Negli Stati Uniti, una quantità sempre maggiore di persone si toglie la vita nelle case di riposo. La percentuale di anziani suicidi nel nostro Paese è tra le più basse d’Europa, tuttavia anche da noi esiste una massa silenziosa da monitorare.
Una recente statistica americana sottolinea come, ogni anno, il 63% dei residenti nelle case di riposo sia portato a suicidarsi. I dati – mostrati ultimamente da Westinfo.eu – sollevano l’attenzione su un sentiero quasi totalmente inesplorato: l’universo delle case di riposo, banalmente chiamate ospizi, è ignoto ai più. Semplicemente perché riguarda, in prevalenza, le persone anziane che, con l’andare del tempo e l’avanzamento dell’età, mostrano problemi e dimostrano di non poter più essere autosufficienti. Il bisogno di assistenza, quindi, porta a doversi rivolgere a terze persone che possano accudire gli anziani, qualora questi non avessero la possibilità di stare in abitazioni proprie con l’ausilio di un familiare.
Allora, per accontentare una domanda sempre maggiore, l’offerta di mercato ha presentato queste realtà dai nomi altisonanti: “Anni Azzurri”, “Belvedere”, “Casa serenità”, non sono altro che dimore – tutt’altro che umili – in grado di garantire soggiorni assistiti a coloro che stanno attraversando la terza età. Viene assicurata l’ospitalità e la massima cura a tutti gli ospiti, i quali sono sempre accompagnati e supportati da personale qualificato che dovrebbe garantire numerose attività giornaliere seguite dalle dovute precauzioni (farmaceutiche e non) a seconda delle diverse esigenze della clientela. Il prezzo per un soggiorno in tali paradisi del benessere, dove chiunque potrebbe affidare i propri cari, nel nostro Paese, varia tantissimo (a seconda della zona di locazione delle strutture, ma soprattutto rispetto ai servizi offerti). Si può affermare con certezza, però, come riporta l’inchiesta di Lettera43.it, che in media si arriva a spendere una cifra che oscilla tra i 1400 e i 1500 euro mensili. Il listino prezzi potrebbe lievitare sensibilmente qualora dovessero esser selezionati determinati alloggi nel nord Italia (fino a 4000 euro), così come potrebbe abbassarsi inesorabilmente se ci spostassimo in alcuni casolari del sud. Insomma, lo Stivale è grande e i servizi sono molteplici, per questo non sempre l’aspetto economico è sinonimo di affidabilità.
Infatti, le cifre allarmanti dagli Stati Uniti circa i suicidi nell’ultima annata hanno contribuito a far luce su una piaga sociale, che inizia e si sviluppa proprio in alcuni ricoveri, finora sottovalutata. Non a tutti giova un determinato modello di assistenza. Quelle che alcuni definirebbero premure, altri potrebbero viverle come macigni o, peggio ancora, privazioni. Un insieme di suggestioni – tra cui apatia dilagante dovuta ad attività poco coinvolgenti – porterebbe alla cosiddetta “erosione suicidaria”, cioè il rifiuto perenne di eventuali cure e del cibo, tale da determinare il peggioramento delle condizioni nutritive globali portando ad un’accelerazione repentina del processo clinico che – anche in seguito ad inevitabili complicanze – agevola la morte. Questa ricerca spasmodica della fine da parte di un numero sempre maggiore di astanti è un campanello d’allarme, soprattutto a causa della scarsità di informazioni in merito.
A ribadirlo è la dott.ssa Evelina Bianchi della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, attraverso lo studio di ricerca “Il suicidio nei luoghi di cura e di assistenza”, in cui spiega come nell’anziano la spinta suicidaria trova “giustificazione” nella preminenza del corpo, veicolo e simbolo di disagio.
La liberazione dalla sofferenza (globalmente intesa) passa così attraverso la “liberazione” dal corpo. In Italia il tasso di suicidi è tra i più bassi in Europa: tale differenza, però, tende ad attenuarsi negli ultimi decenni, indicatore di omologazione culturale in una “società europea”. Ultimamente, quindi, seppur sotto il livello di guardia, c’è stato un aumento repentino di persone che hanno scelto di farla finita: “Sono circa 4mila (in prevalenza uomini) le persone anziane che ogni anno in Italia decidono (e riescono) a togliersi la vita con i metodi più disparati”. Una strage silenziosa che prosegue, dopo un periodo di assestamento al ribasso, nella più totale indifferenza.
Articolo di Andrea Desideri