C’è un detto nel Salento: “ogni petra azza parite”. Significa che, pietra su pietra, si innalza un muro. E’ con questa filosofia che un gruppo di persone unite dall’affetto per un amico, ha portato avanti caparbiamente un sogno, coinvolgendo altre persone, e poi altri gruppi, esercenti, sponsor e poi ancora le istituzioni fino a quando, pietra su pietra, si è compiuta l’opera. Parliamo della Terrazza Tutti al Mare!, il primo accesso alla spiaggia fruibile dalle persone con patologie neuromuscolari altamente invalidanti. Si tratta, come dicevamo, di un sogno che si realizza: quello di Gaetano, un uomo che si ammala di Sla ed esprime il desiderio di poter continuare ad andare al mare nonostante gli oggettivi limiti imposti dalla patologia. Impossibile? Non per gli amici, riunitisi sotto lo pseudonimo Tutti Pazzi per Gaetano – nel tempo si ingrandiranno, cambieranno forma e nome, fino ad approdare all’associazione denominata 2HE – che permetteranno a Gaetano e tutti gli altri aspiranti natanti con disabilità grave di andare al mare. Questa è la seconda stagione della Terrazza Tutti al Mare! e noi ci siamo recati in Puglia per provarla di persona. Ecco cosa abbiamo trovato.
SETTE ORE ON THE ROAD. Sono sette le ore di automobile che separano Roma da Melendugno, cittadina in provincia di Lecce, il cui lido si chiama San Foca. Un viaggio tanto lungo viene ripagato da paesaggi suggestivi fatti di ulivi, muretti di pietre, stradine nella campagna dove l’unico sottofondo è il frinire dei grilli, costruzioni antiche e selvagge in tufo, resti di un passato che sembra non essere scomparso, le note della pizzica provenienti da qualche sagra locale e infine il mare, tiepido, calmo, trasparente, brillante sotto il sole e invitante già da quando lo si costeggia in auto.
ECCOCI IN TERRAZZA. A San Foca raggiungiamo il lungomare Matteotti, al numero 57. Una passerella ci permette di attraversare la distesa di sabbia in carrozzina e accedere alla Terrazza Tutti al Mare!. Questa si presenta come una grande pedana calpestabile in cui c’è l’ufficio dove vengono gestiti turni degli assistenti e prenotazioni del pubblico, l’infermeria, nove postazioni con gazebo o ombrellone, l’area con le docce e un bagno.
E’ bene ricordare che la prenotazione è più che gradita, se non si vuole rischiare di trovare tutte le postazioni occupate. Si può usare l’e-mail o il telefono, sfruttando i contatti messi a disposizione dagli organizzatori. Noi abbiamo provveduto a farla, perciò non riscontriamo alcun problema. Al primo accesso viene richiesta la compilazione di un modulo e finalmente si verrà scortati alla propria postazione. “Quanto costa?”, chiederanno i nostri lettori. La risposta è: niente. Questo non è uno stabilimento balneare, ma un accesso ad una spiaggia libera, opportunamente adattato. Se poi il servizio piace, nulla vieta di fare delle donazioni all’associazione 2HE, anche perché è di queste che il progetto vive.
NON MANCA NIENTE. Di stabilimenti accessibili ai vacanzieri disabili, fortunatamente, oggi ne esistono tanti, ma questo ha qualcosa in più. La categoria delle persone con disabilità gravi, che necessitano di assistenza per ogni gesto, che magari usufruiscono di ventilazione o alimentazione assistita, trovano in questo posto tutto ciò che occorre per godere di alcune ore di svago in piena sicurezza. Le postazioni – alcune con ombrellone, altre all’interno di gazebo poggiati su pedana – garantiscono non solo un bel posizionamento in una splendida spiaggia, ma anche il necessario per venire incontro a ogni esigenza. C’è la presa della corrente che permette di collegare apparecchiature mediche; c’è un ventilatore che spruzza acqua nebulizzata per chi soffre maggiormente il caldo; c’è il sollevatore per gli spostamenti più complessi; c’è l’infermeria attrezzata con respiratori, aspiratori di secrezioni, macchina per la tosse e tutto ciò di cui potrebbe necessitare una persona con problemi respiratori e alimentari.
Altamente qualificato il personale: sia la mattina che il pomeriggio, si troverà sempre un coordinatore, un bagnino, un operatore socio sanitario e un infermiere. Insomma, si può stare davvero tranquilli.
FACCIAMO IL BAGNO. E’ ora di effettuare la prova in prima persona, come vuole la tradizione della nostra rubrica L’Intrufolone: molliamo il libro sotto l’ombrellone e andiamo in acqua. Ci vengono proposti ben quattro modelli di sedie da mare, scegliamo quello che riteniamo più adatto e veniamo trasferiti dalla carrozzina alla sedia da un preparato e disponibile membro del personale. Ed eccoci attraversare la sabbia, la battigia, l’acqua dapprima bassa e gradualmente più profonda. I piedi si bagnano, le gambe si immergono, il costume si inumidisce… Ci siamo, la profondità è sufficiente, l’operatore ci trasferisce con attenzione, siamo in acqua, sorretti da braccia preparate, la testa sempre fuori dall’acqua in piena sicurezza. Chiudiamo gli occhi e ci godiamo il momento, cullati dalla lieve corrente dell’Adriatico.
E’ ORA DI TORNARE. Quando lo riteniamo opportuno, torniamo a riva. L’operatore, solerte, provvede ad aiutarci a fare la doccia. Rapida asciugata e possiamo riprendere il libro lasciato pocanzi in postazione.
Perdendo lo sguardo nell’orizzonte azzurro riflettiamo: quanto è bello il mare del Salento. E d’ora in poi quanto è comodo!
Articolo di Manuel Tartaglia