Durante la pandemia di covid-19, brusca diminuzione delle denunce per violenza domestica, ma non è un buon segno
Dal 22 marzo 2020, ovvero da quando è entrato in vigore il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri con le sue “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da covid-19”, gli italiani si sono visti costretti a restare a casa propria perché è l’unico posto sicuro. In alcuni casi, però, il pericolo non è fuori, ma dentro casa. Sono, infatti, centinaia le vittime di violenza domestica che, in questo periodo di quarantena, sono obbligate a restare a casa con i propri carnefici.
Da ciò che riportano i dati Istat, più del 30% delle donne ha subito, durante il corso della propria vita, una qualche forma di violenza fisica o sessuale e solo il 7% dei casi violenza domestica viene denunciato.
Durante la quarantena, c’è stato un drastico calo delle denunce per abusi domestici, ma ciò è solo il sintomo dell’impossibilità delle vittime di comunicare la loro condizione. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, lancia l’allarme: “L’isolamento espone le vittime al rischio di subire abusi senza avere nemmeno la possibilità di chiedere aiuto. Nella regione cinese dell’Hubei, durante il lockdown, le violenze sono più che raddoppiate. In Francia si è registrato già un aumento del 30%. In Argentina 9 femminicidi in pochi giorni. Un’emergenza che riguarda tutti i paesi e si aggiunge a quella sanitaria”.
In Italia, nelle prime settimane della quarantena, le chiamate ai centri antiviolenza erano diminuite in modo preoccupante. Ma la campagna di comunicazione del governo sul numero 1522, il numero ministeriale per denunciare le violenze domestiche, comincia a dare qualche risultato. Le richieste di aiuto tornano lentamente ad aumentare. E in campo sono scesi anche i farmacisti che, con un protocollo firmato dalla federazione, si impegnano a promuovere il 1522 e a dare le informazioni alle donne che si rivolgono a loro in cerca di aiuto.
“Le farmacie rappresentano in questo momento un importante presidio per le vittime di violenza, sia per la prossimità con le famiglie e con chi si trova in una situazione di pericolo, sia per il rapporto confidenziale che tante volte si crea con il farmacista e che adesso può essere di grande aiuto”, dichiara l’avvocato Andrea Catizone, portavoce dell’associazione Staffetta Democratica. L’associazione è stata tra le promotrici dell’appello al premier Conte perché il governo intervenisse in soccorso delle donne a rischio violenza e della campagna “Mascherina 1522″, che suona come una sorta di nome in codice che equivale a una richiesta di aiuto.
Si segnalano anche altre iniziative, che vanno dalla circolare del capo della polizia Franco Gabrielli ai prefetti e ai questori per sollecitare la massima attenzione su questo fronte, alla app Youpol della Polizia di Stato, che può essere scaricata sui cellulari e utilizzata da chi sia vittima o testimone di episodi di violenza domestica per chiedere aiuto. “Il messaggio chiaro che arriva da tutte queste iniziative è che le limitazioni non riguardano le violenze e le donne non devono sentirsi né sole né demoralizzate – aggiunge Catizone – ma devono continuare a denunciare anche in questa situazione di emergenza”.
(Giuseppe Franchina)