Quando il web si indigna, un fatto diventa notizia. Ormai il potere dell’informazione è sempre più in mano a chi commenta e condivide. Solo qualche giorno fa, gli utenti della rete si scagliavano contro un video che ritraeva John Lennon prendere in giro le persone con disabilità. Durante una sua esibizione infatti l’artista ha improvvisamente cominciato a sbiascicare parole, mettere la lingua di fuori e fare gesti inconsueti. “Battete le mani, battete i piedi sul pavimento” sono le parole che accompagnavano questo deplorevole siparietto.
Non si tratta però dell’unico personaggio passato alle cronache della musica per parole e/o azioni infelici nei confronti della disabilità. Uno dei casi più eclatanti riguarda Kanye West. Il rapper fu protagonista nel settembre 2014 per ben due gaffe nel lasso di pochi giorni. Durante alcuni concerti in Australia, l’artista si è lasciato andare a dichiarazioni abbastanza sgraziate. Al pubblico di Melbourne urlò “E ora alzatevi tutti in piedi, a meno che non siate tutti handicappati, con il pass speciale o robe del genere”. Durante lo spettacolo di Sydney invece, dopo aver notato due persone sedute che non si alzavano mai per le sue canzoni, fermò l’esibizione di Good Life e intimò ai due di mettersi in piedi: “Non ho mai dovuto aspettare così tanto per far partire una canzone, è incredibile” la sua accusa. Poi ritirata, visto che un addetto alla sicurezza certificò che si trattavano di persone con disabilità. In merito alle due situazioni imbarazzanti, Kanye non si pronunciò mai direttamente. Ma ad uno degli show seguenti, tenne un monologo di cinque minuti in cui se la prese con artisti della televisione e i media in generale, concludendo che secondo lui era colpa dei mezzi di informazione: “Volete che le masse leggano un titolo negativo e pensino che io sia una persona cattiva” – concludeva West – “Io non giudico nessuno, voglio semplicemente dire chi sono: un uomo sposato e cristiano”. Fino a qui ci siamo. E le scuse?
Se una dichiarazione fa male, figuratevi un’azione. Protagonista di questo epiteto è il cantante country Garth Brooks, citato in giudizio da un gruppo di disabili per aver limitato i posti riservati alle carrozzelle durante un concerto del 1998 a Seattle, al fine di far entrare graziose fanciulle nelle prime due file. Nonostante lo stesso gruppo avesse denunciato un caso simile in un concerto di Brooks del 1993 a Tacoma, l’entourage giustificò il tutto affermando che alcune delle sedie in prima fila fossero sempre riservate a familiari ed amici. Inoltre un giudice fece cadere la responsabilità diretta di Brooks, in quanto il cantante non poteva avere controllo sulle operazioni relative ai posti. Colpa mia o colpa tua, intanto ancora una volta certi diritti vengono scavalcati e insultati.
Dichiarazioni, azioni e testi delle canzoni. Anche queste ultime possono essere messe a giudizio. Nel 2006 un’Associazione britannica per le persone con disabilità accusò Robbie Williams di sbeffeggiare gli Special Olympics all’interno di Rudebox: “Dance like you just won the Special Olympics” fu la frase incriminata. Anne Pridmore, presidentessa del British Council of Disabled People, rilasciò dichiarazioni molto forti in merito al brano: “Sono una grande fan di Williams, sono anche andata a vederlo recentemente, ma questo album non ho intenzione di comprarlo. Trovo che il testo sugli Special Olympics sia altamente offensivo”. Immediata fu la replica della portavoce dell’artista: “Robbie adora ogni genere di sport ed ha grande ammirazione per gli atleti disabili”. Rispetto però ai primi due casi, quando si tratta di un testo di una canzone tutto si basa sull’interpretazione che se ne fa. Da una parte può sembrare che l’artista consideri di scarso livello gli Special Olympics, dall’altro invece si può benissimo parafrase come omaggio alla kermesse sportiva, visto che i partecipanti a questa manifestazione sono ragazze e ragazzi senza sponsor miliardari alle spalle, vincitori di una medaglia non contaminata da legami burocratici e finanziari.
Ad ogni modo, ricordandoci che questi atteggiamenti ignoranti vanno sempre condannati – che siano di un cittadino ordinario o di un artista mondiale -, ciò che viene da sottolineare è la facilità con la quale oggi la rete – parafrasi delle persone – si mobilita. Certo, il web permette una trasmissione di idee molto più fluida. Ma questi atteggiamenti sono stati al centro delle cronache prima del 2015, non sono fatti nati la scorsa settimana. Perché oggi si e ieri no? “I tempi erano diversi”, direbbe qualcuno. Non è una scusante e una giustificazione plausibile, visto che oggi assistiamo ancora a scene meno marcate fatte da tante altre persone, vip o meno. C’è sempre un essere umano infatti che lede le persone con disabilità, con azioni e parole che minano la realtà dei diritti sociali. Ora condanniamo l’azione di una star morta circa trentacinque anni fa e, nel contempo, lasciamo passare altre forme di discriminazione, meno vistose e più diffuse a livello comportamentale: parcheggi per disabili occupati da normodotati, falsi invalidi, aziende che preferiscono pagare more al fine di non assumere persone con disabilità. Situazioni che poi ricadono sul portafoglio delle comunità, visto che i soldi dei contribuenti vanno a risanare multe ed effrazioni commesse contro questi diritti – se la si vuole vedere anche in termini economici. La lista per indignarsi su chi prende in giro i disabili è lunghissima, eppure fa notizia in determinate cerchie sociali e basta. Sporadici riferimenti nel web, poi più nulla. La si lascia nel cassetto, pensando che difendere le persone con disabilità richieda un ruolo da salvatore della patria che oggi nessuno vuole indossare. Quando, in realtà, serve solo rispettare i diritti sociali che stanno a capo di tutto.
Ultima considerazione da fare. Da una parte le star dovrebbero ricordarsi il ruolo che ricoprono. Ogni parola pronunciata e cantata, od ogni azione commessa, ha una risonanza mondiale. A fronte di questo pensiero, gli artisti dovrebbero considerare più volte quanto sta per dire, per non cadere nella fesseria. Anche perché chi compra un determinato cd musicale è anche una persona seduta in carrozzina. Inoltre, se vogliamo pensare a certe uscite come a plausibili trovate pubblicitarie, si potrebbero invitare i personaggi della musica a ripensare alle strategie di comunicazione pianificate. Certo, la polemica oggi fa notizia, ma non deve andare a ledere la natura di persone che non hanno nulla a che vedere con le regole del marketing. Dall’altra parte però i fan non devono farsi trarre in inganno: perché indignarsi unicamente su queste dichiarazioni e poi rubare i parcheggi sui posti per le persone con disabilità senza averne il diritto? Perché continuare a fingersi invalidi per trafugare sovvenzioni economiche a chi davvero ne necessita?
Articolo di Angelo Andrea Vegliante