Mettere ordine al caos della nostra mente, ogni giorno passano in testa mille immagini e altrettante sequenze della nostra vita, a cui dobbiamo reagire cercando di capirci qualcosa. Con il passare del tempo c’è chi ci riesce e chi no, chi ha capito il disegno – e quindi lo scopo – della sua esistenza e chi, invece, si lascia cullare dall’imprevedibilità degli eventi. Ci sono quelli che credono al destino e quelli che assecondano le proprie passioni, esistono poi pochi fortunati e tenaci che riescono a trasformare la passione in ragione di vita. Ce ne sono in ogni campo: dallo sport, alla cultura, passando per lo spettacolo.
Quest’ultimo ha diverse forme e sfaccettature: può essere teatrale, cinematografico, naturale, sportivo e così via. Un regista coniuga tutte queste forme per stupire, sé stesso prima degli altri, non appena si accorge che, dietro una macchina da presa, può riordinare – arrivando a dargli un senso – quei tasselli e quei tabù con cui ha sempre convissuto. E’ così per Lorenzo Santoni, giovane regista toscano, che ha l’opportunità di poter tramutare i propri stati d’animo in immagini, storie e opere, grazie al grande schermo. Questa peculiarità non la possiede soltanto lui, infatti la Toscana è un ricettacolo di attori e registi, Santoni però ha il merito di portare la disabilità alla ribalta in maniera innovativa e mai banale. Dà un taglio alla disabilità senza escluderla, la presenta come una conseguenza quasi involontaria che può colpire indistintamente, cambiare delle vite senza per questo peggiorarle. In ogni girato – per ora soltanto cortometraggi – scende a patti con sé stesso mostrando le sue paure ed aspettative che non sono poi tanto diverse da chiunque altro conviva con una patologia invalidante.
I suoi film sono uno spaccato della società che integra disintegrando la diversità, facendo notare come a crearsi barriere per primi siano le stesse persone con disabilità che, ponendosi in maniera troppo pessimistica e – il più delle volte – rinunciataria, innalzano muri ulteriori ad una convivenza serena nella routine quotidiana. L’importanza dei sogni e il saper coltivare le proprie passioni, nonostante le avversità, sono principi cardine per il giovane Lorenzo che, prima con “Le nubi della mente” poi con “Una bellissima bugia”, lo dimostra ampiamente agli addetti ai lavori del settore cinematografico e alle platee che incontra portando in giro i suoi progetti. Ha ricevuto il consenso e il favore del pubblico e dell’amministrazione nella sua città natale, Grosseto, della quale ha persino valorizzato alcune opere e punti di ritrovo culturale attraverso i suoi film. Si è fatto apprezzare da attori come Beniamino Marcone e Paolo Sassanelli, con cui ha condiviso il set, dirigendoli in maniera impeccabile. Così hanno dichiarato gli stessi su Youtube durante la presentazione del film che li ha coinvolti.
Lorenzo Santoni, all’età di 26 anni, sogna il suo primo lungometraggio (che sta già scrivendo), convive con la sua disabilità che, tuttavia, non gli impedisce di rispolverare qualche riconoscimento. Ad esempio, quello di miglior regista esordiente per “Una bellissima bugia”, corto che viene ancora riproposto in varie parti d’Europa (compresa Cannes). Inoltre, il giovane Lorenzo vanta vittorie in concorsi prestigiosi come il premio “Mario Garriba” alla settima edizione del Festival Internazionale FILMSPRAY e il primo posto al concorso “Diversi ma uguali” indetto dalla Provincia di Grosseto. Un ragazzo umile che dalla scuola di cinema arriva sino ad alcuni dei più grandi palcoscenici del settore, una giovane promessa mantenuta (dicono) perché – come viene ribadito in un suo corto – “la vita non è altro che una bugia che ci raccontiamo, facciamo che sia almeno bella”.
Articolo di Andrea Desideri