Cos’è l’afasia e in che modo si riabilita un paziente afasico. Intervista alla dottoressa Simona Leonardi
L’Aita (Associazione Italiana Afasici) dà una descrizione semplice ma efficace dell’afasia:
Gli afasici soffrono di disturbi del linguaggio causati da lesioni cerebrali (trombosi, emorragie, traumi cranici, tumori, encefaliti)”.
Queste lesioni non alterano la loro intelligenza, o la loro capacità di provare sentimenti come chiunque altro. Esse impediscono, però, di utilizzare normalmente il linguaggio nelle attività di tutti i giorni. Approfondiamo l’argomento con la Dottoressa Simona Leonardi, Psicologa presso l’Irccs Bonino-Pulejo di Messina, che si occupa di Riabilitazione cognitiva avanzata per i pazienti afasici post ictus, tramite l’impiego di software.
Quali sono le conseguenze a cui porta l’afasia post ictale?
“L’afasia è un disturbo del linguaggio che compare in seguito a lesione del Sistema Nervoso Centrale, le conseguenze dipendono dalla tipologia di Afasia, in generale si suddividono in afasie fluenti, in cui il paziente mantiene il linguaggio, ma con un’insalata di parole, cioè le parole che produce non hanno significato e il fiume di parole non è contestualizzato, inoltre ha difficoltà ad eseguire ordini semplici; anche l’attenzione e la concentrazione sono inficiate. Invece, nell’afasia non fluente, il paziente ha una forte difficoltà nella produzione del parlato, mentre la comprensione, seppur inficiata, ha un margine di recupero più ampio”.
Come si riabilita l’afasia?
“All’Irccs viene trattata con il software Power-Afa, creato ad hoc per i pazienti afasici”.
Che ruolo ha lo psicologo all’interno del progetto riabilitativo con soggetti afasici?
“Lo psicologo ha una funzione importante nel progetto riabilitativo e lavora in sinergia con il logopedista, pur lavorando su due livelli del linguaggio diversi, i nostri ruoli si integrano. Chiaramente il logopedista si occupa della parte meccanica del linguaggio, mentre lo psicologo lavora sui domini cognitivi correlati all’afasia (attenzione, funzioni esecutive, prassie). Principalmente ci occupiamo di potenziare la motivazione e sostenere il paziente nel percorso di accettazione di un nuovo sé, in quanto spesso i tempi di recupero sono lunghi e non conoscendo ad oggi una percentuale certa dei soggetti che recuperano, spesso questi si scoraggiano incorrendo nella depressione reattiva, che, come dice la parola stessa, nasce a reazione alla malattia che il soggetto sta vivendo”.
Quali variabili sono fondamentali nella buona riuscita del progetto riabilitativo?
“Sicuramente, una concreta motivazione, un saldo supporto da parte dei familiari e flessibili strategie di coping. Il paziente, una volta dimesso, deve fare i conti con una nuova vita, una diversa gestione dei propri spazi e risorse. Per cui, sviluppare delle strategie flessibili che lo aiutino a sostenere lo stress derivante da tutta una serie di eventi che non è possibile gestire come prima della malattia, è certamente la strada giusta da percorrere”.
Articolo di Désirée Latella