Un ragazzo che entra in un museo e osserva le opere d’arte che incontra sul suo cammino, ascoltando nelle cuffiette le spiegazioni dell’audio guida. Questo è il concetto di base dell’ultimo album di Caparezza – Michele Salvemini per l’anagrafe – Museica. Il titolo mira proprio ad una crasi tra la parole “museo” e “Caparezza”, ad indicare un excursus che pennella, per mezzo della voce, sensazioni ed emozioni dell’artista nato a Molfetta nel confrontarsi con altri artisti, pittorici, che hanno lasciato un’impronta nel panorama storico e sociale.
Un primo ascolto avvalora sicuramente questa tesi, supportata anche dal libretto (allegato assieme al cd) che prontamente riporta il titolo dell’opera d’arte che ha ispirato ogni brano: si passa da Van Gogh a Kazmir Malevich, da Lucio Fontana a Salvador Dalì, attraverso Shigeru Mizuki e Giuseppe Pellizza da Volpedo. Una passeggiata nell’arte e, per certi versi, nella storia lunga diaciannove pezzi. Analizzando meglio le tracce, però, va insinuandosi un’ulteriore prospettiva analitica, un approccio diverso ma al tempo stesso indispensabile per i tempi che corrono. Siamo di fronte ad un’opera musicale che si pone velatamente anche l’obiettivo di riportare in auge certi valori: la cultura, l’ascolto e l’approfondimento dei contenuti.
Non a caso, Michele Salvemini, che tendenzialmente si rivolge ad un pubblico giovane, nell’epoca dei selfie e dei social network – dove primeggia il culto estetico – ha deciso di servirsi dei quadri, un qualcosa che stimola l’universo visivo, rappresentandoli, però, attraverso rime e neologismi. Chi conosce Caparezza ha imparato negli anni non solo ad ascoltare i suoi pezzi, ma a capirli; insomma, se ti trovi ad ascoltare Cover per forza di cose devi andarti a rispolverare (o a googolare, come suggerisce lui stesso) i nomi e le copertine degli album dei cantanti che vengono citati nell’architettura del testo con semplicità, la quale potrebbe persino risultar banale, ma che nasconde un lavoro ed una ricerca profonda. Questa musica non fa solo ballare, ma stimola l’intelletto e la curiosità di chi ascolta. Ogni testo è preciso e mirato verso un ideale, un concetto, che vuole essere trasmesso.
Il disco potrebbe essere tranquillamente paragonato ad un bignami della Storia Contemporanea, che rispecchia attraverso l’elettronica musicale e le giuste armonie i tempi in cui viviamo. Si parla dei processi mediatici, dei fatti di cronaca (la vicenda della Costa Concordia e l’omicidio di Meredith Kercher), dei giovani d’oggi e della politica. L’arte racconta ciò che è stato, strizzando l’occhio al presente, senza troppi compromessi. Il giusto mix tra intrattenimento, serietà, divertimento e leziosità. Quando sale in cattedra Caparezza, c’è spazio per l’alta retorica (intesa come stile dialettico), la buona musica e i contenuti mai banali.
Se c’è chi pensava di togliere Storia dell’Arte dai banchi di scuola, ascoltando Museica più di qualcuno potrebbe rivedere tale decisione. Bastano due cuffiette e quello che credevamo di sapere cambia, quello che non sapevamo ci balza agli occhi, le certezze diventano dubbi, la curiosità motore di ricerca, la musica cassa di risonanza per qualcosa che avevamo dimenticato di possedere: un patrimonio culturale da difendere, attraverso la conoscenza.