono solo le persone con disabilità a non rientrare in questa equazione, ma senza alcun fondamento scientifico.
Innanzitutto, diciamolo ad alta voce: anche le persone con disabilità provano desiderio e piacere sessuali.
Psicologi e statisti sono da sempre interessati alle abitudini sessuali degli italiani e di questionari Censis ne sono stati somministrati parecchi, nei decenni. Tanto da conoscere ogni cambiamento delle voglie erotiche di uomini e donne del nostro Paese. Poco esplorato, però, il tema del benessere sessuale di chi ha una disabilità fisica o intellettivo-relazionale. Il sesso con una disabilità è considerato un tabù, un qualcosa che può far scaturire imbarazzo o pietismo. Per questo motivo, i disagi sessuali sono molto presenti e coinvolgono la persona disabile, ma anche i genitori e le persone che si occupano di lei. Problemi di privacy, carenza o assenza di servizi adeguati, mancanza d’istruzione sugli organi genitali, sono all’ordine del giorno.
Eppure, in continuazione, si aggiungono nuove voci, testimonianze o rivendicazioni di diritti sull’argomento. Uno studio recente è quello della dottoressa Simona Di Santo, che tramite un’indagine intitolata “The Sexual and Parenting Rights of People with Physical and Psychical Disabilities: Attitudes of Italians and Socio-Demographic Factors Involved in Recognition and Denial”, ha cercato di capire cosa ne pensassero gli italiani sulla salute sessuale dei disabili. Ciò che è emerso non è molto confortante: nella nostra società ancora dilagano preconcetti e stigmi. In questa indagine online, che ha coinvolto in forma anonima mille persone, veniva chiesto il grado di accordo o disaccordo su diversi argomenti riguardanti le persone disabili, come poter avere una sessualità soddisfacente, sposarsi o adottare un bambino. Un dato rilevante che è emerso è la differenza di come viene percepita la disabilità fisica e quella mentale. Sulla possibilità di intrattenere un rapporto sessuale con una persona disabile, la risposta frequente è “Sì, ma non per una situazione a lungo termine”.
Moltissimi poi, sono i falsi miti sulla disabilità: le persone disabili vengono immaginate solo come eterosessuali, hanno tutte indistintamente gli stessi bisogni o non sono in grado di avere un rapporto fisico. Oppure, si pensa che le persone intellettualmente disabili non comprendano la sessualità. Un quadro non molto rassicurante, rappresentato per lo più da uomini, religiosi e con un grado d’istruzione modesto. I giovani invece sono il dato positivo di questa ricerca della dottoressa Di Santo: molto più propensi ad essere d’accordo con le varie tematiche e a riconoscere che la disabilità non esclude il bisogno sessuale.
I diritti sessuali sono riconosciuti come diritti fondamentali della persona. La violazione di essi significherebbe mettersi contro i diritti dell’uguaglianza e quelli della non discriminazione, oltre a ferire profondamente la libertà, la dignità e la salute di ognuno. A volte, i pregiudizi sulla sessualità di chi ha una disabilità sono più invalidanti della disabilità stessa.
La sessualità è parte integrante della personalità di ogni essere umano. I diritti sessuali sono diritti umani universali basati sulla libertà, sulla dignità e sull’uguaglianza propri di ogni essere umano. Essendo la salute un diritto umano fondamentale, la salute sessuale deve essere un diritto umano basilare. (Carta dei diritti sessuali, Hong Kong, 1999).
(Angelica Irene Giordano)