Entrare nell’immaginario collettivo di una società significa rispettare i canoni artistici e culturali convenzionali. I membri di una qualsiasi società si riconoscono in quei tratti comuni, escludendo a priori qualsiasi concetto e/o immagine che possa risultare diverso/a. Il sociologo statunitense Howard Saul Becker li chiama i mondi dell’arte, ognuno dei quali vive grazie alle regole promulgate dalla convenzioni artistiche, estetiche e culturali, che possono però formarsi anche attraverso canoni anticonvenzionali. Rompere quegli schemi, nei quali le immagini dell’uomo scultoreo e della donna longilinea ricalcano gli stereotipi della bellezza e del divino amore, significa rappresentarsi in un nuovo corpo, idealizzarsi in quel canone estetico mai creato prima, fino ad accettare ed attribuire senso a quell’immagine.
Viktoria Modesta Moskalova utilizza proprio l’immagine per rompere questi schemi prefissati dalla società occidentale, definita, nell’immaginario comune, civilmente perfetta. Lei, cantautrice modella di 26 anni, inglese di origine lettone, ha perso la gamba sinistra nel 2007 per sua volontà, visto che fin dalla nascita era nata con una malformazione e le cure mediche prestate non furono sufficientemente adeguate.
Viktoria sta spopolando in Gran Bretagna grazie al suo nuovo video musicale “Prototype”, lanciato la scorsa settimana da Channel4 in occasione della finale di X Factor. L’opinione pubblica la definisce la nuova artista, la nuova popstar. Ma come si è andata a creare questa definizione?
“Prototype” è una canzone rock, dai toni duri, taglienti e aggressivi. L’intento di Viktoria è far entrare la disabilità nel modello di immaginario comune. “Forget what you know about disability” (“Dimentica ciò che sai sulla disabilità”) è il messaggio che apre il video musicale di questa artista emergente, che mostra l’idealizzazione dell’estensione bionica di un arto, di una diversità di corpo che diventa modello di una cultura condivisa. La critica forte ai media rivela come essi possono essere veri promotori di una nuova coscienza sociale, che prima di tutto parte dalla costruzione di senso e di fondamento logico del nuovo modello proposto. Viktoria riesce a fare un passo di qualità, quello fatto anche qualche tempo prima da Pistorius e Versace: presentare la disabilità, mostrarla nella sua cruda realtà, idealizzarla nella sua neutralità, ciberneticamente supportata.
La stessa gamba cibernetica inoltre diventa idea di un qualcosa da possedere. L’immagine, focalizzata nella maggior parte del video sul richiamo all’arto mancante, riesce a fare quello che il marketing costruisce ogni giorno: incitare ad avere, possedere quell’idea di forma. La gamba mancante diventa condizione positiva per avere quell’arto cibernetico.
Infine, il tratto duro della canzone e dell’immagine non è lasciato al caso. Lo stereotipo della persona con disabilità è legata spesso ad una condizione di persona “povera”, buona di carattere. Viktoria stravolge questa caratteristica, fino a normalizzarla: la disabilità non condiziona la persona nell’immaginario collettivo, la cantante mostra durezza e cattiveria, non diverse da quanto ogni membro della società possa dimostrare.