Luci e ombre dei luoghi di ricovero eredi dei vecchi manicomi
Durante l’epidemia causata dal Covid, le RSA sono state i principali bersagli poiché ospitano anziani fragili con patologie complesse più soggetti a contrarre infezioni. Pertanto, nel tempo si è acceso un forte dibattito sulla necessità di una diversa organizzazione di tali strutture e sulla loro configurazione.
In passato e in particolare fino alla chiusura degli ospedali psichiatrici, la perdita di autonomia poteva essere rappresentata in maniera aspecifica da un stato di indigenza. In questo caso, ma anche nelle situazioni in cui vi era evidenziata anche una componente sanitaria di tipo neurologico, psichiatrico o tossicologico, le cose non cambiavano e la soluzione era sempre la stessa: l’internamento in manicomio. Oggi l’inserimento di una persona in un’istituzione di ricovero in modo permanente come in RSA solitamente è motivata da ragioni che vengono definite “multifattoriali” e intricate. Tuttavia, come in passato, in questa multifattorialità gioca quasi sempre un ruolo prevalente lo stato d’indigenza. Ma a differenza del passato dovrebbe essere previsto un aumento delle strategie assistenziali, cosa che avviene solo in alcuni luoghi di ricovero, mentre in altri le risposte risultano inadeguate o del tutto inesistenti e in quest’ultime si avalla inoltre l’idea che l’assistenza familiare come parte integrante del processo di cura sia solo una mera utopia da trascurare o da demandare al personale d’assistenza.
Spesso, inoltre, vengono avviati percorsi di istituzionalizzazione di persone non autosufficienti in mancanza di soluzioni alternative nella comunità in cui vivono. Ciò spesso capita perché in Italia non c’ è assistenza alternativa a quella residenziale poiché non esiste diversa forma intensiva di aiuto a domicilio dei pazienti.
Infine, non bisogna dimenticare la lezione che ci è stata impartita dalla vicenda storica del manicomio e cioè che è assolutamente consigliabile limitare concentrazioni di pazienti che siano portatori di bisogni troppo diversi fra di loro in una stessa istituzione. Di contro spesso è quasi una regola che diventi impossibile fornire una assistenza personalizzata e differenziata a ciascun paziente ospitato nelle RSA, finendo così per trascurare le loro specifiche necessità e, di fatto, abbandonandoli a se stessi.
Nonostante ciò, le RSA continueranno a svolgere le loro attuali funzioni ed è facile prevedere che aumenteranno di numero: sia per l’incremento della domanda, sia per il perdurare della mancanza di forme di assistenza domiciliare in attuazione alla Legge 18O che potenzialmente potrebbero essere in grado di evitare almeno una quota dei ricoveri di persone non autosufficienti con patologie neuropsichiatriche.
(Ilaria Maugliani)