La sabbia bagnata, il mare, un lettino in lontananza e i bambini che giocano a racchettoni. La cartolina estiva, per molti, è questa. Ci sono, però, eccezioni che confermano la regola: una leggera foschia, il Big Ben in primo piano, gli autobus che arrivano regolarmente e la scritta “Mind the gap” nella metro. Londra, in parole povere. Metropoli che ha scelto la brexit, cioè l’uscita dall’unione europea, e l’indipendenza monetaria mentre cerca di ripartire dopo gli attentati terroristici più recenti. In questo spartiacque di paure e ideali da recuperare, c’è l’Italia – quella sportiva – e non solo. Infatti, nel Regno Unito, da qualche giorno sono cominciati i Campionati Mondiali paralimpici di atletica leggera. Rappresentanti sportivi di tutto il mondo non sono lì in vacanza, anzi, al posto delle cartoline, firmano autografi e qualche record (personale e collettivo) per portare più in alto il proprio paese.
Mentre i nostri mettevano le ultime cose in valigia, ovvero la scorsa settimana, abbiamo incontrato due rappresentanti della squadra italiana che proprio in queste ore sta dando battaglia sulle piste. Maschi e femmine, per una volta non danno adito all’eterna diatriba di genere, ma uniti cercano di vincere per arricchire il nostro Stivale di trofei e medaglie. Come avevano già fatto in occasione di Rio 2016, comportandosi addirittura meglio dei colleghi olimpici e illustri. Così, tra una felpa da piegare e l’attrezzatura da sistemare prima della partenza, Roberto La Barbera (Argento alle Paralimpiadi di Atene 2004, 15 medaglie tra Mondiali ed Europei nel salto in lungo) e Assunta Legnante (Oro a Rio 2016 e Londra 2012, campionessa mondiale in carica nel lancio del peso) si sono raccontati in un colloquio telefonico. Una chiacchierata, come si fa con gli amici – a sottolineare la disponibilità e la simpatia di entrambi –, per lasciarsi andare a qualche previsione e confidenza prima di prendere il volo che li avrebbe condotti nella terra della Regina.
Una trasferta è sempre difficile, perché è lontano dalle “mura amiche”, a maggior ragione quando si è costretti a dividere il mondo tra amici e nemici visti gli attentati poco piacevoli degli ultimi tempi. Tant’è che non appena si parla di Londra, comincia a salire un minimo di preoccupazione: “La paura assolutamente c’è, non siamo terrorizzati al punto di rinunciare al viaggio, però la preoccupazione per c’è. Come penso ci sia per tutti quanti. Abbiamo anche la consapevolezza che stiamo andando a fare un Mondiale, quindi noi diamo per scontato che la città sia al massimo dell’allerta e i controlli siano alle stelle. Siccome, quando il controllo è massiccio, la certezza che non succeda nulla aumenta – fiduciosi di ciò – andiamo abbastanza tranquilli”. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, per questo – a scanzo di equivoci – entrambi hanno scelto di lasciare a casa le rispettive famiglie: “La famiglia resta a casa anche perché comunque la mia sarà una presenza molto veloce: parto il 20, il 23 gareggio e il 24 ritorniamo. Quindi spostare tanta gente in così poco tempo è anche difficile, sinceramente preferisco che mi seguano e mi guardino da casa”. Se la Legnante riduce il tutto ad una questione di tempo, “il barbaro” – come lo chiamano nell’ambiente – non si vergona ad ammettere la complessità della situazione: “Non sono tranquillo a portare mia moglie e i miei figli in tempi come questi. Vorrei, ma l’idea di trovargli un albergo distante dal mio mi preoccupa. Loro non potendo stare con noi, cosa che trovo discutibile perché avere mia moglie vicino mi permetterebbe di affrontare meglio le gare – non è un disturbo –, devono alloggiare in un altro albergo che devo trovargli io a mie spese. Tralasciando l’aspetto economico, prima di una gara mi preoccupa l’idea che possano girare da sole in quella città dopo quanto che è successo”.
La titubanza mostrata inizialmente scompare immediatamente parlando di sport: “Ripongo speranza su tutta la squadra, a livello femminile sono fiduciosa in tutte le donne, ognuna di loro ha un punto di forza e posso dirti che Martina Caironi è una sicurezza. Sbaglia pochissimo. Poi c’è Monica Contraffatto che è in netto miglioramento, quindi può essere veramente la mina vagante. La Maspero è un’atleta che si allena molto bene e quindi è pronta al grande salto. Poi c’è la Arjola Dedaj che quest’ anno ha fatto grandi progressi nel salto in lungo, per cui mi aspetto una grande gara a livello internazionale. Noi siamo una famiglia, siamo un gruppo ben affiatato”. Stesso discorso per la squadra maschile, La Barbera suona la carica: “Io posso dire che, in questi ultimi sei anni di Nazionale che ho vissuto, è stato un continuo miglioramento per ognuno di noi. Sia per gli uomini, sia per le donne. Quindi, sulla scia di questi miglioramenti di anno in anno, noi siamo fiduciosi che continueremo a migliorare. Il dove è impossibile stabilirlo con esattezza, diciamo che basta che ognuno migliori quel 2-3% ogni volta e – sommato a tutti i componenti della Nazionale – fa una percentuale molto alta, perciò come gruppo si può cementificare ulteriormente la consapevolezza della nostra forza e dei nostri mezzi. La mia favola, che è la stessa che sta vivendo Assunta, è che alla nostra età possiamo ancora permetterci – fisicamente e mentalmente – di gareggiare ad alti livelli risultando ancora incisivi. Questo è senza dubbio un altro indice di miglioramento: vincere la lotta con l’età e il tempo che passa, tra virgolette. Me ne son sempre fregato dell’anagrafe, io mi sento giovane e i tempi che faccio di anno in anno, le prestazioni che faccio, lo dimostrano a chiunque ma soprattutto a me stesso. Questo vale anche per gli altri componenti del gruppo che, di volta in volta hanno migliorato i loro standard. Cosa si può dire a un gruppo del genere? Soltanto di continuare così”.
La forza di un gruppo si vede dai risultati che ottiene, dopo le Paralimpiadi di Rio c’è bisogno di arrivare a Tokyo 2020 nel miglior modo possibile, questo Mondiale, quindi, diventa uno spartiacque fondamentale: “Questo è un punto di passaggio dopo le Paralimpiadi dell’anno scorso, un punto importante perché vincere un titolo mondiale è sempre uno stimolo per gli anni avvenire. L’obiettivo principale è arrivare bene a Tokyo 2020, anche se manca ancora un po’. Ci alleniamo per quello, gli anni sono quelli che sono”. Quando si parla dell’età che avanza, tra una risata e qualche consapevolezza in più, guardano al futuro con ambizione: “L’età è un numero, fino a che mi sentirò bene e avrò questa voglia continuerò, il futuro è ancora da scrivere” – ammette La Barbera – invece Assunta Legnante sembra avere le idee più chiare: “A Tokyo avrò già 42 anni, quindi possiamo dire che sarò un’atleta abbastanza vecchia (ride)! A parte gli scherzi, ho una carriera abbastanza longeva e con i miei risultati posso vincere ancora tanto. Voglio arrivare a sfatare un tabù: poter partecipare alle olimpiadi per normodotati, non inseguendo la medaglia, ma anche soltanto simbolicamente per far capire che siamo degli atleti a tutti gli effetti anche noi. Questo è un invito che mi è stato già fatto, quando il Presidente della Federazione Italiana di atletica leggera mi ha proposto di partecipare l’anno prossimo agli Europei dei normodotati. Ci sono però delle situazioni burocratiche da risolvere prima che questo avvenga, ma sarebbe una bellissima cosa. Potrei dire di aver fatto tutto davvero, anche partecipare ad eventi per normodotati, sarebbe veramente un punto d’arrivo”.
Legnante e La Barbera, due facce di una stessa medaglia che speriamo sia (molto spesso) d’oro, esempi di vita e tenacia che spingono – a suon di prestazioni e popolarità – chi ha una disabilità ad uscire di casa e lanciarsi in uno sport. Quando la visibilità è positiva dovrebbero arrivare facilmente anche gli sponsor, non sempre è così. Infatti, se per uno è stato facile coniugare lavoro e notorietà, grazie al contributo di FCA e Cedacri, per l’altra non sembra esserci ancora nessuna sponsorizzazione all’orizzonte. Quel che per molti è un ostacolo, per loro è uno stimolo. Quindi, mentre la Legnante continua la ricerca di partner per affermarsi ulteriormente nel suo ambito e La Barbera è alle prese con la stesura del film che racconterà la sua biografia – “Un ragazzo in gamba” – la squadra italiana continua a coltivare sogni e speranze che non sembrano essere così irraggiungibili. Per questo ed altro, forza Azzurri!
Articolo di Andrea Desideri