Freak Art. Le strade delle due artiste Frida Kahlo e Tina Modotti erano destinate ad incrociarsi: luogo dell’incontro idealmente tramandato alla posterità è il murale “Epopea del popolo messicano” di Diego Rivera, dipinto nel 1929 nel Ministero dell’Educazione di Città del Messico
Tra gli anni Venti e i Trenta in Messico, dopo la fine della guerra civile che aveva infiammato per più di una decade gli animi dei contadini insorti per chiedere la riforma agraria, con la vittoria del movimento rivoluzionario e l’insediamento del presidente Obregón, si apriva un periodo di speranza e ottimismo, conosciuto come “rinascimento messicano”, che rivalutava l’arte e la cultura popolare e tradizionale. Un ruolo importante nel movimento era quello del Ministro dell’Educazione, José Vasconcelos, che sostenne e alimentò un’arte foriera delle idee rivoluzionarie e che fosse in grado di raggiungere il popolo, attraverso un linguaggio chiaro e semplice: fu lui a dare inizio al progetto nazionale dei murales, al quale aderirono i pittori Diego Maria Rivera, David Alfaro Siqueiros e José Clemente Orozco. L’impegno politico degli artisti e intellettuali messicani, alimentato dal governo, porterà alla realizzazione di opere monumentali, vere e proprie epopee volte a celebrare il popolo messicano, le sue attività e la coesione sociale, orientate verso una società futura di stampo socialista, come nel murale di Rivera Storia del Messico: dalla conquista al futuro (1929-1935) nel Palazzo Nazionale di Città del Messico (parete sud). Come nella vita, anche in una scena del murale di Rivera, Tina e Frida condividono lo stesso spazio e gli stessi obiettivi. Ma cosa accomuna le due artiste? Tina Modotti, bella fotografa e Frida Kahlo, dolce e fragile giovane pittrice: attraverso i loro occhi prendono vita gli umili, la gente semplice e oppressa che popola il vasto territorio messicano. È lo stesso sogno che muoverà il giovane Che Guevara alla scoperta di una matrice comune del popolo sudamericano, da difendere e amare.
Tina Modotti, di origini italiane, cresciuta negli Stati Uniti per ricongiungersi col padre che aveva dovuto lasciare Udine a causa del suo impegno politico in ambito socialista, giunge in Messico col suo compagno e mentore Edward Weston, che l’aveva introdotta all’arte della fotografia. I due entrano subito in contatto con l’ambiente di intellettuali e artisti messicani, conducendo una vita bohemienne: Tina fuma la pipa, è la prima donna ad indossare i jeans in Messico e conduce una vita sessualmente libera. Grazie alla sua bellezza – a San Francisco era stata modella e attrice teatrale, fino ad ottenere piccole parti nei film muti hollywoodiani – seduce numerosi uomini che saranno per lei veri e propri punti di riferimento in campo artistico. Per Tina l’impegno politico diventa presto l’interesse primario sia rispetto all’attività artistica sia – soprattutto – rispetto alla vita sentimentale. Nel 1927 entra a far parte del Partito Comunista messicano e comincia a lavorare per El Machete, l’organo di propaganda ufficiale del partito. Modotti avrà una grande influenza sulla giovane Frida Kahlo, convincendola ad entrare nella Gioventù Comunista. L’anno successivo, Rivera ritrarrà Frida con le armi in pugno al centro nel murale L’Arsenale presso il Ministero dell’Educazione Nazionale. Frida era una giovane pittrice con un passato di sofferenza a causa di una malattia – la spina bifida – che aveva limitato i suoi giochi infantili e rarefatto le sue relazioni umane. Ad aggravare le sue condizioni fisiche, un incidente stradale all’età di diciotto anni, la costringe a letto per lungo tempo, addirittura alcuni anni: periodo nel quale la ragazza incomincia la sua attività di pittrice. La giovane Frida, piena di voglia di vivere, riesce a trasformare questo tempo infinito grazie alle letture e alla pittura. I genitori fanno installare uno specchio sul baldacchino del suo letto, grazie al quale la ragazza potrà realizzare numerosissimi autoritratti. In quei dipinti la fantasia viene chiamata ad arricchire la triste realtà di quella camera da letto: allora la sua figura appare vestita di abiti sgargianti e stranissimi, il suo volto circondato da fiori, uccelli, farfalle. Immersa in questa natura immaginaria, Frida diventa la pittrice che darà un contributo alla scena artistica messicana attraverso la sua tecnica assolutamente unica, frutto dell’autoapprendimento. Sviluppa uno stile personalissimo di stampo naïf e legato all’arte popolare messicana, tuttavia conscio delle esperienze delle avanguardie artistiche europee, soprattutto simbolismo e surrealismo. La sua duplice anima (messicana ed europea) verrà rappresentata anni dopo nel celebre dipinto Le due Frida.
Diego e Frida si sposeranno nel 1929, coronando un amore contrastato che sarà caratterizzato da drammi e passione mentre, nello stesso anno, Tina assiste all’assassinio del suo ultimo amore, il rivoluzionario cubano Julio Antonio Mella, rimanendone profondamente sconvolta. Per alcune circostanze sfortunate, sarà accusata di essere una spia fascista e mandante dell’omicidio e condannata agli arresti domiciliari. La sua moralità verrà messa in discussione sulle principali testate giornalistiche a causa della vita libertina e per aver posato nuda in alcune fotografie di Weston, che l’opinione pubblica messicana giudicava “pornografiche”.
In occasione della sua prima mostra personale, organizzata all’Università nazionale, Tina Modotti pubblica il testo Sulla fotografia, nel quale esplicita alcuni elementi estetici e programmatici che collocano la sua attività artistica in una posizione pionieristica rispetto alla fotografia moderna. Accusa la maggioranza dei fotografi di “continuare a guardare il XX secolo con gli occhi del XIX”, affermando il valore documentario della fotografia e l’intento politico del suo lavoro, poiché l’artista e l’intellettuale devono contribuire allo sviluppo di un’arte sociale. Le sue fotografie, che mettono in risalto oggetti e immagini emblematiche della cultura messicana e della rivoluzione, possono essere paragonate ai dipinti fortemente simbolici di Frida. Si vedano ad esempio, nell’ambito del tema delle “radici”, i due lavori a confronto: La mia balia ed io (mentre sto poppando), dipinto di Frida del 1937, e Baby nursing, fotografia di Tina del 1927. Il significato simbolico attribuito all’allattamento è lo stesso: attraverso il latte materno si stabiliscono quei legami con la madre, con il popolo e con la terra d’origine che rappresentano per ogni individuo quelle radici che lo connettono alla propria storia. Frida, attraverso il potere della visualizzazione, trasforma i capillari della mammella della india che allatta in radici di una pianta. L’immagine è molto potente e sottolinea la centralità del ruolo atavico della madre nella cultura messicana, soprattutto quella di ambito popolare.
Lasciamo Frida e Tina terminare il loro percorso nella storia, ringraziandole di aver tentato – con successo – di integrare l’immagine tradizionale della donna, rivalutando l’importanza del suo ruolo specifico nelle strutture sociali contadine e popolari, con quella della donna moderna di inizio Novecento, quale intellettuale, artista e militante politica.
(Manuela Marsili)
Per approfondire:
- Frida Kahlo e Tina Modotti, mostra e documentario (visibile su YouTube: https://youtu.be/AjEH0OFZDFY), curati da Laura Mulvey e Peter Wollen alla Whitechapel Gallery di Londra, 1982
- Frida, film di Julie Taymor, 2002
- Tina Modotti è morta, poesia di Pablo Neruda, 1942