Riflessioni sotto l’albero: noi, gli altri, la difficoltà e la meraviglia delle relazioni umane
Se gli altri fossero oggetti acquistabili in un grande magazzino online, forse avremmo un libretto di istruzioni… Un libretto in italiano o nella peggiore delle ipotesi in inglese, che sarebbe comunque meglio di niente.
Di certo avremmo una garanzia e, nel migliore dei casi, ci sarebbe un numero verde a cui rivolgersi per chiedere informazioni su come funzionano o per lamentarci se qualcosa va storto. Potremmo avvalerci del diritto di recesso o inoltrare reclami a qualche associazione di consumatori. Se qualcuno di loro fosse “difettoso”, potremmo chiederne la sostituzione; se qualcun altro fosse particolarmente ”nocivo a molti”, potremmo addirittura fare una class action e richiedere un risarcimento.
Sfortunatamente, gli altri non sono oggetti e ci tocca prenderceli così come sono. Anche quando ci capitano persone meravigliose, facciamo comunque una gran fatica a capire come “funzionano”. In realtà, il più delle volte non riusciamo a capire nemmeno come “funzioniamo” noi stessi.
Per questo motivo, molte persone passano la vita, o buona parte di essa, a rispondere a quell’esortazione del “conosci te stesso”. Se è di fatto impossibile avere un’esperienza piena degli altri senza sapere chi siamo realmente, che tipo di bisogni abbiamo, come reagiamo di fronte a stimoli o difficoltà, al contempo è impossibile separare i due momenti: prima “studio me stesso” e poi faccio esperienza degli altri. Perché appena nasciamo, siamo già in relazione con qualcuno, cresciamo, andiamo a scuola o al lavoro e siamo sempre in relazione con qualcosa o con qualcuno. Ogni singolo istante della nostra vita, ci arrivano migliaia di stimoli dagli altri e spesso siamo impreparati a riceverli, così facciamo dei tentativi: rispondiamo ai nostri bisogni e cerchiamo di comprendere cosa ci stia dicendo la persona che abbiamo di fronte. Che bisogni ha? Possiamo davvero fidarci di lei? Domande a cui dobbiamo dare risposte spesso in un frazione di secondo perché l’altro è lì davanti a noi e forse si aspetta qualcosa. Ma quanto apprendimento c’è in quell’istante? Quanto possiamo imparare di noi stessi quando siamo in relazione? L’esperienza nelle relazioni di aiuto, che siano di volontariato o di tipo professionale, è davvero tanto arricchente perché ti costringe a riflettere sulla qualità della relazione che stiamo instaurando. Solo chi si approccia con chiarezza e genuinità può coglierne la varietà e l’opportunità di crescita che c’è in quell’incontro. Bonhoeffer in Resistenza e Resa ci dice:
Non si diventa uomini completi da soli, ma unicamente assieme agli altri”.
È davvero un bel pensiero, nel pieno spirito del Natale. Ma se non vi piace, state tranquilli che, appena riapriamo, con lo scontrino lo potete cambiare.
Nel frattempo, auguri!
Massimo Guitarrini