Nuova, discutibile affermazione del noto giornalista in diretta televisiva
Ennesimo exploit abilista per Marco Travaglio. Per la terza volta (come avevamo riportato nel 2017 e alcuni mesi fa) ci ritroviamo a segnalare le affermazioni pubbliche del direttore de Il Fatto Quotidiano, ospite ieri sera della trasmissione DiMartedì, in onda sull’emittente La7.
Durante un’intervista condotta da Giovanni Floris, Travaglio spiega per quali motivi ritiene che il reddito di cittadinanza non debba essere cancellato. Tale sostegno, ritiene il giornalista, va garantito e non può essere negato a categorie di persone che non sono in grado di lavorare. Se non lo percepissero, infatti, si vedrebbero assurdamente costrette a trovarsi un impiego. Ragionamento sintetizzato con la frase:
Vogliamo far lavorare gli anziani, i minorenni e i disabili? No!”.
Se il ragionamento può essere accettabile per la prima categoria (il lavoro minorile è illegale) e in parte condivisibile per la seconda (esistono anche persone in età pensionabile che per scelta non abbandonano il proprio impiego), lo stesso non si può dire per la terza categoria. Travaglio mette uomini e donne con disabilità nel mucchio, senza badare al fatto che quello al lavoro è un diritto sancito e rivendicato dalle persone con disabilità.
Il direttore de Il Fatto Quotidiano sembra ignorare l’esistenza della Legge 68/1999 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili); sembra non aver mai sentito parlare di assunzioni obbligatorie, di collocamento mirato o di cooperative sociali; sembra non conoscere la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che all’articolo 27 rivendica: “Gli Stati Parti riconoscono il diritto delle persone con disabilità al lavoro, su base di parità con gli altri; ciò include il diritto all’opportunità di mantenersi attraverso il lavoro che esse scelgono o accettano liberamente in un mercato del lavoro e in un ambiente lavorativo aperto, che favorisca l’inclusione e l’accessibilità delle persone con disabilità”.
Ci sono molte persone con disabilità che lavorano. E lo fanno con profitto e soddisfazione, quando la società fornisce loro gli strumenti per farlo. D’altro canto ce ne sono molte altre senza un impiego a causa di una società non pienamente inclusiva e di una cultura poco sensibile alle differenze. La stessa cultura di cui sono figlie esternazioni come quelle di Marco Travaglio.
(Manuel Tartaglia)