Serata per serata, gli spazi dedicati ai temi sociali durante la settantesima edizione del Festival
Il Festival della Canzone Italiana di Sanremo è un fenomeno che, all’estero, è difficile da comprendere. Per spiegarlo ad uno straniero, potremmo paragonarlo al Natale, quel periodo festoso fatto di tradizione, rituali e leggerezza, che coinvolge più o meno tutti: da quelli che lo aspettano da mesi e lo vivono intensamente, ai critici che hanno sempre qualcosa da contestare (“Odio il Natale”, “Non vedo Sanremo”; “È una festa consumista”, “È una gara truccata” e così via).
Comunque la si pensi, è impossibile non riconoscere la popolarità del Festival – le serate di questa edizione hanno tenuto incollati allo schermo mediamente più di 10 milioni di spettatori -, perciò abbiamo voluto osservare da vicino questo fenomeno di costume dal nostro punto di vista. Quello, cioè, di una redazione attenta ai temi sociali.
Già, perché da diversi anni a Sanremo, tra una frivolezza e l’altra, il sociale fa più volte capolino: “Atto dovuto, meritevole di lode”, secondo gli appassionati; “Furbata mediatica per aumentare gli ascolti” per i detrattori.
Vedetela come preferite, nel frattempo vi raccontiamo i momenti, secondo noi, degni di nota dell’edizione 2020 del Festival della Canzone Italiana (canzoni escluse).
Il monologo sul femminicidio
È affidato a Rula Jebreal il monologo che ha commosso il pubblico del Teatro Ariston il 4 febbraio. La giornalista palestinese alterna tristi storie di donne abusate a versi di splendide canzoni dedicate alle donne. Il picco della commozione arriva quando Jebreal racconta la storia di sua madre, violentata in tenera età, mai realmente sostenuta dalla società in cui viveva e infine suicida. Un episodio terribile; uno delle migliaia di altri episodi che ogni anno si consumano ai danni delle donne, come confermato dai dati riportati dalla giornalista.
Musica per non udenti
Sempre durante la prima serata, il conduttore Amadeus si collega con un altro studio, dove uomini e donne stanno conducendo a loro modo lo stesso Festival. Sono gli interpreti nella lingua italiana dei segni, che tradurranno in diretta tutte le serate della manifestazione, “cantando” in Lis le canzoni in gara. Il risultato del loro lavoro viene trasmesso su Raiplay.
Anche i non vedenti possono godere appieno dell’esperienza sanremese, grazie ad un apposito servizio di audiodescrizione.
La voce, il volto e la forza di Jessica Notaro
Si torna a parlare di abusi sulle donne quando viene chiamata sul palco Jessica Notaro. La giovane donna, vittima pochi anni fa della follia dell’ex fidanzato, porta ancora i segni indelebili del gesto criminale dell’uomo che le versò dell’acido sul viso. Indossa una benda sul viso, però ricoperta di brillanti, come si conviene in una serata elegante. E canta. Canta una canzone – non in gara – sulla sua esperienza, in coppia con l’amico Antonio Maggio, già vincitore della sezione Giovani di Sanremo 2013.
La Sla sale sul palco
A metà della seconda serata viene annunciato un artista decisamente sui generis. Si tratta di Paolo Palumbo, noto per essere, in ordine cronologico: la più giovane persona con Sla d’Italia; chef immobilizzato che continua a lavorare grazie al sostegno del fedelissimo fratello Rosario; autore di un ricettario per persone con disfagia; protagonista di una raccolta fondi per accedere a una costosissima terapia per la sua patologia; vittima della burocrazia, che non gli permette di accedere alla suddetta terapia; vittima di una truffa, sempre legata alla terapia in questione; vittima del cyberbullismo di chi contestava le sue scelte in Rete; ambasciatore della disabilità tra i grandi della Terra; e infine, cantante a Sanremo.
Palumbo, in coppia con l’amico rapper Kumalibre, racconta in versi la sua storia. Lo fa attraverso un comunicatore a comando oculare, che però non ne vuol sapere di funzionare. Inutili gli interventi di Rosario, che tocca tutti i pulsanti del display, il quale restituisce impietosi messaggi di errore. Ma per fortuna l’intervento di Palumbo era già registrato e poco importa se i suoi versi sono “in playback”. Al termine dell’esibizione, il pubblico commosso ascolta il suo discorso di sensibilizzazione e l’invito a non sprecare le proprie esistenze.
In difesa della libera informazione
A Emma D’Aquino, volto del TG1, è affidato il monologo in difesa della categoria dei giornalisti. D’Aquino parla di come sia, il loro, un mestiere difficile e pericoloso: ogni giorno nel mondo sono tanti i giornalisti che muoiono mentre svolgono il proprio lavoro. E sono tanti – anche in Italia – i giornalisti zittiti a suon di querele o minacciati di morte, tanto da costringerli a vivere sotto scorta. Situazioni che dovrebbero far riflettere su quanto sia prezioso il lavoro di chi cerca di raccontare la verità.
Sette donne contro la violenza
Alessandra Amoroso, Elisa, Emma, Giorgia, Fiorella Mannoia, Gianna Nannini, Laura Pausini: sette celebri cantanti sono riunite sul palco del Teatro Ariston per pubblicizzare una grande iniziativa: un mega concerto per dire basta alla violenza sulle donne e raccogliere fondi destinati ai centri antiviolenza. L’evento si svolgerà il prossimo 19 settembre a Reggio Emilia.
Bambini per un mare pulito
Non poteva mancare il momento dedicato ai temi ecologici. Ed ecco che va in scena una coreografia ispirata al mare, in cui i ballerini si muovono come creature acquatiche, che alla fine rimangono intrappolate nella plastica. Ad accompagnare l’esibizione, si possono udire alcune frasi lette dai bambini della scuola elementare di via Volta a Sanremo, sul valore della salvaguardia ambientale.
È il turno della sclerosi multipla
Ivan Cottini è un ballerino con una discreta notorietà, che scopre a ventisette anni di avere la sclerosi multipla – e non la Sla, come erroneamente annuncia Amadeus -. Insieme alla maestra Bianca Maria Berardi, seduto sulla sua sedia a ruote e poi sdraiato in terra, esegue un intenso balletto sul palco del Festival, sfruttando con competenza e forza interiore le proprie capacità residue.