La difficile situazione in cui versa la scuola italiana, e in particolare l’assistenza agli alunni e alle alunne con disabilità, spiegata dall’esperto
Una settimana fa, FinestrAperta si è interessata alle problematiche che stanno attraversando le sedi dell’istruzione, soprattutto per ciò che riguarda gli insegnanti di sostegno. Personale scolastico abilitato nell’assistenza dei bambini con disabilità, all’interno delle aule.
Per parlarne, abbiamo chiesto a Maurizio Benincasa, avvocato che ha iniziato la sua carriera occupandosi di minori, per poi mettersi all’esclusivo servizio dei bambini con disabilità fisiche e cognitive. Attualmente è Presidente della Federazione Italiana Rete Sostegno e Tutela (First), una delle associazioni che si stanno concretamente attivando per riformare la scuola.
In che modo Lei e la Sua associazione vi state muovendo?
“La First insieme alla Federazione Fand, con Ens e Uic uniti, hanno creato la proposta di legge 2887/2021, arrivata alle audizioni per poter essere discussa, ma decaduta con il Governo Draghi. Ora la proposta di legge è stata ripresentata in Parlamento, dalla Senatrice Bucalo di FDL, quale prima firmataria anche della proposta precedente. Noi, unitamente anche al MISAAC (un movimento di famiglie e assistenti appena costituito, che mira alla internalizzazione della funzione e alla stabilizzazione degli assistenti), abbiamo fiducia sulla possibile approvazione della legge e ci aspettiamo anche una larga maggioranza parlamentare, semplicemente perché è una legge giusta a costo zero”.
Perché questa proposta?
“Ci siamo impegnati in questa situazione perché al limite. Il sistema scolastico dell’assistenza è collassato. Ormai si registrano persino Comuni a zero ore di assistenza specialistica per i bambini con disabilità; oppure con pochissime ore assegnate rispetto a quante ne dovrebbero avere secondo il proprio Piano Educativo Personalizzato (Pei). Tra l’altro, questo è un servizio assistenziale obbligatorio legittimato a livello nazionale dalla legge 104/1992, art. 13, comma 3, che ha stabilito l’essenzialità di tale figura di assistenza specialistica in favore degli alunni con disabilità e bisogni comunicativi complessi, unitamente al docente di sostegno e denominato “assistente all’autonomia e alla comunicazione” “.
Chi sono gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione?
“Sono operatori specializzati che si occupano di supportare gli alunni nei loro bisogni comunicati complessi e attraverso ciò, rafforzano le autonomie sociali, comunicative, relazionali e favoriscono l’inclusione, il diritto allo studio e all’istruzione, supportando la didattica di esclusiva competenza del docente di sostegno. Ma che tuttavia, al contrario del docente sostegno – la cui funzione è statale -, la competenza in materia di assistenza specialistica è stata attribuita, per un errore storico della legge 104/1992, agli Enti Territoriali, Regioni; Città Metropolitane (ex Province) e Comuni. Gli enti pubblici, non potendo quindi assumerli direttamente, hanno dato vita a questo fenomeno di esternalizzazione del servizio, portando alla nascita d’intermediari. Cooperative sociali di fatto private, che assumono per conto degli Enti Territoriali. Che però, ironia della sorte, svolgono il loro lavoro esclusivamente nell’ambito scolastico. Pubblico. Un sistema che ha determinato un aumento delle risorse comuni perché una parte del costo orario finisce nelle mani degli intermediari. Sono 20-21 euro l’ora presi dalle casse degli Enti Territoriali e che non entrano esclusivamente nelle tasche dei lavoratori”.
Si tratta di un problema regionale o statale?
“Non c’è zona d’Italia in cui questo modello sia stato realmente funzionale. Oltre alla precarietà assistenziale in cui a soffrirne sono i bambini, aggiungiamo anche la precarietà lavorativa degli assistenti, spesso con titoli di studio elevati e corsi di specializzazione. Gli alunni sono privati per la maggior parte del loro tempo a scuola di una figura professionale, l’assistente specializzato, indispensabile per garantire l’inclusione scolastica e il diritto allo studio e all’istruzione. Gli assistenti specializzati sono invece privati del diritto e del bisogno ad un lavoro certo, stabile, che solo il Ministero dell’Istruzione dovrebbe erogare, senza affidarsi a intermediari. I lavoratori poi, non vengono pagati anche per svariati mesi di seguito”. Come ogni anno, le famiglie hanno iniziato a lottare per i diritti dei propri figli. Sull’altro fronte, per la battaglia alla precarietà, erede di questa stessa guerra, ci sono i lavoratori e le lavoratrici dell’assistenza scolastica.
Perché ha deciso di dedicarsi a questo scopo?
“È stata una sorta di folgorazione; ho visto un livello di disagio addirittura più alto dei minori provenienti dai contesti difficili, di cui prima mi occupavo. Alta emarginazione sociale unita a una condizione di salute fragile. Ma gli alunni con disabilità non devono costituire un ostacolo, devono solo avere la giusta assistenza a cui hanno diritto. Le faccio un esempio: un bambino sordo segnante senza qualcuno che gli illustri con il linguaggio dei segni quello che il maestro sta spiegando in aula, si ritroverà totalmente emarginato, con difficoltà nell’essere incluso e incapace di partecipare attivamente alla lezione”.
In che modo reagiscono i bambini alla mancanza di figure di assistenza o alla presenza di figure non adatte?
“Un bambino che non può comunicare va in atteggiamento oppositivo. Il minore sarà frustrato e sempre nervoso. Un nervosismo che si porterà dietro in ogni ambito della sua vita e in ogni ora della sua giornata. Senza la corretta assistenza, non solo viene a mancare la sua istruzione, ma si va a creare anche un peggioramento della sua condizione di salute. Il bambino si sentirà sempre più incapace di comprendere i compiti o creare contatti con i suoi compagni. Molti dei disagi, si è visto, sono stati risolti nel momento in cui il bambino si è sentito parte utile e integrante della classe”.
Per quanto ancora può resistere un sistema così strutturato?
“Questo sistema fallimentare viene tenuto in piedi da diversi anni, perché accanto all’enorme situazione di disagio e pregiudizi vissuti da minori e assistenti, si è creata questa gigantesca macchina politica di propaganda elettorale e di lucro, ma per pochi. Il primo a rimetterci sarà sempre il minore, insieme a famiglie e lavoratori. Già in questo momento rischia di essere troppo tardi: è ora o mai più”.
(Angelica Irene Giordano)