Troppo spesso si tende a comunicare in Internet in maniera aggressiva, con risultati pericolosi per la comunità e in particolare per i soggetti più fragili. Trecento esperti a vario titolo uniscono le forze per contrastare il fenomeno.
Quello del cosiddetto “hate speech”, ovvero del linguaggio incitante all’odio, è un fenomeno a lungo ignorato ma ormai non più trascurabile. Trova terreno fertile in Internet e le sue conseguenze raggiungono le cronache quando le sue vittime perdono la vita o rischiano di farlo. La dilagante diffusione dell’hate speech è spiegata con l’apparente anonimato che la Rete garantirebbe: nascosto dietro un profilo virtuale, magari anche falso, l’utente del Web dà spesso sfogo ai suoi istinti più beceri, utilizzando un linguaggio talvolta razzista, talvolta sessista, talvolta intollerante e il più delle volte violento, che probabilmente non userebbe nella quotidianità. Gli effetti di questo modo di comunicare non sono circoscritti al mondo virtuale, ma hanno gravi ricadute su quello reale: i soggetti più fragili, vittime dell’hate speech, tendono ad isolarsi, a manifestare crisi depressive e, nei casi più estremi a desiderare di farla finita.
E’ da queste premesse che è nata una comunità di persone che hanno deciso di contrastare il fenomeno. Sono giornalisti, blogger ed esperti di comunicazione a vario titolo, ma ci sono anche politici, imprenditori e opinion leader. Tutti uniti per un progetto dal titolo “Parole O_Stili”, una due giorni di lavoro e di confronto che si svolgerà il 17 e 18 febbraio a Trieste. L’appuntamento prevede l’organizzazione di sei tavoli di lavoro su temi specifici, con lo scopo di far dialogare e confrontare professionisti e personalità di diversi settori, a cui le parole e il linguaggio stanno a cuore. Questi i temi previsti: Social media e scritture; Giornalismo e mass media; Viaggi, sport e divertimento; Politica e Legge; Business e advertising; In nome di Dio; Giovani e digitale; Bufale e algoritmi; Bambini e social media.
Come si evince dai titoli dei tavoli di lavoro, non è solo di cyberbullismo che si parla, ma di tante altre sfaccettature della comunicazione online, dal ruolo delle testate giornalistiche alle pubblicità aggressive, dalle risse verbali sui temi politici alle notizie false create ad hoc per orientare il pensiero di chi legge. Internet è un luogo pieno di insidie e in questa sede si forniranno gli strumenti per farne un uso consapevole, a cominciare dalla ratificazione di un manifesto, la cui bozza recita:
VIRTUALE E’ REALE. Non dico o scrivo in rete cose che non avrei il coraggio di dire di persona.
SI E’ CIO’ CHE SI COMUNICA. Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
LE PAROLE DANNO FORMA AL PENSIERO. Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
CONDIVIDERE E’ UNA RESPONSABILITA’. Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
LA VERA CONDIVISIONE E’ CONDIVISIONE DEL VERO. Controllo sempre che le notizie che condivido siano vere e corrette.
I DIALOGHI CHIEDONO RECIPROCITA’. Scelgo di usare le parole con cui vorrei che ci si rivolgesse a me.
PRIMA DI PARLARE BISOGNA ASCOLTARE. Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
DISSENTIRE NON SIGNIFICA OFFENDERE. So esprimere opinioni e dissenso senza usare parole o toni ostili.
ANCHE IL SILENZIO COMUNICA. Quando la scelta migliore è tacere, taccio”.
Nell’intento degli organizzatori, l’atmosfera sarà informale e all’insegna della totale apertura a qualsiasi contributo costruttivo. L’appuntamento è al Centro dei Congressi della Stazione Marittima, Molo Bersaglieri, 3, a Trieste. Per partecipare è necessario scrivere all’indirizzo info@paroleostili.it. Per ulteriori informazioni, consultare il sito web dell’evento www.paroleostili.com.
Articolo di Manuel Tartaglia