Disinvestimento progressivo sul Servizio Civile da parte del Governo Lega-5Stelle: appello al Parlamento per chiedere che vengano stanziati almeno gli stessi fondi dello scorso anno per non uccidere l’appena nato Servizio Civile Universale
Appello della Cnesc (Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile), della Rappresentanza Nazionale dei Volontari in Servizio Civile, del Forum Nazionale per il Servizio Civile e dell’Associazione Mosaico, a cui si aggiunge anche la dichiarazione della UILDM per voce del Presidente Marco Rasconi, per chiedere al governo e al parlamento di sostenere il Servizio Civile Universale con risorse aggiuntive. Tutti esprimono una forte preoccupazione perché dalla Legge di Bilancio emerge un progressivo disinvestimento su questo importante dispositivo. Infatti i fondi per il Servizio Civile 2019 passano da 152 milioni di euro a 148milioni, che diventano poco meno di 143milioni nel 2020, nel 2021 quasi 102milioni. Decisamente insufficienti per allinearsi almeno al 2018 in cui grazie allo stanziamento di 300milioni di euro sono stati finanziati progetti per 53.363 posti.
In più c’è stato anche l’annullamento dei 18 milioni provenienti dal “Fami” (fondo asilo, migrazione ed integrazione) per l’avvio dei giovani stranieri titolari di protezione internazionale o umanitaria: un’occasione preziosa che poteva favorire un processo di partecipazione e integrazione nel tessuto sociale dei giovani stranieri.
Secondo la Cnesc e risorse stanziate finora permetteranno l’avvio per il 2019 di circa 20mila volontari, praticamente la metà di quelli avviati nel 2018.
È lontano l’obiettivo lanciato dai governi precedenti che aveva l’ambizione di rendere veramente Universale l’esperienza di Servizio Civile. Per “universale” si intendeva la possibilità per tutti i giovani che ne avessero fatto richiesta, di fare il Servizio Civile. La cifra che il Governo Renzi sognava era 100mila unità all’anno, che corrisponde più o meno al numero dei giovani che domandano di fare questo anno di Servizio Civile. Universale inteso in questo senso, di fatto il Servizio Civile non è mai diventato; però la riforma di questo dispositivo attuata nel 2017 con il Dlgs. n. 40, ha aperto scenari comunque interessanti che stanno richiedendo agli Enti di Servizio Civile un investimento importante, in termini di risorse economiche e organizzative.
Infatti il processo di transizione verso il Servizio Civile Universale prevede, mantenendo i valori originali del dispositivo (Difesa non armata della Patria, promozione dell’impegno civico e cittadinanza attiva), che diventi sempre più uno strumento capace di aumentare l’occupabilità dei giovani, con particolare attenzione a quelli in situazione di svantaggio sociale, anche attraverso percorsi di orientamento lavorativo capace di identificare e valorizzare le competenze acquisite attraverso l’esperienza sul campo.
Forse non tutti riescono a comprendere che il Servizio Civile, per storia, cultura e organizzazione, ha una propria natura delicata e complessa, in cui si interconnettono insieme diversi attori: i giovani, gli Enti di Servizio Civile (di cui la stragrande maggioranza sono di terzo settore), le comunità e lo Stato. Nessuno di questi attori può arrogarsi il diritto di essere l’attore principale e tutti hanno bisogno dell’uno e dell’altro per poter far esistere questa preziosa risorsa che è il Servizio Civile. Occorre tenere presente che la maggior parte di questi soggetti hanno delle caratteristiche che non sono facilmente classificabili e immutabili: i giovani di oggi sono diversi da quelli di ieri e in più anche tra loro esprimono esigenze e peculiarità poco categorizzabili; gli Enti rappresentano sensibilità e bisogni diversi; le comunità sono in continuo cambiamento. L’unico punto fermo dovrebbe essere lo Stato che però nei suoi rappresentati dimostra spesso di avere delle idee ingarbugliate su questo dispositivo. Basti pensare alla confusione generata dai vari servizi civili regionali nati in questi anni e all’instabilità creata da chi, all’indomani della riforma non ancora attuata, paventava ipotesi di obbligatorietà.
In più di quarant’anni di storia, il Servizio Civile ha dimostrato di essere l’unica politica giovanile di successo che ha potuto fare questo Paese che ha restituito benefici sostanziosi alle comunità, ha formato i giovani al senso civico promuovendo solidarietà e legami di pace in territori spesso difficili. E perché disinvestire proprio ora su questo dispositivo in un momento in cui ci si lamenta quotidianamente del degrado urbano e sociale e in modo quasi insopportabile del poco senso civico dei giovani? In un periodo in cui come non mai, i giovani fanno fatica a trovare un’occupazione e in cui aumentano in maniera preoccupante le fila di coloro che sono rassegnati ad essere senza lavoro?
Articolo di Massimo Guitarrini