Sporadici ma inaspettati, nuovi casi in varie zone del mondo alzano il livello d’attenzione verso una malattia che sembrava debellata
Dopo che la malattia sembrava quasi completamente debellata in ogni zona del mondo, la poliomielite è a sorpresa ricomparsa in alcuni paesi occidentali. Risalgono a questa estate i casi che hanno riportato all’attenzione pubblica il virus: uno registrato a Londra e uno nella città di New York, dove un giovane uomo è rimasto paralizzato dopo averlo contratto. In entrambi i paesi il virus della polio è stato riscontrato nelle analisi delle acque reflue. Cosa che ha ovviamente destato un certo scalpore. Inaspettato è stato soprattutto il ritrovamento in continenti sovrasviluppati, in cui le condizioni igienico-sanitarie sono da decenni superiori alla media mondiale e dopo aver vissuto in più la comparsa del coronavirus e del vaiolo delle scimmie nel giro di soli tre anni.
È il 1955 quando il virologo Jonas Salk annuncia di aver trovato la cura per la polio. Fino a quel momento, la malattia in alcune persone poteva presentare anche la completa paralisi del corpo. Un virus molto contagioso, che può iniziare e finire con una febbre, ma che nel peggiore dei casi può portare alla morte per soffocamento, qualora la paralisi dovesse colpire il diaframma. In Italia, l’ultimo caso notificato risale al 1982. La campagna vaccinale resa obbligatoria per questo virus fu un successo, come quella di due anni prima, volta a combattere un altro grande antagonista dei tempi, il vaiolo. E di casi di paralisi dovuti alla malattia, non se ne registrarono più.
Nel 2014 l’emergenza epidemiologica per polio era stata dichiarata in paesi quali Afghanistan, Etiopia, Israele, Nigeria e Pakistan, Somalia, Siria, Camerun e Guinea Equatoriale. Gli strumenti per combatterla furono la somministrazione di una dose di vaccino antipolio, l’obbligo di certificazione vaccinale per i viaggiatori esteri che transitavano in quei Paesi e una posizione di emergenza nazionale per gli Stati coinvolti. Il piano funzionò, il 24 ottobre 2020 si è infatti festeggiata la Giornata Mondiale di lotta alla poliomielite: più del 90% della popolazione era libera dal rischio contagio in un momento in cui si stava affrontando un altro virus, quello del COVID-19. “In un periodo come quello attuale in cui la pandemia da coronavirus sta mettendo a dura prova il nostro sistema sanitario – aveva detto la Responsabile del Centro Who per polio presso l’Istituto Superiore della Sanità, Paola Stefanelli – occorre più che mai non abbassare la guardia e mantenere attivi e, se possibile, potenziare i servizi vaccinali, per garantire le adeguate coperture immunitarie e tutti i sistemi di sorveglianza per un attento monitoraggio per una possibile reintroduzione di poliovirus nel nostro Paese”.
È infatti la mancanza di una campagna forte per la vaccinazione – indebolita negli anni da scetticismi vari sui vaccini, dai tagli ai fondi sanitari e dall’ingenuità del pensiero che questa sia ormai una malattia del passato -, ad aver riportato la poliomielite a circolare. Per ora i casi registrati sono pochi, ma sono da tenere sotto osservazione con massima urgenza. “Un campanello d’allarme per tutti. È nostra responsabilità condivisa eradicare la polio a livello globale. Tutti coloro che non sono vaccinati o i cui figli hanno saltato le vaccinazioni programmate, dovrebbero effettuare la vaccinazione il prima possibile. I vaccini contro la poliomielite si sono dimostrati molto efficaci e sicuri”, spiega in conferenza stampa il direttore dell’OMS Europa, Hans Kluge.
(Angelica Irene Giordano)