Ha sette anni ma è oggi più che mai attuale, la canzone che dà voce alle madri che chiedono la pace
In mezzo al caos e alla discordia del nuovo conflitto israelo-palestinese, si riscopre la speranza attraverso la potente canzone Prayer of the Mothers, interpretata dall’artista israeliana Yael Deckelbaum nel 2016. Questo brano ha nel tempo assunto un significato particolare all’interno del contesto complesso e disperato del Medio Oriente.
Ciò che rende questa canzone così importante è il suo originale punto di partenza. “Prayer of the Mothers nasce da un movimento di donne coraggiose, molte delle quali madri, che hanno deciso di unire le loro voci per chiedere una fine al conflitto che ha causato sofferenza alle loro famiglie e alle loro comunità per generazioni. Questo brano, perciò, rappresenta le madri provenienti da entrambi i lati del conflitto, unite dal comune desiderio di pace e riconciliazione.
Prayer of the Mothers cattura l’essenza di un desiderio condiviso, quello di vedere un futuro in cui i loro figli possano crescere lontani dalla paura e dalla violenza. La musica è solo il mezzo unificante di questa volontà. Il testo richiama un’urgenza universale per la pace. La canzone è diventata un simbolo di speranza e riconciliazione tra i palestinesi e gli israeliani e nasce a seguito di un’alleanza nata tra la cantautrice e un gruppo di donne alla guida del movimento “Women Wage Peace”. Movimento nato nell’estate del 2014 durante l’operazione militare “Margine di protezione”, uno dei tanti lampi di guerra fra Israele e Gaza.
Nel video della canzone sono presenti donne di moltissime religioni diverse, intervallate dalle immagini della reale marcia avvenuta nell’ottobre del 2016. Più di 3mila donne, sia israeliane che palestinesi, hanno partecipato camminando dal nord di Israele fino a Gerusalemme. La marcia si è conclusa con una manifestazione di fronte alla residenza ufficiale del primo ministro Netanyahu. Tra i relatori dell’evento era presente anche Leymah Gbowee, un’attivista liberiana per la pace che ha ricevuto il Premio Nobel nel 2011, nota per il suo contributo alla fine della seconda guerra civile liberiana. Marcia, questa per la pace, tra l’altro ripetuta tre giorni prima del fatidico 7 ottobre 2023.
Sette anni di vita per una canzone, adesso come prima, più attuale che mai. Capace, di nuovo, di farci comprendere come il conflitto abbia radici profonde e dolorose per entrambe le parti.
(Angelica Irene Giordano)