Metti una mattina, a Lignano Sabbiadoro, tre anni fa, in occasione dell’Assemblea Nazionale Uildm: era il 2013 quando i microfoni di Radio FinestrAperta facevano sentire la voce di Pierfrancesco Madeo per la prima volta. Una giornata come tante, animata da convegni e conferenze su vari temi riguardanti la ricerca scientifica e le malattie rare, dove c’era anche lui. Un tipo solare, per nulla schivo e disponibile a raccontare qualcosa di sé. In quel periodo stava promuovendo il suo album “Utopia”, nella maniera più semplice e diretta possibile: con un banchetto, dove c’erano le copie del disco e lui stava in fondo, pronto ad accogliere qualsiasi domanda o anche semplicemente un incoraggiamento da parte dei fan. Chi non lo conosce rimane stupito, inizialmente: un cantante con distrofia muscolare di Duchenne che decide di percorrere un sentiero artistico pieno d’insidie e ostacoli. Non è da tutti, proprio per questo viene spontaneo fermarsi a parlare con lui. Per capire, innanzi tutto, quanto è difficile la scelta di fare il cantautore a prescindere dalla propria condizione fisica. Ormai viviamo in un mondo di starlette che cercano consenso musicale solo attraverso i talent show, “scuole” che sfornano promesse musicali (spesso non mantenute) dove insegnano che il successo è alla portata di tutti, perciò vedere qualcuno che sceglie di fare musica alla vecchia maniera cantautorale – cioè preferendo l’empatia del pubblico al televoto – è strano. Raro, rischioso, bello (a seconda dei gusti musicali), ma sicuramente inconsueto. Un’utopia, proprio come l’album che presentava ormai poco più di mille giorni fa.
Da allora ne è passato di tempo, musicalmente parlando l’intervallo che passa dall’uscita del suo nuovo album “Nuvole” – che va ad aggiungersi a “Magma” e “Utopia” – quel tanto che basta per capire di avere di fronte un autore completo: un artista capace di emanciparsi ed evolversi partendo da un paesino in provincia di Cosenza, con la partecipazione a concorsi musicali nazionali e internazionali. Madeo vanta un posto da semifinalista al “Premio Mia Martini” nel 2004, una partecipazione al Festival di Napoli, e nel 2010 ha partecipato alle selezioni del Festival di Sanremo nella categoria “Nuove Generazioni” (rilasciando anche un’intervista sulla manifestazione, che trovate nella sezione podcast del nostro sito), per poi arrivare in semifinale allo Hyundai Music Awards. Non solo in Italia, Madeo approda anche all’estero – precisamente negli Usa – prendendo parte al Festival della canzone italiana di New York. “Armonia tra le note” e il premio “Cantautore” all’interno del sesto concorso italiano per giovani musicisti sono riconoscimenti dovuti ad un talento in evoluzione, che si autofinanzia o ricorre agli ultimi ritrovati social – come il crowdfunding – per puntare sempre più in alto.
Per quanto concerne il suo ultimo lavoro, “Nuvole” esprime un sentimento di leggerezza che parte da temi seri: i sentimenti e la bellezza della vita, nonostante le avversità. Il singolo “Le mie ali”, realizzato insieme ad Erica Molinari, è la testimonianza di quanto non sia stato semplice per Pierfrancesco rimettersi in gioco a 32 anni nell’ambito musicale: un nuovo progetto, che conferma anche un’evoluzione vocale avvenuta grazie all’apprendimento della tecnica respiratoria glossofaringea. Madeo compone un affresco in musica di sette canzoni che guardano all’essenzialità del vissuto, attraverso l’eleganza di sonorità appartenenti all’electronic dance con uno sguardo al Rock classico: particolare attenzione al Gothic e all’Heavy Metal. Uscito il mese scorso, l’album già è presente nelle playlist di molte radio locali e non solo (compresa Radio FinestrAperta), “Nuvole” è un’indagine introspettiva nell’anima dell’essere umano che non vuole accontentarsi dell’aridità terrena ma lascia spazio alla profondità dell’anima, aprendosi a nuove scoperte e suggestioni grazie ad una sensibilità profonda. L’opportunità di perdersi dentro ad un acuto, piuttosto che ad un assolo, per scoprire quanto ancora è possibile offrire al mondo attraverso la manifestazione delle emozioni più nascoste.
Articolo di Andrea Desideri