Oggi, 10 ottobre 2015, per la dodicesima volta dalla prima edizione del 2003, si celebra la Giornata Internazionale per l’Abolizione della Pena di Morte. L’iniziativa è organizzata da una serie di associazioni umanitarie e appoggiata dagli Stati che sostengono l’abolizione della pena capitale. Lo scopo della Giornata è duplice: da un lato sensibilizzare l’opinione pubblica su questo delicato tema; dall’altro fare pressione sui Paesi che utilizzano la pena di morte affinché aboliscano questa forma di deterrente.
L’EDIZIONE 2015
Ogni anno durante la Giornata Internazionale per l’Abolizione della Pena di Morte si intende porre l’attenzione su un aspetto specificico di questo fenomeno. Nell’edizione odierna, i riflettori sono puntati sull’uso della pena di morte nei reati legati alla droga. Sono ben trentatré, attualmente, gli Stati che puniscono con la pena capitale gli spacciatori e i possessori di droga. Pensiamo ad un caso emblematico, quello del ragazzo malese Shahrul Izani, che all’età di diciannove anni fu arrestato per possesso di marijuana. Amnesty International ha pubblicato pochi giorni fa un appello per salvarlo, poiché il governo della Malaysia, dopo sei anni di reclusione, intende porre fine alla sua vita. Tanti altri sono i casi nel mondo in cui, per reati decisamente meno gravi di altri, si ricorre a misure tanto drastiche.
LA PENA DI MORTE NEL MONDO
La pena capitale è ancora molto diffusa nel nostro pianeta, anche se lentamente molti paesi stanno nel tempo abolendo questo deterrente. Questa è la fotografia della situazione al 31 dicembre 2014 secondo Amnesty International.
Paesi che hanno abolito la pena di morte: 140 (Albania, Andorra, Angola, Argentina, Armenia, Australia, Austria, Azerbaijan, Belgio, Bhutan, Bolivia, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Burundi, Cambogia, Canada, Capo Verde, Cipro, Città del Vaticano, Colombia, Costa d’Avorio, Costa Rica, Croazia, Danimarca, Ecuador, Estonia, Filippine, Finlandia, Francia, Gabon, Georgia, Germania, Gibuti, Grecia, Guinea, Haiti, Honduras, Irlanda, Islanda, Isole Cook, Isole Marshall, Isole Salomone, Italia, Kiribati, Kirghizistan, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malta, Mauritius, Messico, Micronesia, Moldavia, Monaco, Montenegro, Mozambico, Namibia, Nepal, Nicaragua, Niue, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Palau, Panama, Paraguay, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica Dominicana, Repubblica Slovacca, Romania, Ruanda, Samoa, San Marino, Sao Tomè e Principe, Senegal, Serbia (incluso il Kossovo), Seychelles, Slovenia, Sudafrica, Spagna, Svezia, Svizzera, Timor Este, Togo, Turchia, Turkmenistan, Tuvalu, Ucraina, Ungheria, Uruguay, Uzbekistan, Vanuatu, Venezuela).
Paesi che hanno abolito la pena di morte almeno per i reati comuni: 7 (Brasile, Cile, El Salvador, Figi, Israele, Kazakhistan, Perù).
Paesi che mantengono in vigore la pena di morte sulla carta, ma nei quali le esecuzioni non hanno luogo da almeno dieci anni: 35 (Algeria, Benin, Brunei, Burkina Faso, Camerun, Congo, Corea del Sud, Eritrea, Federazione Russa,Ghana, Grenada, Kenya, Laos, Liberia, Madagascar, Malawi, Maldive, Mali, Mauritania, Mongolia, Marocco, Myanmar, Nauru, Niger, Papua Nuova Guinea, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sri Lanka,Suriname, Swaziland, Tagikistan, Tanzania, Tonga, Tunisia, Zambia).
Paesi che mantengono in vigore la pena di morte: 58 (Afghanistan, Antigua e Barbuda, Arabia Saudita, Autorità Palestinese, Bahamas, Bahrain, Bangladesh, Barbados, Bielorussia, Belize, Botswana, Ciad, Cina, Comore, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Gambia, Guatemala, Guinea, Guinea Equatoriale, Guyana, India, Indonesia, Iran, Iraq, Giamaica, Giappone, Giordania, Kuwait, Lesotho, Libano, Libia, Malesia, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Dominicana, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Singapore, Siria, Somalia, Stati Uniti d’America, Sudan, Sudan del Sud, Taiwan, Thailandia, Trinidad e Tobago, Uganda, Vietnam, Yemen, Zimbabwe).
LA POSIZIONE DELL’ITALIA
Nel nostro Paese la pena di morte non esiste. L’Italia si è distinta da tempo immemore per la condanna a questo genere di pena, basti pensare che il primo Stato al mondo ad abolirla fu il Granducato di Toscana, nel 1786.
Nel Regno d’Italia fu abolita nel 1889, reintrodotta dal Fascismo nel 1926 e nuovamente eliminata con la sua fine. A sancire l’eliminazione della pena di morte per i reati commessi in tempo di pace è stata proprio la Costituzione Repubblicana, nel 1948; con la legge costituzionale n. 2 del 2007 è stata eliminata anche dal codice militare di guerra. Lo stesso anno, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una mozione presentata dal Governo italiano con la quale è stata decretata la moratoria, cioè la sospensione a tempo indeterminato, della esecuzione delle sentenze capitali, alla quale hanno aderito centoquattro Stati.
COSA POSSIAMO FARE
Esistono nel mondo molte istituzioni che si battono per l’abolizione della pena di morte. Sostenerle – economicamente o tramite attivismo – è un piccolo sforzo che, chiunque creda nell’inutilità della pena capitale, può fare. Un buon inizio, che richiede una manciata di minuti e qualche click, può essere la sottoscrizione dell’appello dell’Associazione Nessuno Tocchi Caino rivolto alle Nazioni Unite.