Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice, che denuncia gravi disservizi a cui, purtroppo, tanti cittadini con disabilità sono abituati. Ma l’abitudine non deve scadere nella rassegnazione, perciò invitiamo chiunque altro sia stato vittima di situazioni simili, a condividere con noi la propria testimonianza
Prendo un po’ di spazio per raccontarvi un episodio increscioso accadutomi un paio di mesi fa.
Premetto che sono una persona disabile e periodicamente da zona Don Bosco (dove abito), mi reco in zona Battistini dove si trova la Uildm Lazio Onlus.
E’ il 22 giugno 2017 e decido, con coraggio, di raggiungere la sede dell’associazione con i mezzi pubblici, cosa già fatta altre volte con difficoltà. All’andata va tutto bene nel tragitto Giulio Agricola-Cornelia. Invece nel tardo pomeriggio torno a casa con alcuni volontari e succede l’impossibile!
Andiamo a prendere la metropolitana a Cornelia. Arrivati a Giulio Agricola (ore 19:30) citofono per chiedere l’intervento del personale addetto al funzionamento del montascale, ma nessuno risponde. Un volontario va a chiedere aiuto al piano dei tornelli: non c’è nessuno! Una stazione completamente priva di personale. Aspettiamo 20 minuti ancora e non succede niente, al che sono costretta a chiedere a quattro caritatevoli ragazzi, di caricarmi come un sacco di patate e portarmi a vedere la luce del sole. Una situazione umiliante.
In questo periodo, una parte della tratta della linea A è chiusa per lavori e le poche stazioni rimaste aperte non sono accessibili per mancanza di personale. La stazione Subaugusta ha l’ascensore funzionante solo in direzione Battistini, Lucio Sestio aspetta il collaudo del montascale da anni, Numidio Quadrato non funziona.
Mi angustia vedere questo disservizio e non scrivo per semplice polemica, ma per rivendicare un mio DIRITTO.
Se tra i lettori ci sono altre persone che vogliano unirsi nella protesta, chiedo che si mettano in contatto con me tramite FinestrAperta per combattere insieme contro le barriere architettoniche e non solo.
Antonella Irano