Nasce dall’amicizia coi suoi amici scomparsi, l’esigenza di Marco Imbrogno di destinare all’associazione i ricavi del suo libro
Dallo scorso novembre è possibile acquistare I fiumi abbandonano le foci, la nuova raccolta di poesie di Marco Imbrogno. Una parte dei ricavati dalla vendita di questo libro, pubblicato dalla casa editrice Scrivere Poesia, sarà devoluta alla UILDM. Abbiamo deciso di intervistare l’autore.
Per questa raccolta di poesie hai scelto un titolo molto particolare. Ce lo puoi spiegare?
“Il titolo vuole rendere l’idea di qualcosa che non si può contenere, qualcosa che mi ha lasciato e altre che dovrò lasciare. Quando scrivo, la corsa di questo fiume che abbandona la foce rallenta e per questo motivo io non potevo fare a meno di scrivere questo libro”.
Quali sono i temi trattati?
“Il distacco e il senso di abbandono che questo provoca, la necessità di contatto con il prossimo, il tempo che non si può fermare e la volontà di fermarlo. C’è una forte volontà di rimanere nel passato e mancanza di fiducia nel futuro”.
Ci puoi anticipare una poesia?
Le risate il caldo
La certezza l’altro
Le risposte l’alto”
Come sei venuto in contatto con la casa editrice?
“Ho conosciuto Scrivere Poesia tramite internet. Posso affermare con certezza che sono fortunato ad aver conosciuto Pietro Fratta, che è un poeta prima di essere un editore. Il supporto è costante e mi fa sentire al centro dell’attenzione dando del prestigio letterario alle mie parole”.
Perché hai deciso di donare una parte dei proventi alla UILDM?
“I miei amici fraterni, i gemelli Lazzari, erano affetti da distrofia muscolare. Per loro tramite ho frequentato la UILDM. Anche se in una parte minima, con Pietro abbiamo vorremmo dare il nostro contributo per quelle che sono le nostre possibilità. Sono legato alla UILDM come a ogni cosa che mi tiene vivo il ricordo dei gemelli”.
Perché hai scelto di esprimerti attraverso la poesia?
“Quest’anno compio quarant’anni e scrivo da quando ne ho venti. La necessità di scrivere è arrivata gradualmente fino al momento in cui ho perso una persona importante. In quel momento scrivevo parole senza controllo, direi senza senso. Il significato e la forma sono arrivati nel tempo. Nel mio modo di esprimermi succede spesso che le parole siano scritte prima che io ne capisca il significato”.
Cosa significa scrivere?
“È un atto di riconciliazione al quale non potrò mai sottrarmi. Scrivo con costanza, in quanto a volte lo faccio per sfogarmi o per tenere vive le cose che non ci sono più. Mi sento particolarmente soddisfatto da quello che scrivo quando provo una forte malinconia. In questo momento della mia vita la scrittura è il mio migliore amico”.
Qual è Il legame tra tempo, scrittura, ricordi ed esistenza?
“Con la mia raccolta di poesia ho cercato di contenere il tempo che sfugge dalle mani, dato che spesso ho sentito dire che il tempo risiede nelle cose che si scrivono. Ho cercato delle risposte e quando non le ho trovate ho posto delle domande ben precise. Le ho poste a me stesso e alle persone che troveranno del tempo per leggere”.
Ci sono dei poeti che ti hanno ispirato e portato verso la poesia?
“Mi sono avvicinato alla poesia grazie a Jim Morrison, per il tramite del quale ho scoperto Rimbaud e Blake. Apprezzo molto Mallarmé. In realtà mi piace scoprire poeti contemporanei sconosciuti, nei quali riconosco l’onestà e l’essenza. Non mi piacciono le persone che si scrivono addosso”.
Cosa aiuta il processo creativo, per te?
“La musica e la malinconia”.
Stai già lavorando ad altro?
“Sto cercando di scrivere la storia della mia amicizia coi gemelli Lazzari. Da un lato vorrei aver quasi finito di scriverlo, dall’altro vorrei continuare a scriverla per sempre”.
C’è una canzone che ti aiuta a scrivere?
“Sono grato a Bob Dylan di toccare quella parte interna di me che fa scattare la necessità di scrivere. Tryin’ to Get to Heaven è la canzone più ispiratrice”.
(Elisa Marino)