Torniamo a parlare di dipendenze e in particolare di quelle legate al cibo, approfondendo la conoscenza di un fenomeno non molto conosciuto: il disturbo da alimentazione incontrollata
L’universo dei disturbi alimentari è vasto e complesso. È sempre sintomo di un disagio psicologico e può prendere molte forme, dall’anoressia alla bulimia, passando per l’ortoressia. In questa sede approfondiremo una di queste forme, denominata binge eating disorder o disturbo da alimentazione incontrollata. Ne capiamo di più con l’aiuto di Aurora Caporossi, presidente di Animenta, associazione che si occupa su tutto il territorio nazionale di disturbi del comportamento alimentari.
Quando il rapporto col cibo diventa un problema
Cominciamo col delineare il quadro generale: “Il disturbo alimentare – spiega Aurora Caporossi – è una malattia mentale che si sviluppa attraverso un rapporto complesso con corpo, cibo e peso. Rapporto che in realtà è l’espressione di un disagio più profondo che non si riesce a trasmettere a parole. È una malattia che coinvolge tre milioni di italiani, di cui due milioni di adolescenti. L’avvento della pandemia di Covid ha abbassato ulteriormente l’età dell’insorgenza di questi disturbi, facendo emergere casi addirittura tra i sette e gli otto anni”.
Chi è maggiormente esposto
Tradizionalmente i disturbi del comportamento alimentare vengono associati all’universo femminile e in effetti ne sono colpite per la maggior parte dei casi le donne, ma col tempo questa distinzione sta venendo meno. L’età più critica è quella dell’adolescenza perché ci si confronta con la propria identità e con il proprio corpo che cambia. Il disturbo alimentare si inserisce spesso in questo contesto, che per alcuni può essere molto difficile.
Il disturbo da alimentazione incontrollata
Il binge eating disorder è caratterizzato da grandi abbuffate compulsive, seguite da un profondo senso di colpa. Come spiega Caporossi, “Una persona che si abbuffa non è un individuo con poca forza di volontà o semplicemente un mangione. Nelle abbuffate si nasconde spesso un profondo senso di vuoto, che viene colmato attraverso il rapporto con il cibo“.
Si tratta di un disturbo per alcuni versi nuovo, nel senso che solo dal 2013 è stato inserito nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, anche se è sempre esistito.
Danni per il fisico, ma soprattutto per la mente
Il disturbo da alimentazione incontrollata porta inevitabilmente al sovrappeso e a volte a una condizione di obesità. Gli effetti dannosi sul fisico sono diversi, ma quelli maggiori sono quelli sulla psiche perché chi soffre di questo disturbo tende ad isolarsi sempre di più, si sente sempre inadeguato, non partecipa più agli eventi conviviali.
Uscirne si può
È importante rivolgersi a un centro o a dei professionisti che si occupano di disturbi alimentari. La presidente di Aimenta sottolinea: “Il fatto che siano specializzati in queste malattie è un punto fondamentale perché si tratta di patologie che hanno la necessità di essere gestite da un’équipe multidisciplinare formata da un medico, uno psicologo, un nutrizionista e altre figure che abbiano già trattato la malattia e la conoscono. Ma non bisogna cadere nell’errore di affidarsi a professionisti generalisti”.
Chiudiamo con un messaggio per chi dovesse trovarsi o conoscere persone in difficoltà: “Bisogna chiedere aiuto sempre. Dai disturbi alimentari si guarisce se la società e le istituzioni danno la possibilità alle persone di chiedere aiuto”, conclude Caporossi.
Per trovare il più vicino centro per la cura dei disturbi alimentari, si può consultare la mappatura dell’intero territorio nazionale presente sulla piattaforma dell’Istituto Superiore di Sanità.
(Manuel Tartaglia)