Recuperare il rapporto con la terra, dedicarsi ad un progetto concreto, vedere i frutti del proprio lavoro: gli orti sociali non sono soltanto un piacevole passatempo, ma anche un modo per affermare la propria autonomia. Ne parliamo con Piercarlo Ceccarelli, quarantacinque anni, di Torresina, un quartiere della periferia romana dove risiede l’associazione Cerrosughera, che promuove questa interessante iniziativa, nata “dall’esigenza di ricercare un luogo nel quartiere dove vivere un’esperienza comune che abbia una base ludica, didattica, sociale ed educativa. Poi il richiamo per la terra ha fatto tutto il resto. Pensare agli orti – spiega Piercarlo – non deriva solo dal desiderio di coltivare e autoprodursi i frutti della terra, ma dal prendersi cura di una parte di terra abbandonata e renderla produttiva e viva”.
Da queste premesse è nata l’Associazione Culturale Cerrosughera che, in collaborazione con l’assessore all’ambiente e decoro del XIV municipio Ivan Errani e la Uildm Lazio, ha realizzato gli Orti Urbani Inclusivi. Esistono già progetti simili, ma questo ha un approccio di base diverso. Non si tratta di orti al solo scopo terapeutico, questo sarà invece inclusivo, dove ci sarà libero accesso per tutti, dove le differenze saranno ricchezze e dove ognuno potrà mettere a disposizione le proprie competenze.
Cerchiamo di capire meglio cosa s’intende col termine “inclusivo”. Piercarlo è molto chiaro al riguardo: “Il progetto nasce con la considerazione di un’area rivolta anche ai disabili dove vivere il contatto con la natura, i colori delle stagioni, i profumi delle piante, dei fiori, i sapori genuini, il piacere del contribuire a tutto questo e viverlo insieme. Insieme ad alcuni collaboratori della Uildm Lazio, abbiamo prima cercato di comprendere quali fossero le esigenze di una persona disabile di fronte ad un’esperienza del genere. Il loro apporto ha fatto sì che, studiando la naturale conformazione dell’area, senza volerla troppo snaturare, siamo riusciti ad individuare una parte che è stata destinata a questo. Qualcuno in passato ha fatto l’errore di pensare che fossero due cose diverse e distinte, mentre invece si tratta di un unico grande progetto, all’interno del quale non abbiamo fatto altro che suddividere lo spazio in base alle esigenze di tutti. Inoltre tutte le attività didattiche che svolgeremo, a cui è prevista la destinazione di alcuni lotti, saranno programmate insieme in quanto di certo le nostre esperienze di vita non potranno che arricchirci e cercare di fare meglio, offrendo volontariamente uno strumento educativo di supporto anche alle scuole e alle famiglie”.
Quali sono i benefici che si possono trarre dal lavoro in un orto? “Quando si parla di orto si immaginano subito montagne di broccoletti e patate, noi non ci siamo fermati a questo. L’associazione poteva scegliere di anticipare soldi e affidare lotti già confezionati ad aspiranti ortisti, come accade nella maggior parte degli orti urbani. Noi abbiamo voluto che questo progetto, frutto di un incontro di persone, proseguisse insieme. Certo, è più faticoso perché si devono coordinare i tempi e le modalità di tante persone, ci vogliono tempi più lunghi per la sua realizzazione, ma il segreto non sta nell’orto in se stesso, bensì nella strada da percorrere”.
“La strada che si fa insieme – spiega Pierpaolo Ceccarelli – crea partecipazione, condivisione, responsabilità nella riqualificazione e nel decoro ambientale, interazione sociale e culturale. Molto importante è anche dimostrare che noi cittadini possiamo tornare ad essere protagonisti dei nostri territori, oltretutto a costi bassissimi”.
Un invito a chi è incuriosito dal progetto, ma non è ancora convinto di partecipare? La risposta di Piercarlo non tarda ad arrivare: “Agli indecisi direi semplicemente: venite a trovarci senza alcun impegno, sarete i benvenuti! Passate ma ricordate di non venire a mani vuote perché se saremo bravi coltivatori ancora dobbiamo scoprirlo, di certo quello che abbiamo scoperto è che siamo buongustai e non sprechiamo niente!”.
Gli orti sociali si trovano percorrendo via Andrea Barbato, superata l’entrata del centro commerciale Torresina, sulla parte di strada interrotta. L’Associazione Culturale Cerrosughera risponde all’e-mail cerrosughera@gmail.com.