Insieme più speciali è il video realizzato e diffuso dalla Fondazione Telethon, in collaborazione con il Sapre, Settore di abilitazione precoce dei genitori dell’Ircss Ca’ Granda di Milano, nei primi giorni di settembre per augurare a tutti i bambini con disabilità un buon primo giorno di scuola. La canzone che accompagna il filmato è Nessun grado di separazione, brano di Francesca Michielin, utilizzata per sottolineare quanto il mondo scolastico debba essere un luogo idoneo alla realizzazione dell’inclusione sociale. Ma cosa ci presenta la realtà?
POCO ACCESSIBILE FUORI… – In base ai dati diffusi da Cittadinanzattiva nel XIV Rapporto su sicurezza, qualità ed accessibilità a scuola, negli istituti italiani ci sono ancora troppe barriere architettoniche. La ricerca ha preso in esame ben dieci regioni del Bel Paese (Piemonte, Lombardia, Lazio, Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna), rivelando che nel 43% dei casi mancano posti auto riservati alle famiglie che abbiano un figlio con disabilità; nel 30% il percorso per raggiungere l’ingresso non è praticabile da chi ha problemi di deambulazione; e solo il 23% degli edifici su più piani dispone di un ascensore (anche se in una scuola su quattro non è funzionante). Situazione analoga all’interno delle strutture: troviamo barriere architettoniche nelle biblioteche (35%), nei bagni (28%), nelle aule computer (27%), nei laboratori (24%), nelle palestre (17%), nelle aule (16%), nelle mense (14%) e nei cortili (9%). Il problema però non è solo a livello strutturale.
… E DENTRO LE AULE – Sempre utilizzando i dati di Cittadinanzattiva, nel 78% dei casi studiati le aule non hanno uno spazio sufficiente per consentire il movimento della carrozzina. La mancata integrazione scolastica però passa anche da altri tipi di problemi, come l’assenza di un insegnante di sostegno che si prenda cura dell’alunno con disabilità. «I maggiori disagi si registrano sul territorio della Città Metropolitana di Milano – riferisce il presidente di Ledha, Alberto Fontana – che lo scorso 12 settembre ha inviato ai genitori degli alunni con disabilità una lettera per cui si scusa “per il disagio arrecato e per i possibili ritardi nell’avvio degli interventi” e annuncia che “per attivare nei tempi più brevi possibili gli interventi a favore dei figli intende chiedere la collaborazione agli Uffici di Piano del Territorio metropolitano e agli istituti scolastici”. […] E intanto, però, molti alunni e studenti con disabilità ancora non hanno potuto tornare a sedersi tra i banchi insieme ai loro compagni di scuola». Purtroppo non siamo di fronte ad un episodio isolato, visto che in questo periodo dell’anno, ciclicamente, si verificano spesso casi simili, portando le famiglie ad essere «disorientate e frustrate dalla mancanza di informazioni e di collaborazione da parte degli enti territoriali – continua Fontana -. Alcune, pur di garantire ai propri figli il diritto ad andare a scuola, sono disposte a pagare di tasca propria i costi per l’assistente alla comunicazione o l’assistenza ad personam. Altre li terranno a casa in attesa di avere informazioni più precise, altre ancora rincorreranno alle aule dei tribunali». Ed in altre parte d’Italia la situazione non è di certo più rosea. Chiara, 13 anni, dall’età di 5 mesi con una disabilità gravissima, frequenta la quinta elementare dell’istituto Rita Levi Montalcini di Roma. Come alunna con disabilità certificata al 100%, Chiara avrebbe diritto a 11 ore di sostegno riconosciute dall’ufficio scolastico ed altre 11 decise dal Tar del Lazio, per un totale di 22 ore a settimana. Ma, al suono della campanella del primo giorno di scuola, non c’era nessun insegnante di sostegno pronto ad occuparsi di lei. Entrata in classe il 15 settembre, può restare solo dalle 10.20 alle 12.20. «Due anni fa rimanemmo senza per tutto il mese di ottobre – sottolinea la mamma -. Lei adora la scuola, è il suo unico momento di socializzazione e i suoi compagni di classe le sono affezionati». Non siamo di fronte ad una vicenda isolata, in quanto le figure di sostegno mancano in tanti istituti italiani e in diversi casi gli Usr (Ufficio Statale Regionale) nominano docenti di altre materie pur di coprire i posti vuoti, anche se non hanno l’autorizzazione per intervenire in circostanze delicate, come la somministrazione di medicinali ad individui che soffrono di epilessia. «Ora – conclude la madre di Chiara – le ore di assistenza sono state ridotte da 8 a 6 e la nuova persona non può darle le medicine, come faremo?». È una domanda che molte famiglie si stanno ponendo, in quanto la storia di Chiara ne raccoglie molte altre identiche, e non sembra avere una soluzione immediata – come ogni anno -. Ma c’è anche di più. Qualche giorno fa, sul blog di Toni Nocchetti (Presidente dell’associazione Tutti a scuola Onlus e medico) per la testata Il Fatto Quotidiano, è stato pubblicato un dialogo che lo stesso Nocchetti ha avuto con la famiglia di A., bimbo con disabilità, a cui un istituto paritario del centro di Napoli ha chiesto – o meglio, ha costretto – di pagare 150 euro a settimana (600 euro al mese) per poter garantire al bambino la presenza di un insegnate di sostegno. Di punto in bianco, un diritto si è trasformato in una merce costosa.
RIFLESSIONI – Nonostante da anni si parli di politiche sociali rivolte all’inclusione scolastica, ancora oggi si riscontrano episodi negativi. Cosa ci vorrebbe? Di base, umanità e vicinanza al tema, in quanto molto spesso dimentichiamo come la scuola sia un momento importante di socializzazione, e d’altra parte possa permettere a tutti di scoprire e conoscere la disabilità. Poi, un impianto normativo molto più attento alle diverse esigenze. Purtroppo, le informazioni di Cittadinanzattiva mettono in luce ancora una volta una strutturalità assente, mentre la storia di Chiara mostra un ritardo consueto sull’applicazione delle disposizioni in materia, e il dialogo divulgato da Nocchetti suona come un fortissimo campanello d’allarme. Per fortuna però, qualche bella notizia la possiamo dare. A Roma, l’Anffas Ostia ha «donato all’istituto Comprensivo Tullia Zevi di Casal Palocco un sollevatore, un letto completo di sponde con materasso e un banco speciale – come riportato in una nota -. Ausili che le permetteranno di essere una delle poche scuole della Capitale in linea con le normative statali. […] Va ricordato che esiste una disposizione di legge che obbliga gli enti istituzionali a dotare gli istituti scolastici di ausili per la completa accessibilità e fruibilità delle scuole alle persone con disabilità. Con la Tullia Zevi […] sono state anche tracciate le linee guida per affiancare in maniera totalmente gratuita agli insegnanti curriculari, nostri educatori professionali che rappresenteranno un aiuto e un sostegno per gli stessi insegnanti, per gli alunni con disabilità e per i compagni». Per fortuna, c’è chi mette una pecca sugli errori altrui, ma il sostegno principale dovrebbe – anzi, deve – arrivare dal rispetto e dall’applicazione delle disposizioni legislative.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante