Il 9 giugno, a Roma, presso la Sala Salvadori della Camera dei Deputati, si è svolto il Convegno “Migrazione e disabilità: invisibili nell’emergenza”. Quest’incontro è il risultato di un anno di ricerca, rivolto alla comprensione di una duplice condizione di disagio: essere migrante e disabile. L’entità del fenomeno è ancora ignota, persino nell’ambito dell’associazionismo. Lo studio (“Migranti con disabilità: conoscere il fenomeno per tutelare i diritti”) è stato promosso dalla Federazione per il Superamento dell’Handicap, in collaborazione con altri partner (Villa Pallavicini e Nessun Luogo è Lontano, ANCI, UNAR, Formez PA, Cie Piemonte e Comune di Lamezia Terme).
Una ricerca necessaria per un realtà sconosciuta
In Occidente il fenomeno della migrazione è in continua crescita e non sempre regolare -sono sotto gli occhi di tutti i continui sbarchi sulle coste italiane-. Nel paese d’accoglienza queste persone devono affrontare il cambiamento culturale e le difficoltà di carattere legale. Ma cosa accade quando bisogna anche superare gli impedimenti legati a una disabilità? Di queste situazioni sommerse, le associazioni sono consapevoli, ma non dispongono di linee guida per agire. La Fish ha identificato questo problema e ha pertanto promosso uno studio per tracciare i contorni del fenomeno e poter stabilire ponti fra organizzazioni, servizi e istituzioni.
Così conferma Giovanni Merlo, Presidente della Ledha – Lega per i diritti delle persone con disabilità – Federazione Regionale Lombarda:
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Gli argomenti esposti
La prima parte del Convegno è stata dedicata alla presentazione dei risultati dello studio. Una delle domande più ovvie, parlando di questo argomento, potrebbe essere: ma quanti stranieri con disabilità ci sono in Italia? I relatori purtroppo non hanno potuto rispondere a questo quesito. Come indica il Presidente della Fish, Vincenzo Falabella:
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Non esistono ancora dati definitivi. La verità è che la letteratura scientifica sull’argomento è piuttosto carente. Senza dubbio non è tollerabile che in uno Stato civile non si conoscano dati e statistiche su questa doppia discriminazione.
Lo studio è stato sviluppato su tre filoni di approfondimento, tutti in egual misura importanti:
- Il piano normativo, con la soluzione dei differenti status giuridici delle persone straniere;
- Il piano statistico, con la ricerca di fonti e estrapolazione di dati troppo spesso presupposti e non frutto di ricerche;
- Il piano biografico, con la raccolta di testimonianze indirette e interviste di operatori che quotidianamente si trovano in prima linea.
Questa divisione per argomenti viene spiegata dallo stesso Merlo:
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Durante la presentazione dello studio sono emerse diverse criticità:
- L’importanza del riconoscimento dello “status” per poter usufruire dei servizi. Questo rappresenta per lo straniero un grande ostacolo, per via delle procedure farraginose. I tempi sono lunghissimi e nelle more dell’accertamento alcuni diritti sociali non sono esigibili.
- Dati scarsi sul fenomeno. L’unica eccezione la scuola, unica isola felice con dati certi e abbondanti. Uno studio del MIUR, nell’anno scolastico 2013-2014, rileva che gli alunni stranieri delle scuole italiane sono pari al 9% del totale. Di questi 26.626 sono alunni stranieri con disabilità.
Ci presenta questi dati Vinicio Ongini, dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione del MIUR.
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Va detto che, però, anche in quest’ambito, come sottolinea lo stesso Ongini durante il Convegno, a fronte di dati di tutti i tipi, manca il passaggio successivo: andare oltre le statistiche e cercare percorsi formativi che contemplino la disabilità e il divario culturale allo stesso tempo.
- Durante le interviste sono emerse diverse difficoltà, come la paura dei migranti di raccontarsi per timore di perdere quei pochi diritti che hanno acquisito, la poca la fiducia verso gli interlocutori e l’isolamento dalla società, gli scarsi legami con gli italiani e anche con la propria comunità.
La ricerca continua: i progetti futuri
La seconda parte del Convegno è servita da momento d’incontro tra i rappresentanti di associazioni che si occupano di ognuna delle due dimensioni. Questo spazio era importante per pensare al futuro della ricerca. Così, sono state presentate diverse proposte. Per esempio, cercare di comprendere le differenze all’origine della discrepanza, osservata nei dati, tra le scuole del Nord e Sud d’Italia o ancora una collaborazione tra associazioni per favorire le persone con disabilità nei campi profughi.
Falabella ci parla del futuro della ricerca:
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Michele Adamo e Sandra Pérez