Essere bambini significa spensieratezza e ingenuità. La bellezza di essere piccini infatti porta inevitabilmente a pensare agli anni dei sogni e delle avventure. Una delle fasi da percorrere però è relativa alla presa di coscienza del proprio corpo, non semplice come può sembrare a parole. Esistono infatti molti ragazzi che combattono psicologicamente con la concezione del proprio sé, soprattutto nei casi in cui a mancare è un arto a causa di un amputazione.
A questo punto entra in campo – ancora una volta – la tecnologia. Il designer Carlos Arturo Torres e la nota azienda di giochi Lego hanno messo insieme le forze e hanno creato IKO, un sistema modulare che permette ai piccoli di poter indossare degli arti artificiali, personalizzabili grazie ai mattoncini di plastica più famosi del mondo. Il braccio fai-da-te infatti non deve per forza finire con una tenaglia o una mano meccanica, ma può diventare un astronave, una gru, un supereroe o qualsiasi altra cosa scaturisca dalla mente dei bambini.
La linea del progetto è chiara: far entrare in contatto funzionalità ed espressione ludica, sottolineando come la creatività sia decisamente rilevante nel mondo dell’esplorazione sensoriale e mentale. E così l’ingegneria entra in contatto diretto con la componente umana, creando un unicum in grado di potenziare le qualità immaginative dei più piccoli. In questo modo, la protesi non sarà più vista come un oggetto così negativo.