Secondo l’Osservatorio Ue, il consumo di ecstasy tra i giovani è aumentato di ben 2 milioni di clienti nell’ultimo anno. Poco più di un adulto europeo su quattro ha provato sostanze stupefacenti nella vita (88 milioni in totale). Questi sono solo alcuni dei dati che negli ultimi giorni sono stati diffusi in Rete riguardo al consumo e al commercio delle droghe. In Italia il dibattito è più acceso che mai, anche in vista di una possibile legiferazione del tema. Tra i vari pensieri dell’opinione pubblica e degli specialisti, spunta il problema della compravendita online di queste sostanze da parte dai minori nel Deep Web, cioè negli angoli più remoti di Internet. Per combattere questo fenomeno è stata creata S.O.N. Support, un’applicazione realizzata e sperimentata nell’Istituto Superiore Carlo Urbani di Acilia (Roma). Ne abbiamo parlato con la preside della scuola, la Dott.ssa Elisabetta Giustini, promotrice attiva del progetto.
Benvenuta su FinestrAperta.it, Dott.ssa Elisabetta Giustini. Com’è nata l’idea di creare S.O.N. Support?
“L’idea nasce da una richiesta di collaborazione del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Dipartimento politiche antidroga fatta alla nostra scuola, inizialmente per la creazione di un software di inibizione della compravendita online di sostanze stupefacenti da parte dei minori. Per questo, abbiamo contattato le forze dell’ordine, la Polizia Postale, la Direzione Centrale Servizi Antidroga e chi lavora a stretto contatto con i giovani che fanno uso di queste sostante, come l’Ordine degli Psichiatri, il reparto di Psichiatria dell’Ospedale Grassi di Ostia ed il Primario dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Successivamente, ci siamo resi conto che il software non poteva essere realizzato, perché questa soluzione difficilmente sarebbe arrivata all’arresto del fenomeno: chiuso un sito dedicato al commercio online della droga, ne sarebbe nato uno nuovo. Allora abbiamo riorientato il progetto con la creazione di un’applicazione, S.O.N. Support, e abbiamo chiesto la consultazione – per quanto riguarda i contenuti scientifici – della Federazione Italiana Medici Pediatri, andando così sempre più nel dettaglio della tematica: ad esempio, una sezione dell’app prevede una parte interattiva, dov’è possibile fare domande e ricevere risposte. Naturalmente è un work in progress, altrimenti questo strumento diventa obsoleto. Inoltre, S.O.N. Support diventerà anche sonora e al suo interno verrà inclusa la Lingua Italiana dei Segni, così da coinvolgere non vedenti e non udenti. Il nostro compito come scuola è di arrivare al più alto numero di utenti, vogliamo fare di questa iniziativa un’esperienza capillare.”
Cronaca alla mano, sono molti gli episodi di ragazzi morti a causa dell’assunzione di droghe.
“Soprattutto di età sempre più bassa. Qualche settimana fa a Napoli un ragazzino di undici anni è stato ricoverato perché ha fumato uno spinello, ma chissà che tipo di sostanze in realtà contenesse. Tra l’altro, i medici dell’urgenza ci dicono che le famiglie, o chi soccorre i ragazzi in preda a delle crisi, non sanno come intervenire, perché certe droghe sono sconosciute. Stiamo attraversando un momento drammatico rispetto a queste tematiche. Molti genitori e docenti non conoscono neanche il Deep Web, questo web profondo dove si nascondono siti di ogni tipo. Se si scavasse più nel dettaglio, verrebbe a galla un universo ancora più tremendo, che non riguarda solo la droga, ma anche il traffico di organi, esseri umani e armi.”
Quanto tempo ci è voluto a creare S.O.N. Support?
“Un anno e mezzo. Abbiamo cominciato ad organizzare tutta la progettazione ad ottobre/novembre 2015, poi è stata testata ed infine ufficializzata. Abbiamo anche pubblicato delle brochure con le testimonianze dei tecnici che hanno lavorato al programma. Inoltre, abbiamo già tenuto sei convegni in tutta Italia per informare su questo problema. Ora passeremo il testimone alla Federazione Italiana Medici Pediatri, che avrà cura di trasformare l’app dal punto di vista tecnico e la diffonderanno tra tutti i medici pediatri italiani. La scuola continuerà a monitorare il progetto, ma crediamo che sia l’intera società a doversi prendere cura della situazione: tutti dobbiamo collaborare. E, come accennato precedentemente, si coinvolgerà anche la branca della psichiatria: ad esempio, molti ragazzi che soffrono di ADHD, i più fragili in termini di autocontrollo, spesso cadono nella trappola della droga.”
Com’è stata la risposta dei genitori e degli alunni?
“In occasione dell’ultimo convegno, ho fatto un attacco molto forte parlando indegnamente di colpe, perché non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte a tale problematica. Ci sono le nostre colpe e dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, tra cui sottolineare l’uso consapevole delle nuove tecnologie. Regalare un cellulare ad un figlio non significa solo avere la possibilità di contattarlo in tutti i momenti, se non conosciamo le reali potenzialità e gli usi che se ne possono fare di uno smartphone. I ragazzi sanno utilizzare questi strumenti – non a caso, si parla di ‘nativi digitali’ -, ma non in modo del tutto coscienzioso. La colpa di questa situazione è delle scuole, rimaste indietro rispetto alle conoscenze delle moderne tecnologie, e delle famiglie. Oggi la cosa fondamentale è rivestire di senso le nostre azioni ed i nostri comportamenti, e quindi l’uso della tecnologia va ideologizzato e rivestito di etica, così come ogni manifestazione del nostro vivere quotidiano. Se noi usiamo il cellulare di ultima generazione come un mezzo e non come un fine, tutto il ruotare attorno la vita dei nostri figli diventa un’altra cosa rispetto all’immediata soddisfazione di un consumo. E quindi la risposta è stata di grande imbarazzo rispetto a queste mie denunce, ma anche di una forte presa di coscienza.”
Facciamo il punto. Si parte dall’idea che gli smartphone ed i tablet siano utilizzati principalmente in termini ludico-ricreativi, giustamente ed inconsapevolmente. Quanto però possiamo fare è cambiare questa tendenza, portando avanti un’applicazione educativa di un certo livello che, non solo ci permetta di rivalutare il mezzo stesso, ma anche la sua finalità.
“Esatto, è questo il concetto.”
C’è una scarsa sensibilizzazione attorno questa tematica. Cosa possono fare le istituzione scolastiche e la società per sollevare ancora di più il problema?
“Nel nostro progetto abbiamo coinvolto tutte le scuole d’Italia. Ora spediremo trentacinque mila brochure agli uffici scolastici regionali, che a loro volta dissemineranno questa iniziativa. In seguito, ogni istituto avrà il compito di organizzare diversi convegni per raccogliere le scuole del loro territorio e per far partire altre iniziative, che potranno comprendere altre situazioni ideali inerenti la tematica (il sabato sera, l’abbuffata alcolica e così via). Vogliamo rendere capillare la nostra attività.”
L’app aiuterà anche a spiegare il dibattito attuale sull’utilizzo di droghe a scopo terapeutico?
“Non è questo il nostro compito. Gli specialisti partecipanti al nostro progetto affermano che non esistono droghe leggere e pesanti. Io non entro nel merito, anche se ho una mio opinione, perché so che c’è un dibattito in Parlamento. Noi attendiamo quello che accadrà. Qui il problema è della certezza delle sostanze che andrebbero consumate, lo scopo della discussione è esercitare un maggiore controllo su di esse e sulla loro bontà. Non siamo noi a dover legiferare in materia, ma mettiamo in guardia il pubblico sul pericolo di questa commercializzazione.”
Dunque la parola chiave è consapevolezza.
“E soprattutto orientamento alla maturazione di certe opinioni. Dobbiamo fare in modo di scardinare l’opinione, così ciascuno può scegliere la strada migliore per la propria vita e realizzarsi come essere umano. Per fare questo però servono scelte consapevoli: la capacità di scegliere deve essere commisurata alla consapevolezza di fare del bene o del male a se stessi ed agli altri, e di non diventare un peso economico per la società.”
In chiusura, ci sono altre novità riguardo S.O.N. Support?
“L’applicazione sarà portata anche al Parlamento Europeo dal Dipartimento politiche antidroga. Si tratta della prima iniziativa su applicazione in campo europeo rispetto a questo argomento, e quindi c’è la possibilità che si espanda.”
Articolo di Angelo Andrea Vegliante