L’Italia è destinataria di una procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea per non aver introdotto integralmente la direttiva UE sull’accessibilità di prodotti e servizi
Il 19 aprile la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione verso l’Italia per la mancata attuazione dell’Atto dell’Unione sull’Accessibilità dei prodotti e dei servizi. Adesso lo Stato italiano ha due mesi di tempo per adeguare la propria normativa. Il mancato adeguamento spingerà la Commissione a inviarci un parere motivato, che se ulteriormente disatteso, farà sì che l’organo UE presenti ricorso contro l’Italia di fronte alla Corte di Giustizia di Lussemburgo.
L’atto dell’Unione Europea che il Paese non ha totalmente introdotto attraverso nuovi atti o modifiche normative, è la Direttiva 2019/882 del Parlamento Europeo e del Consiglio, sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi. Questa norma europea stabilisce che strumenti e servizi importanti come telefoni, comunicazioni elettroniche, libri elettronici siano pienamente usufruibili, nella maniera più autonoma possibile, dai circa 90 milioni di persone con disabilità presenti sul territorio dei ventisette Stati Membri dell’Unione Europea.
La ratio di tale direttiva è il fatto che garantendo l’accessibilità dei suddetti servizi e prestazioni e di molti altri non sopraelencati, si permetterà alle persone con disabilità di partecipare attivamente alla vita della società a cui appartengono; si garantirà concretamente la loro autodeterminazione, saranno favoriti e resi possibili la loro inclusione nel mondo del lavoro e il soddisfacimento del diritto delle persone con disabilità a una educazione piena. Trova, quindi, la sua base nella consapevolezza che senza l’accessibilità di beni e servizi non vi può essere il godimento reale e concreto dei diritti delle persone con disabilità, nell’interconnessione conclamata tra altri diritti e il diritto all’accessibilità. Proprio per questo, essa stessa impone alle imprese e agli esercenti di servizi di assicurare la conformità a una serie di requisiti comuni di accessibilità dell’UE entro il 2025.
Già nell’estate 2022 la Commissione aveva mandato ventiquattro lettere di costituzione in mora (che costituisce l’atto che dà il via alla prima fase della procedura d’infrazione) perché non era stato rispettato l’obbligo di comunicazione delle misure intraprese in attuazione totale della direttiva 882. La decisione degli ultimi giorni di inviare una lettera di costituzione in mora all’Italia, così come alla Danimarca e all’Estonia nasce dal fatto che nessuna di queste nazioni ha recepito integralmente tale atto normativo, entro il limite massimo del 28 giugno 2022.
L’Italia non è nuova a questa procedura d’infrazione, così non è stata esente da procedure d’infrazione per una delle altre cause delle stesse elencate nell’articolo 258 TFUE (mancata notifica tempestiva alla Commissione delle proprie azioni di introduzione nel proprio sistema giuridico e legale, del contenuto delle direttive, applicazione scorretta del diritto dell’UE). Fino ad ora, l’Unione Europea ne ha iniziate ben ottantatré nei confronti del nostro paese. Stiamo pagando delle sanzioni solamente per sei di queste, poche tutto sommato, ma molto care. Ci stanno costando, infatti, 878 milioni di euro. Sarebbe auspicabile che la procedura iniziata la settimana scorsa termini, invece, con l’effettivo rispetto del diritto delle persone con disabilità a prodotti e servizi accessibili.
(Elisa Marino)