Come favorire l’integrazione di chi esce dal carcere? Una possibile risposta arriva dalla pratica sportiva
Una volta terminato il periodo di detenzione, tra le principali sfide sociali e logistiche che un ex detenuto può trovare è la carenza di una rete socioassistenziale poiché molto frequentemente non ha nemmeno una famiglia e una casa che possa accoglierlo ed ecco che lo sport può diventare veicolo d’integrazione. Perché è proprio attraverso lo sport che si possono superare gli stereotipi facendo comprendere alla società le sfide che affrontano quotidianamente gli ex detenuti nel loro percorso d’inclusione sociale. Ciò perché è noto come lo sport contribuisca al benessere psico-fisico delle persone, soprattutto se provenienti da contesti difficili, ed al loro reinserimento sociale.
Lo sport rappresenta un potente strumento di cambiamento. Infatti, l’ozio e l’inattività, legati alla permanenza in carcere, producono effetti devastanti sul fisico e sulla psiche delle persone. Per questo motivo, a livello internazionale è stato riconosciuto allo sport un valore sociale ed educativo, in quanto induce le persone che lo praticano ad acquisire una maturità verso l’identità civile, culturale e sociale promuovendo l’integrazione dei gruppi più marginalizzati.
Nel corso del tempo, tutte le discipline sportive possono assumere diversi significati, prima sono uno strumento di riabilitazione o passatempi, poi diventano competizione e infine possono diventare professionalità spendibili nel mondo del lavoro. Bisognerebbe, quindi, costruire un ponte tra il carcere e la società attuale, portando questo tema al centro di un grande progetto di inclusione sociale, che veda protagonisti non solo le imprese, le organizzazioni settoriali, il volontariato, il sistema scolastico e universitario, ma in primis gli enti locali. Si dovrebbero potenziare le progettualità locali su tale materia, tanto da farla diventare un valore aggiunto nella società. In tali percorsi agli ex detenuti sarebbe offerto un percorso autentico di risocializzazione; la società e l’economia vedrebbero trasformata concretamente la spesa del sistema penitenziario in investimenti produttivi; e per le vittime dei reati, sarebbe restituita anzitutto la speranza che il male possa mutare in bene. Tuttavia, sarebbe anche molto importante modificare i programmi sportivi in base ai desideri e ai bisogni degli ex detenuti poiché solamente così si potrà aumentare la capacità di coinvolgerli in tali attività.
Solitamente sono da prediligere gli sport di squadra poiché si favorisce la socializzazione, la comunicazione interpersonale e il rispetto di norme condivise.
Sicuramente uno dei parametri per comprendere se una progettualità in tal senso abbia ottenuto i risultati desiderati, è verificare che i destinatari si siano pienamente realizzati nella porzione di società di cui fanno parte e nella sua globalità che raggiungano il completo benessere psico fisico. Altro indicatore importante è la legittimazione che la società fa assumere all’ex detenuto attraverso lo sport, considerandolo finalmente come suo membro effettivo.
Certo è che le istituzioni educative dovrebbero promuovere lo sport come mezzo per abbattere tutte le barriere innalzate dalla discriminazione, identificando gli ex detenuti come soggetti attivi nella società. Pertanto, gli operatori impegnati nell’assistenza dovrebbero incoraggiare la società a comprendere che le discipline sportive sono un mezzo di autocoscienza e di esplorazione del proprio Io, soprattutto delle persone che hanno affrontato dei percorsi difficili di detenzione poiché permettono loro di conoscere meglio i propri limiti.
(Ilaria Maugliani)