Pelle più giovane, alito fresco, unghie e capelli splendenti, migliori relazioni sociali, portafoglio pieno e dieci anni di vita in più: quanto sarebbe più bella la nostra vita se smettessimo oggi di fumare?
“Il tabacco è ancora la prima causa prevenibile di morte e di malattia a livello mondiale: provoca globalmente oltre 6 milioni di morti l’anno, è responsabile del 4% degli anni di vita persi, il 12% in Europa (Global burden of disease, 2010), e di un costo economico stimato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in 500 miliardi di dollari l’anno. Un fumatore costa in media 71.600 euro in più ai servizi sanitari rispetto ad un non fumatore (Ioannidis 2013)”.
Basterebbero le prime righe del manifesto di Tobacco Endgame, alleanza collegata a numerose società scientifiche della sanità pubblica, per comprendere l’entità di un fenomeno globale come l’epidemia di fumo da tabacco.
Di questa alleanza fa parte il dottor Giuseppe Gorini, epidemiologo dell’Ispro (Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica), che abbiamo consultato per la stesura di questo approfondimento. Con lui facciamo chiarezza sulle cause della dipendenza da tabacco, su come si manifesta, sui rischi ad essa connessi, ma soprattutto su come è possibile uscirne migliorando significativamente la qualità della propria vita.
Perché fumare piace?
Il tabagismo è una dipendenza legata alla nicotina, sostanza psicoattiva presente nel tabacco e che induce nella fumatrice o nel fumatore il bisogno di continuare a fumare. La nicotina ha un effetto blando di stimolazione del sistema cardiocircolatorio, in dosi eccessive diventa un vero e proprio veleno, ma in modeste quantità non causa gravi danni. Per certi versi è assimilabile alla cocaina o all’eroina, è più facile smettere di assumerla rispetto a queste sostanze, ma è altrettanto facile ricadere nel vizio.
Ma non è solo la nicotina a causare la dipendenza. È il gesto di portare la mano alla bocca, aspirare il contenuto della sigaretta, inalare le sostanze in essa presenti e dare “una botta alla faringe”, come la descrive il dottor Gorini, a dare una sensazione piacevole a chi fuma.
Non sono da sottovalutare l’aspetto sociale e la componente psicologica del fenomeno legati alla gestualità. Avere una scusa per socializzare con un’altra persona chiedendo una sigaretta, tenersi occupati, sentirsi più virili, femminili o trasgressivi, sentirsi più sicuri di sé tenendo un oggetto in mano: sono situazioni che fanno presa soprattutto durante l’adolescenza, un periodo in cui si è particolarmente fragili.
Chi sono le fumatrici e i fumatori?
Almeno un italiano adulto su quattro è fumatore, consumando mediamente dodici sigarette al giorno. Le regioni italiane con la più alta concentrazione di fumatori si trovano nel Centro-Sud.
Chiediamo a Giuseppe Gorini di tracciare un identikit del fumatore tipo. “È un uomo di mezz’età – risponde -, di bassa condizione socio-economica. Potrebbe fare l’operaio, per esempio, e trovare sollievo per una vita dura nel fumo. Ed ecco che la sigaretta diventa l’amica con cui beve il caffè alla mattina o fare la pausa pranzo insieme ai colleghi”.
Ma l’epidemia si estende a tutti i generi, le età e le condizioni sociali. In Italia, il 16,5% della popolazione totale è composto da fumatori. Secondo Eurostat, in Europa il 22,3% degli uomini di età superiore ai 15 anni fuma ogni giorno, rispetto al 14,8% delle donne. In Italia, le fumatrici costituiscono il 6,8% della popolazione femminile.
Per quale motivo si inizia a fumare?
“Per fare qualcosa di figo”: con parole semplici ma efficaci, il dottor Gorini spiega il motivo per cui si prende in mano la prima sigaretta. “Per sentirsi più a proprio agio tra gli altri. I ragazzini non sono psicologicamente preparati a gestire il fumo e non hanno la consapevolezza dei rischi che corrono. Poi magari fumano anche i genitori, quindi trovano terreno fertile già in casa”.
Non è un caso se si parla di ragazzini: in Italia si inizia a fumare a 17 anni gli uomini e 18 anni le donne. C’è anche un preoccupante 13,8% che inizia prima dei 15 anni.
Le alternative alla sigaretta
Non tutti diventano fumatori con le sigarette tradizionali: il 20,1% utilizza la sigaretta elettronica, il 2,3% quella a tabacco riscaldato e il 77,6% quella tradizionale. Tra il 2017 e il 2020, le vendite di sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato sono aumentate rispettivamente del 616% e 1.089%.
Il metodo ancora oggi più diffuso per fumare resta quello della sigaretta a tabacco confezionato oppure trinciato (che va preparata dall’utente): al di là della forma, non c’è alcuna differenza tra l’una e l’altra e i rischi sono identici.
Nella sigaretta a tabacco riscaldato, invece, non avviene la combustione. Questo dispositivo produce un aerosol che contiene nicotina e altre sostanze chimiche, alcune delle quali tossiche e cancerogene, le quali creano dipendenza allo stesso modo di come avviene con la sigaretta tradizionale.
Sempre più di moda è la sigaretta elettronica, al cui interno ci sono dei liquidi contenenti nicotina. La seconda generazione di sigaretta elettronica contiene, al posto dei liquidi, sali di nicotina. L’ultima generazione, infine, è quella usa e getta. Questi ultimi dispositivi in particolare sono stati appositamente studiati per avere successo tra gli adolescenti, vuoi per la loro forma che assomiglia ad un pennarello che può essere infilato in un astuccio per la scuola, vuoi perché non emettono vapore e quindi risultano invisibili persino in classe. Una precisa strategia di marketing volta a formare giovanissimi tabagisti.
Chiudono questa panoramica sigaro e pipa, che non prevedono l’inalazione di fumo, con conseguente diminuzione di alcuni rischi, anche se comunque permangono quelli di tumori nell’area della bocca.
A cosa si va incontro
La nicotina è la responsabile della dipendenza, ma al di là di questo non comporta danni molto gravi. È alla combustione che è correlato il rischio di contrarre tumori. Il più comune è quello al polmone: se consideriamo che un individuo che non fuma ha un rischio di contrarlo pari a uno, chi fuma un pacchetto di sigarette al giorno rischia ventidue volte tanto. Frequenti anche i tumori alla faringe e alla laringe e, più raramente quelli a pancreas, vescica e colon.
C’è anche un’importante esposizione a malattie cardiovascolari, quali infarto e ictus, nonché respiratorie, in primis l’enfisema.
Se il problema è la combustione, possiamo affermare che le sigarette elettroniche, in cui questa è assente, sono sicure? “No, per vari motivi – spiega Giuseppe Gorini -, a cominciare dal fatto che esistono migliaia di questi prodotti e non sappiamo cosa c’è dentro. È inoltre sbagliato l’uso che se ne fa: molte persone si illudono di limitare i danni del fumo da sigaretta tradizionale alternandolo a quella elettronica, ma non funziona così e il risultato è che per compensare si aspira molta più nicotina del normale, unita peraltro ad altre sostanze tossiche”.
Occorre essere chiari su questo punto: quella di liberarsi dalla schiavitù del fumo passando dalla sigaretta tradizionale allo svapo è un’illusione. Cambierà la forma in cui la assumiamo, ma sempre dalla nicotina dipenderemo. Sebbene i danni provocati dalle alternative alla sigaretta siano effettivamente minori, la verità è che non si farà altro che passare da una dipendenza a un’altra.
Esiste una soglia minima di rischio?
Fumare fa male già dalla prima sigaretta ed è fortemente consigliato evitarlo del tutto. Premesso ciò, se la dipendenza è più forte della volontà, si può cercare perlomeno di limitare i danni scendendo sotto le cinque sigarette al giorno, limite che il dottor Gorini suggerisce di non oltrepassare per diminuire il rischio di contrarre tumori. Per quanto riguarda i problemi cardiovascolari, come l’infarto, non è possibile consigliare una quantità minima perché il rischio è così alto che lo si corre addirittura tramite il fumo passivo.
Quanto migliorerebbe la nostra vita se smettessimo di fumare?
Proviamo a cambiare prospettiva. Invece di evidenziare gli svantaggi che porta il fumo nella nostra vita, scopriamo quanto migliorerebbe se abbandonassimo questo vizio.
Smettere di fumare allunga la vita. Se si smette intorno ai trenta anni di vita, se ne guadagnano ben dieci.
Smettere di fumare rende la vita più bella. Aumenta la sensibilità a odori e sapori, gustarsi una bella cena acquisterà un significato tutto nuovo.
Smettere di fumare fa sembrare più giovani. La pelle di un non fumatore è più luminosa ed ha un colorito più sano, il suo odore è più gradevole e i denti più bianchi.
Smettere di fumare migliora la socialità. Non ci si dovrà più interrompere sul più bello alla ricerca di un luogo appartato per accendersi una sigaretta, non si verrà considerati volgari, non si rischierà la stabilità di coppia nel caso in cui uno dei due fumi e l’altro no, e non si sarà un cattivo esempio per i propri cari, soprattutto i più giovani.
Smettere di fumare fa bene al nostro portafoglio. Un pacchetto di sigarette al giorno equivale 2.000 euro l’anno, soldi che potrebbero essere spesi per una bella vacanza all’estero. Per chi è curioso di sapere quanti soldi manda in fumo, è disponibile un apposito contatore online.
Smettere di fumare fa bere all’ambiente. Ogni anno, l’equivalente di circa 140mila campi di calcio sono utilizzati per la coltivazione del tabacco. Per questo, vengono deforestate grandi aree con conseguenze ambientali importanti. Per la produzione di tabacco, il totale delle emissioni è comparabile a 3 milioni di voli che attraversano l’intero globo. Le sigarette elettroniche sono composte da altri materiali che danneggiano l’ambiente. Le cartucce di liquido e le resistenze, si trasformano in microplastiche che possono essere ingerite da animali e pesci, contaminando la catena alimentare. Le generazioni future ringraziano.
Smettere è possibile. E senza soffrire
Il dottor Gorini ci segnala l’esistenza di un farmaco molto utile per chi decide di migliorare la propria vita e quella di chi lo circonda. Si chiama citisina ed è acquistabile in farmacia previa prescrizione medica. L’unico problema è che questo farmaco è quasi per nulla pubblicizzato e molti medici di base neanche ne conoscono l’esistenza.
Chi pensa di non riuscire a smettere da solo può rivolgersi a uno dei tanti centri antifumo sparsi per l’Italia.
Segnaliamo infine l’esistenza di una guida semplice ed esaustiva a cura dell’Istituto Superiore di Sanità, e il Numero Verde Antifumo 800 554088, a cui ci si può rivolgere dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 16:00 per ottenere aiuto e informazioni.
(Manuel Tartaglia)