Il 17 febbraio 2016 veniva svelato nei minimi dettagli il dossier riguardante la candidatura di Roma alle Olimpiadi e Paralimpiadi del 2024. Durante la presentazione sono stati sottolineati tutti i possibili benefici che la Capitale riceverebbe in vista dei Giochi, come l’aumento del PIL della Regione Lazio e del suo capoluogo (si stima pari a oltre il 2,4% con una media annua intorno allo 0,4%) ed i nuovi impieghi che andrebbero ad incrementare il tasso di occupazione. Lo stesso presidente del Comitato promotore, Luca Cordero di Montezemolo, ha affermato che l’Italia e la città “hanno la forza, la cultura, la tecnologia e la voglia di accettare e di vincere una sfida”. Anche il commissario straordinario del Comune, Paolo Tronca, ha espresso soddisfazione per il documento: “Roma ce la fa e ce la deve fare”.
Ma Roma è veramente pronta per accogliere le Olimpiadi? La domanda è d’obbligo, in quanto tutti devono poter godere dei Giochi estivi. Basta però fare un giro all’interno delle stazioni metropolitane per avere la conferma su quanto la Capitale non sia alla portata di tutti, in particolare per le persone con disabilità: percorsi sensibili per non vedenti usurati e mal curati, montacarichi ed ascensori spesso rotti e, quando invece funzionano, non si trova l’addetto adibito a far usufruire del servizio. Allargando lo sfondo, troviamo marciapiedi alti e i caratteristici sampietrini romani dannosi per le ruote di una carrozzina. E poi, molte volte gli autobus non presentano pedane funzionanti per far salire le persone con disabilità. La lista è lunga.
Questa domanda l’abbiamo fatta anche a Pierpaolo Capozzi che, con il suo blog dedicato al turismo e all’inclusione sociale nei viaggi per le persone con disabilità, ItaliAccessibile, ha dato una risposta certa.
In base alle testimonianze raccolte, qual è il giudizio generale sull’accessibilità di Roma?
“La situazione dell’accessibilità a Roma oggi è drammatica. Non vivendoci, mi sono informato meglio da chi è impegnato in attività di volontariato con persone con disabilità, come il vicepresidente di Abiliatour onlus, Daniele Postiglioni. Quest’ultimo mi ha parlato di una città con moltissimi problemi strutturali, dove gli autobus urbani pubblici con pedane sono per lo più inutilizzabili. Tale criticità deriva dal malfunzionamento delle stesse, da un problema di allineamento tra questa e la banchina del marciapiede, ma sopratutto da una inadeguata formazione dei conducenti nell’utilizzarle e nell’accoglienza delle persone con disabilità motoria. Poi, non parliamo della metro! Sono pochissime le stazioni con adeguati ascensori funzionanti e sistemi per far entrare una persona con disabilità nelle vetture. Senza parlare della mancanza di assistenza diretta e veloce quando possono esserci problemi dovuti ad ascensori non funzionanti e pulsanti di chiamata non attivi. Altro grattacapo importantissimo è l’assenza di bagni pubblici per persone con disabilità in luoghi di interesse storico-artistico. Nelle capitali moderne, dovrebbe essercene almeno uno ogni 1-3 chilometri.
L’accessibilità, però, non è solo quella motoria, ma deve coinvolgere tutte le disabilità – come quelle visive e uditive. Per questo, ho parlato con la presidente dall’Associazione BlindSight Project, Laura Raffaelli, che da anni si occupa di accessibilità delle persone non vedenti nella Capitale, e mi ha parlato di una notevole arretratezza sui dispositivi che permettono ai disabili visivi di abbattere le barriere. Molte volte, pur di spendere soldi, si acquistano dei congegni costosi che non servono oppure, dove basterebbe un semplice semaforo con segnale acustico, non viene installato. Questa assenza è dovuta soprattutto a tecnici che non conoscono le reali esigenze delle persone con disabilità e non ascoltano associazioni che si occupano di questi problemi”.
Metropolitane impraticabili, spazi storici alle volte invalicabili e luoghi monumentali caratterizzati da alti scaloni. Secondo lei queste condizioni dipendono da una matrice culturale o da altri fattori?
“Si, la maggior parte delle volte è dovuta a problemi culturali radicati, ma anche da altri fattori: ad esempio, problemi economici dei comuni, professionisti del settore non informati sull’aspetto dell’accessibilità e su come si potrebbero abbattere le barriere architettoniche con minori costi e maggiore efficacia”.
Roma è una delle candidate per ospitare le Olimpiadi del 2024. A suo giudizio, la Capitale è pronta per accogliere un evento di tale portata?
“Ad oggi, credo che Roma non sia pronta ad ospitare le Olimpiadi per i problemi comunali che tutti sappiamo. Però al 2024 mancano ancora otto anni e voglio essere ottimista per il futuro”.
Come vede la candidatura alle Olimpiadi di una città caratterizzata da diverse problematiche strutturali?
“Per le Olimpiadi del 2024 è stato presentato un bel progetto, anche rivolto all’accessibilità. Per le strutture esistenti si prevede un ammodernamento, mentre per quelle da costruire si è pensato all’abbattimento delle barriere architettoniche. Poi anche il Comune deve fare il suo dovere per le strutture urbane ed i mezzi di trasporto locali. Quindi può essere una bella opportunità per far diventare Roma una capitale accessibile e fruibile per tutti. Naturalmente, sarebbe opportuno creare un osservatorio sull’accessibilità coinvolgendo tutte le associazioni – come ItaliAccessibile-Associazione L’Ancora che si occupa di queste problematiche ogni giorno”.
Anche una parte del mondo politico non è convinta di questa candidatura, tanto da aver fatto partire un referendum popolare basato su diverse motivazioni: oltre ai possibili problemi legati ai costi derivanti da un progetto da miliardi di euro, che andrebbero a gravare il peso delle tasse italiane, l’accento è stato posto sull’insufficiente accessibilità di una città non adatta ad una persona con disabilità, come ha testimoniato poc’anzi lo stesso Capozzi. In pratica – come si può vedere da un video pubblicato sulla pagina Facebook del referendum – il concetto è il seguente: se una persona con disabilità motoria non riesce a vivere quotidianamente la Capitale, quanto potranno essere accessibili queste olimpiadi?
Articolo di Angelo Andrea Vegliante