Le prodezze irripetibili di Diego Armando Maradona. Le reazioni nel mondo dopo la sua dipartita
La morte di Maradona ha sconvolto tutto il mondo dello sport e in particolare quello del calcio che piange il più forte, tra i numeri 10, di tutti i tempi. È stata una vera e propria doccia gelata per gli appassionati dello sport, la notizia della morte di Diego Armando Maradona, il 25 novembre (stesso giorno della scomparsa di Best, altro memorabile giocatore), che lo scorso 30 ottobre aveva compiuto sessant’anni.
Le cause della morte e l’inchiesta. È stato un arresto cardiorespiratorio che lo ha colpito nel sonno, a risultare fatale a Maradona. Inutili i soccorsi e i tentativi di rianimarlo da parte del personale medico che lo assisteva nella sua abitazione a Tigre, vicino a Buenos Aires, in seguito all’intervento chirurgico alla testa per rimuovere un edema subdurale causato da un trauma cranico pregresso. Sulla sua morte è stata aperta un’inchiesta da parte della magistratura viste le tante incertezze e le testimonianze contraddittorie raccolte, che riguardano soprattutto i soccorritori.
Gli inizi della carriera. Tira i primi calci a un pallone di cuoio a Villa Fiorito, zona povera di Buenos Aires ed entra nelle “Cebollitas”, le giovanili dell’Argentinos Juniors. Nel 1976, non ancora sedicenne, debutta in prima squadra ed è il più giovane esordiente nella prima divisione argentina (record battuto da Aguero nel 2003), a diciott’anni è capocannoniere con ventidue reti, di cui una da centrocampo dopo il fischio d’inizio. Nel 1979 e nel 1980 vince il Pallone D’Oro sudamericano, premio che spetta al miglior calciatore del continente. L’anno successivo vince il Campionato Metropolitano di Apertura con il Boca Juniors, realizzando ventotto reti in quaranta gare. Nel 1982 si trasferisce al Barcellona per circa 12 miliardi di lire e con la maglia blaugrana conquista la Coppa del Re e la Copa de la Liga, entrambe battendo il Real Madrid.
Gli anni d’oro al Napoli. Ingaggiato dal Barça per 13 miliardi e mezzo di lire, il 5 luglio 1984 viene presentato al San Paolo davanti a circa 80mila tifosi. In sette anni il Napoli trascinato da Maradona vince due scudetti (’86-’87 e ’89-’90) una Coppa Italia (‘89), una Supercoppa Italiana (’90) e una Coppa Uefa nella finale contro lo Stoccarda. Nel 1989 il Presidente Ferlaino blocca in extremis il trasferimento di Diego all’Olimpique Marsiglia.
Tra le prodezze in maglia azzurra da citare sicuramente la famosissima punizione contro la Juve dall’interno dell’area e un gol a pallonetto da centrocampo contro il Verona.
L’esperienza italiana termina il 17 marzo 1991 dopo Napoli-Bari, quando al test antidoping risulta positivo alla cocaina, costandogli un anno e mezzo di squalifica.
Ritiro dal calcio giocato. Dopo una breve parentesi al Siviglia e al Newell’s Old Boys in Argentina e aver vinto il Pallone d’Oro alla carriera nel 1995, si ritira dal calcio giocato il 25/10/1997 dopo un superclàsico tra River Palte e Boca Juniors.
Nazionale. Debutta nel 1977 ma non viene convocato per i Mondiali del 1978, vinti proprio dall’Argentina (per la prima volta nella sua storia). Vince il Mondiale messicano del 1986 con i celebri quarti di finale contro l’Inghilterra, nei quali realizza due gol storici: la “Mano de Dios”, segnato di mano anticipando l’uscita del portiere Shilton e convalidato dall’arbitro Bennaceur e successivamente grazie a una meravigliosa azione personale di Diego che, partito da centrocampo, dribbla tutti gli avversari e va in rete. Quest’utlimo gol è stato votato nel 2002 come “gol del secolo” in un sondaggio Fifa.
Le reazioni e gli omaggi nel mondo. Nonostante la pandemia in corso, in tutto il mondo hanno voluto rendere omaggio a Maradona: in Argentina in migliaia hanno voluto assistere alla veglia funebre, portando anche a numerosi scontri tra i tifosi e la polizia che cercava di far rispettare le regole anti-COVID; su tutti i campi, nazionali e internazionali, si è osservato un minuto di silenzio e anche gli All Blacks, la nazionale della Nuova Zelanda di rugby, lo ha ricordato inginocchiandosi durante la Haka in suo onore.
Ma è a Napoli che si è assistito a un vero e proprio fiume di affetto nei suoi confronti, infatti sotto la Curva B dello stadio San Paolo si sono radunati migliaia di tifosi con fumogeni, sciarpe, maglie ed altri omaggi intonando i cori dedicati al campione; lo stesso è accaduto sotto i murales che ritraggono El Pibe de Oro (nei quartieri spagnoli e a San Giovani a Teduccio) che si sono trasformati in veri e propri altari dove i tifosi hanno acceso candele e lasciato fiori, maglie, sciarpe e si sono stretti nella commozione.
Inoltre, nella città partenopea l’attuale stadio San Paolo presto s’intitolerà “Diego Armando Maradona”, così come la stazione Mostra della ferrovia Cumana, inaugurata nei giorni scorsi, dove Diego è raffigurato con la corona sulla testa mentre gli artigiani del Presepe di Via San Gregorio Armeno gli hanno dedicato una statuina con la divisa del Napoli e le ali dietro la schiena.
Un amore incondizionato e indossolubile, quello tra Napoli e il suo “Dio” Maradona, che lega generazioni diverse e i tifosi in tutto il mondo per aver portato la bellezza e la magia nel calcio.
Sta per terminare questo 2020 che, per l’ennesima volta, ci ha fatto soffrire, portandosi via il più forte tra i numeri dieci. Ad10s Diego.
(Lucia Romani)